Contatti

Amici di Mariele cooperativa sociale onlus | Vicolo Parco sud 2 | 40018, San Pietro in Casale (BO)

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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

mercoledì 22 dicembre 2010

Auguri di Buon Natale


"Il bambino appena nato, indifeso e totalmente dipendente dalle cure di Maria e di Giuseppe, affidato al loro amore, è l’intera ricchezza del mondo.
Egli è il nostro tutto!"


Con le parole che Giovanni Paolo II usò durante la S. Messa di Betlemme il 22 marzo 2000, vogliamo augurare a tutte le Famiglie vicine alla nostra associazione, un Sereno e Felice Santo Natale.

venerdì 10 dicembre 2010

Prossimo incontro per perfezionare le iscrizioni (ciclo 2011/12)

Abbiamo terminato gli incontri territoriali per far conoscere il nostro progetto di istruzione paterna e, ovunque, abbiamo verificato,in tutte le famiglie sino ad oggi incontrate, una grande sensibilità al tema dell'educazione.
Anche per questa ragione abbiamo ritenuto opportuno organizzare un incontro con le Famiglie che hanno deciso o stanno decidendo di aderire al nostro progetto che interessa i bambini che inizieranno il ciclo di istruzione primaria nel settembre 2011 (nati nel 2005). In questo caso sarà un incontro unico per tutti i Comuni del territorio ed è previsto per

mercoledì 15 dicembre 2010 ore 21,00
Centro Don Bosco (sopra Bar Italia, ultimo piano)
Via XX Settembre, 20
San Pietro in Casale


In questa occasione perfezionaremo le iscrizioni a tutti coloro che lo desiderano. Programmeremo poi un successivo incontro (nella seconda metà di gennaio p.v.) con le famiglie che ad oggi stanno ancora facendo le doverose valutazioni a riguardo.

martedì 30 novembre 2010

Incontro con le Famiglie interessate ad Argelato

Giovedì 9 dicembre alle ore 21,00 incontreremo altre Famiglie interessate a conoscere il nostro progetto per i bambini e le bambine che inizieranno la scuola nel settembre 2011.

L'incontro si terrà presso:

Scuola Materna Don Venturi
Via Centese 100, Argelato


Sarà l'ultimo degli incontri previsti in questa prima fase.

Presto definiremo anche il calendario dei prossimi incontri con le famiglie per andare avanti con il progetto.

domenica 7 novembre 2010

Gli incontri con le Famiglie interessate

A partire dal mese di novembre 2010 abbiamo previsto un calendario di incontri per presentare il progetto di educazione scolastica per l'anno 2011/12.
Il calendario degli incontri previsti ad oggi è:

martedì 9 novembre ore 21,00- San Pietro in Casale, presso Centro Don Bosco (sopra Bar Italia)

lunedì 15 novembre ore 21,00 - San Giorgio di Piano, presso sala parrocchiale

mercoledì 17 novembre ore 21,00 - San Venanzio di Galliera, presso scuola materna parrocchiale

Previsto entro la prima metà di dicembre un incontro ad Argelato presso la scuola Materna Don Venturi (data da definire)

Il nostro progetto educativo - anno scolastico 2011/12

Il nostro progetto educativo si fonda sul concetto di "educare": l’educazione non è solamente istruzione, e per questo non si deve rinunciare a trasmettere il significato della realtà che si affronta e che si studia. Solo così si può generare cultura. Tutti gli aspetti della realtà hanno un significato (una poesia, un’operazione matematica, un fatto storico o un frammento di musica) e vale la pena implicarsi a fondo per scoprirlo. Il ciclo di istruzione scolastica primaria voluto dall’associazione “Amici di Mariele” ha come obiettivo principale l’educazione del bambino considerato come un essere unico e irripetibile, prezioso più di qualsiasi altra cosa perché dono di Dio. Educazione che mira alla sua formazione completa (perché possa arrivare a dare senso alla sua vita, rispondendo alle domande fondamentali) coinvolgendo in questo processo la sua famiglia (prima e principale responsabile del bambino).
Ti presentiamo qui una veloce sintesi del nostro Progetto Educativo, consapevoli che non è possibile restringere in sole quattro pagine un argomento così importante. Però è altrettanto importante avere sin dall'inizio una chiara visione del nostro progetto.



