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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

venerdì 8 febbraio 2019

"Educare la mente senza educare il cuore significa non educare affatto” (Parte 3/3)


“Spiegatemi perché a scuola si debba formare solo la mente e non il cuore. Perché questa riduzione? ... E’ autentica quell’educazione che trascura la consapevolezza di sé, l’empatia, la solidarietà ? ... Perché queste emozioni sono assenti nella formazione scolastica? Perché non sono previste dai programmi e dai curricoli? Perché? Alcuni  rispondono:  La  scuola  non  si  deve  interessare  di  queste  cose.  Perché non se ne deve interessare?  Non serve l’educazione alla solidarietà?  Dite di no? Allora questa vostra scuola non serve. Non serve alla vita. Questa vostra scuola è inutile”. 

Mario Polito
Mario Polito,  pedagogista,  psicoterapeuta,  autore di  manuali  e programmi  di  formazione preziosi  per docenti  e studenti,  da  anni  impegnato  a  favore  di  una  scuola  attenta  all’educazione  e  al  servizio dell’uomo, abbandona il consueto tono pacato e sorridente: la passione, gli ideali, incontaminati nel tempo,  lo  accendono  ad  una  sventagliata  sferzante  sul  preoccupante  vuoto  emotivo  e  morale  della società  odierna,  in  cui  regna  l’inerzia.  L’autore  vede  nella  povertà  di  attenzione  alle  emozioni  il nodo  del  disagio,  delle  sofferenze  e  delle  ingiustizie.   

“Qual  è  il  costo  di  un’insufficiente  intelligenza emotiva?    Qual  è  il  costo  dell’autostima  ferita,  dell’identità  personale  frantumata?  Qual  è  il  costo dell’incomprensione e della diffidenza reciproca? Quali sono le conseguenze? Possiamo fare qualcosa per evitare  tutta  questa  sofferenza  assurda  e  inutile? La  risposta  è  Sì.  Educare  il  cuore  dei  nostri  figli  e  dei nostri studenti“

Il  suo  progetto  educativo  Educare  il  cuore”  è  una  sfida  ideologica e metodologica,  per  ridare priorità  e  centralità  alle  emozioni  nell’educazione  e  nella  scuola  come  via  per  garantire  autentico apprendimento, benessere e solidarietà, suscitando responsabilità  e  senso  morale  per  ideali  di elevato vigore, al fine di generare relazioni costruttive. Il testo inizia con il presentarci le numerose motivazioni che rendono oggi  necessaria l’educazione emozionale: gestire conflitti, incomprensioni, situazioni di tensione, sovraccarico, stress emotivo. Le emozioni sono alla base della motivazione e del coinvolgimento personale, così come la causa di blocchi  e difficoltà di apprendimento. 

“Le emozioni sono importanti per tutta la vita, perché danno orientamento, gusto, forza vitale alle proprie azioni e progetti”. L’autore osserva che la scuola deve ampliare il suo panorama formativo e non ridursi alla sola trasmissione di contenuti disciplinari. 

“Dobbiamo  offrire  agli  studenti  strategie  per  costruirsi  una  vita  migliore,  affrontare  le  situazioni difficili, stare bene con gli altri” Il  suo  progetto  di  educazione  nasce  proprio  dalla  constatazione  della  necessità  di  sopperire all’analfabetismo  emotivo  ,  alla  progressiva  disumanizzazione,  che  contraddistingue  la  società odierna.   

Il tono a questo proposito diventa   drammatico,   infatti   l’autore   mostra   una   forte partecipazione  al malessere e alla deriva morale  imperante, in cui riconosce  una nuova categoria di povertà : la “miseria emotiva relazionale”, resa evidente dal vuoto comunicativo, dall’incapacità di  riconoscere  le  proprie  emozioni  e  quelle  altrui ed  esprimerle,  dall’assenza  di  empatia,  che  si accompagna  a  incontinenza  emotiva  e  pulsionale,  a  debole  presenza  di  regole  di  autocontrollo,  di codici morali condivisi e rispettati. Il consumismo imperante “non è solo un fatto commerciale, ma è un atteggiamento che intreccia emozioni, valori, desideri, aspettative”, corrompendo l’intelligenza emotiva, distorcendo il rapporto con la realtà, vista come  bene da consumare, cui si accompagnano atteggiamenti  edonisti  e  la  perdita  di  aspirazioni formative  e  di  slancio  ideale

