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lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

sabato 3 febbraio 2018

WONDER: un film da guardare con tutta la famiglia

«Dietro la bellezza c’è tanto lavoro», dice a un certo punto il piccolo Auggie Pullman, il bambino protagonista di "Wonder" di Stephen Chbosky:  uno di quei film per ragazzi che fanno tanto bene anche ai grandi. Insomma un film da guardare insieme in famiglia, e magari parlarne insieme

Anche perchè c’è un lavoro di gruppo anche dietro la commovente bellezza di Auggie, dietro l’equilibrio tra la forza e la tenerezza di questo ragazzino segnato dalle difficoltà e dalla sofferenza. Ci sono relazioni umane sane dietro i suoi dieci anni di resilienza alimentata con la fantasia e il pensiero magico. C’è un grande amore di partenza dietro la maturata saggezza di questo bimbo, nato con una grave anomalia cranico-facciale.

Ci sono una madre che ha messo da parte, a tempo indeterminato, i suoi progetti professionali per stare accanto al figlio, un padre attento e presente col sorriso e con l’ascolto, una sorella che ha accettato di concedere precedenza affettiva al fratellino così esposto alla fatica, e anche al dolore.

Auggie non è andato a scuola, fino ad oggi, per le tante operazioni subite e per la paura dei genitori di gettarlo dentro la superficialità e l’egoismo del mondo. Mamma Isabel (Julia Roberts) gli ha fatto da maestra a domicilio, ma ora, all’alba dell’adolescenza, è arrivato per Auggie il tempo di lasciare il porto, per evitare il naufragio più terribile: quello di rimanerci chiuso a vita.

Via l’amato casco da astronauta: prezioso nascondiglio, ma anche potenziale pericolosa prigione. La luce e il buio delle relazioni umane sono lì ad attendere il ragazzo, spaurito, forse non quanto suo papà e sua mamma. Davanti a lui la scuola: microcosmo popolato da comportamenti ed emozioni da ripudiare oppure da imitare, da fuggire oppure da abbracciare felicemente. Impossibili da schivare, in ogni caso, e infatti Auggie assaggia la violenza di chi adopera la diversità per sfogare il proprio disagio (...bullismo) ed esulta per la dolcezza di chi accoglie la differenza e la fragilità dell’altro, per esaltare la propria sensibilità e incontrare una gran pace.

La scuola di Wonder funziona eccome: Auggie riesce prima a scoprire e poi ad esprimere la sua bellezza, o forse prima a vivere e quindi a prendere coscienza dei suoi grandi doni, finendo per irradiare fiducia, e appunto bellezza, in chiunque incontri.
«La grandezza non risiede nell’essere forti, ma nel buon uso della forza», spiega un preside eccezionale descrivendo Auggie, il cui viso a prima vista rapisce tutti, come dice lui stesso: «gli altri mi fissano senza dire nulla»; ma quando fiorisce una relazione, quel viso irregolare e segnato da lunghe cicatrici quasi scompare, diventa dettaglio tra le tante facce interiori di Auggie.

Emergono i lineamenti morbidi della sua anima: intelligenza, simpatia, passione per la scienza, voglia di vivere e socializzare, di giocare normalmente. Un cuore speciale, il suo, e insieme cosi uguale a quello di chi voglia cogliere la più profonda gioia dello stare al mondo: amare e essere amati. Tra le parole chiave di Wonder – tratto dall'omonimo romanzo di R. J. Palacio – spunta il termine gentilezza. «Se potete scegliere tra l’essere giusti e l’essere gentili siate gentili» spiega l'insegnante alla classe.

Forse perché giustizia è una parola importantissima, ma anche fredda, che non danza con il vocabolo umanità, mentre gentilezza è una parola calda, di relazione, di attenzione all’altro, di offerta e gratuità. Da quella lezione, una bambina indecisa su che strada prendere, la piccola Summer, sorride e prende la rincorsa verso un nuovo amico: quell’Auggie facilmente falciato dalle parole sbagliate che anche ai giusti possono scappare – per la superficialità di cui tutti cadiamo vittime -, ma capace di rialzarsi e meravigliarsi ogni volta nuovamente, contagiando il prossimo fino ad allargare le sue mappe mentali, ampliando il suo orizzonte. 

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