lunedì 18 ottobre 2010

Giuseppe De Rita: "Questa è l’Italia delle pulsioni: smarrito il senso etico" Corriere della Sera 13/1010 pag. 27


di Paolo Conti (fonte: Corriere della Sera)

«Guardi, forse un anziano signore come me, ormai approdato ai 78 anni, può fidarsi dell' autoregolamentazione etica, di un timone morale soggettivo... perché c' è l' esperienza di vita, la conoscenza che si accumula, l' età che ti aiuta a non farti trascinare chissà dove. Ma se sei un ragazzino privo di norme interiori consolidate, allora veramente può succedere che tenti di ammazzare qualcuno con un pugno per una banale discussione mentre sei in fila alla biglietteria della metropolitana...». Giuseppe De Rita è un termometro ambulante della salute sociale italiana. Da più di quarant' anni non fa che misurarla a colpi di rapporti Censis, seguendo giorno dopo giorno piccoli cambiamenti puntualmente destinati a lievitare in fenomeni di massa. Da tempo il sociologo avverte: guardate, stiamo vivendo la stagione più acuta del soggettivismo etico, tutti giudicano le proprie azioni e adottano decisioni morali in base a un criterio assolutamente personale. La ragione? De Rita risponde con la pacatezza di sempre, ma nel sottofondo si avverte molta amara preoccupazione: «La storia del tassista milanese pestato a sangue per aver investito un cane, questa donna che a Roma finisce in coma per il pugno di un ragazzo... So che l' esercizio logico può essere complicato, ma non siamo così lontani dal balconing». Ci aiuti a capire come e perché, professor De Rita: «Da sempre la nostra società è stata regolata da norme ben precise. Attenzione: qui non parlo semplicemente di leggi scritte e di codici, di vigili urbani o di carabinieri. Mi riferisco a regole interiori che strutturano la personalità, la rendono solida...». Il professore ha ben chiaro l' iter che conduce una generazione di ragazzi a tentare la scommessa del salto del balcone così come a considerare un' aggressione quasi un gesto normale (infatti il ragazzo della metropolitana romana chiede agli inquirenti, dopo aver ricostruito l' episodio, «e adesso posso andare?»). Ecco qui la strada, secondo De Rita: «C' era la scuola che insegnava non solo le materie ma anche a vivere. C' era il padre che premiava e puniva. La madre che riprendeva la figlia troppo "disinvolta". Ovviamente c' era la Chiesa che imponeva un vincolo morale di natura religiosa. Infine le autorità, che provvedevano al resto. Ma dalla fine degli anni Sessanta in poi tutto è lentamente e irrimediabilmente cambiato. Ormai tutti quei referenti che dovrebbero, in qualche modo, "rappresentare la legge" e farla rispettare sono diventati evanescenti». La conseguenza concreta, secondo l' analisi di De Rita, è visibile in quelle aggressioni tanto violente quanto inumane nella loro insensatezza: «Siamo nell' impero delle pulsioni interiori non più regolabili proprio da quelle norme che da sempre le contenevano. Quindi io posso rischiare la mia vita saltando da un balcone per il gusto di una scommessa e posso anche aggredire chi mi irrita e mi offende. L' unico metro morale sono io stesso. La parola "sregolato" rende bene, "s-regolato", privo di regole. Potrei dire che, in questo senso, siamo diventati tutti un po' matti proprio nell' accezione che si attribuiva un tempo a quella parola. Il matto, in fondo, era colui che rifiutava confini e argini». La radice di questa sorta di anarchia collettiva, di cancellazione dei capisaldi interiori va cercata, secondo De Rita, nell' irripetibile e mitizzata stagione a cavallo tra gli anni 60 e 70 che modificò per sempre la società italiana: «Uno degli slogan del Sessantotto era "la norma ci uccide". Ecco qui, dove vogliamo cercare? Ricordo anche una suggestiva risposta, credo, di Toni Negri: "Io non voglio rispettare la norma dei giudici naturali, voglio un giudice che mi capisca". L' esplosione del soggettivismo etico comincia con la rivendicazione dell' Io come arbitro unico della propria vita. Io sono il Principe di me stesso e se ho qualche pulsione la soddisfo. Sono io il padrone del mio corpo. Decido io se avere un figlio o abortire... Sono anche il padrone di mia moglie o la padrona di mio marito». Restando in questo solco, sostiene il sociologo, si approda anche all' indifferenza di chi assiste a queste scene. Alla assoluta imperturbabilità dei passanti che, alla stazione della fermata Anagnina sfiorano quella donna ormai in coma e non si fermano. Cosa è, professore, abitudine alla marginalità, a certi ultimi che vivono sdraiati un po' ovunque? «No. Qui dobbiamo tornare al soggettivismo etico. Il ragionamento: io non mi fermo perché quel tempo a disposizione è mio, solo mio, dunque non vale la pena che io mi chini a capire cosa sia capitato a quella donna perché non mi riguarda. E nessuno può giudicarmi». Il quadro complessivo, senza moraleggiare, è allarmante. Pensa che possa esserci una via d' uscita? «Il semplice aumento della dimensione punitiva della legge non risolve il problema proprio per l' assenza di una norma etica interiore di riferimento. Si può lavorare per far ritrovare quei riferimenti che ho definito evanescenti. Ma occorre tempo, volontà. Soprattutto nel capire che la "meravigliosa" stagione della "liberazione" dalle regole è finita. Semplicemente perché quelle norme non ci sono più».