L’apprendimento  è  un’esperienza  emotiva; le emozioni  positive,  attraverso  il  coinvolgimento, l’entusiasmo,  la  gioia  della  competenza  raggiunta, la  crescita  dell’autostima  che  alimenta  nuovo desiderio di apprendere, lo facilitano e rafforzano; le emozioni negative, legate a sfiducia, senso di emarginazione, incapacità, distruttività, che turbano l’attività mentale, lo compromettono.   “La  chiave  dell’intelligenza  è  depositata  nel  cuore.”  C’è  una  priorità  emotiva  sulla  dimensione cognitiva e i contenuti disciplinari viaggiano bene solo su un percorso emotivo. 

“Quanto ami le cose che studi? Poco? E allora le impari poco. Più le ami, più le impari”. Ecco, entra in scena l’amore. E con esso, la riflessione sulla funzione pedagogica, eminentemente affettiva, in cui lo studente trova forza,  fiducia,  stima,  coraggio  per  affrontare  l’avventura  della  conoscenza  e  per  non  abbattersi  di fronte  alle  difficoltà  nella  figura  dell’adulto  educatore,  che  ama  e  ha  a  cuore  la  sua  auto realizzazione.  Emerge  un  tema  assai  caro  all’Autore  :  il  benessere  emotivo  nel  gruppo  classe,  la necessità di svilupparlo e tutelarlo con attenzione, attraverso la cura di un clima di classe positivo, partecipe, solidale, alla cui costruzione, nel rispetto delle regole condivise, sono tenuti a collaborare gli  studenti  giorno  per  giorno,  imparando  così  la  responsabilità  reciproca,  l’altruismo,  in  un ambiente  attento  alle  risorse  e  alla  valorizzazione  di  ciascuno. 

Fiorisce  così  il  senso  etico,  e  si trasmette l’amore pedagogico, nutrito dell’interesse formativo per ogni alunno, che in pratica spinge l’educatore  a  trovare  tutte  le  strategie  per  opportunamente  agganciare  e  motivare,  prima  sul  piano personale affettivo e poi sui contenuti tutti i suoi studenti, in particolare quelli difficili, che la scuola selettiva trascura, stigmatizza e perde. Un buon insegnante, sottolinea con vigore l’Autore, sulla scorta degli insegnamenti di Don Milani, ama la crescita e l’autorealizzazione dei propri studenti, ama la sua materia e la fa amare, riempie di emozioni  positive  i  contenuti,  animandoli  di  passione  e  trasmettendo  entusiasmo.  E’  accogliente  e sa  comprendere  e  incoraggiare  nelle  difficoltà.   

Confronta  ciascuno  con  i  propri  talenti,  e  valuta  in ciascuno  l’intreccio  fra  apprendimento,  emozioni,  motivazione,  progresso  personale.  Infonde  forza e passione per gli ideali, valorizzando il coraggio, l’empatia, l’altruismo, l’amore per la ricerca, per il  bene  dell’umanità  anche  attraverso  il  proprio  impegno,  slancio,  sacrificio.  L’Autore  si  spinge  a evocare un rifiorire dei comportamenti eroici “Oggi i veri eroi sono le persone giuste e le persone di cuore”.  Non  si  tratta  di  essere  illusi,  si  tratta  di  scegliere.  E  alle  obiezioni dei numerosi insegnanti  scoraggiati,  delusi,  stanchi,  disincantati,  risponde  utilizzando  un  proverbio  popolare:  “Se  il  tuo progetto  riguarda  un  anno,  pianta  il  grano.  Se  il  tuo  progetto  riguarda  dieci  anni,  pianta  un albero. Se  il  tuo  progetto  riguarda  cento  anni,  istruisci  il  popolo”. rio

Polito Mario, Educare il cuore, La Meridiana, 2005

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