martedì 11 maggio 2010

Sintesi intervento di S.E. Card. Carlo Caffarra, 3 maggio 2010 sui temi dell'Educazione

"Educare: una responsabilità, un compito, una gioia"
Convegno FISM, Teatro dell’Osservanza - Imola (BO)


Sintesi tratta dall'intervento completo scaricabile all’indirizzo : http://www.caffarra.it/convegno030510.php

(....)
Essenzialmente il rapporto educativo è un rapporto fra un’autorità ed una libertà.
Il contenuto di questo rapporto è costituito dall’offerta di una proposta di vita fatta dalla persona autorevole alla persona in formazione.
Che cosa si intende per "proposta di vita"? Se paragoniamo la vita alla costruzione di un edificio, ciò che è il progetto per l’edificio è la "proposta di vita" [che costituisce il contenuto del rapporto educativo] per la persona educanda.
In queste semplici osservazioni è racchiuso tutto: il compito, la responsabilità, la gioia di educare. Ma anche i gravi problemi.

Esistono alcuni presupposti che implicitamente o esplicitamente devono essere ammessi dall’educatore, altrimenti la relazione educativa non può neppure essere istituita, o rischia comunque di isterilirsi.
→ La libertà ed il suo esercizio non è un assoluto al di sopra del quale e prima del quale non esiste nulla. Mi spiego con un esempio molto semplice. Hitler e Madre Teresa hanno vissuto secondo un progetto esistenziale liberamente scelto e realizzato. Sono sicuro che nessuno di voi però pensa che sia la vita di Hitler che la vita di Madre Teresa meritano lo stesso giudizio, dal momento che ambedue erano liberamente vissute.
L’esempio ci fa capire una cosa di fondamentale importanza. Esistono progetti di vita buoni e progetti di vita cattivi. O – il che equivale – esiste una verità circa ciò che è bene e ciò che è male, che precede l’esercizio della nostra libertà e in base alla quale esso è giudicato.
Perché una persona si assume il compito e la responsabilità di fare ad un’altra una precisa proposta di vita? Perché ritiene che questa proposta sia vera: dica cioè la verità circa ciò che è il bene e il male della persona. Ed anche perché ritiene che l’altro possa sbagliarsi nel progettare la sua vita: siamo al secondo presupposto.
→ La persona umana nasce avendo nel cuore un desiderio illimitato di beatitudine, e in questo desiderio di beatitudine la mano creatrice di Dio ha seminato una inestinguibile sete di verità e di bontà. La persona umana, quando giunge nel mondo, è come una grande promessa che può essere realizzata e può essere delusa. Non può essere lasciata a se stessa: ha bisogno di essere, e chiede di essere aiutata a realizzarsi nella verità e nel bene. L’atto educativo nasce dalla condivisione del destino dell’altro. Non una condivisione qualsiasi, ma che si concretizza precisamente nell’indicazione della via che porta alla beatitudine.
→ Tutto questo comporta da parte dell’educatore una visione della persona umana; l’educatore deve saper rispondere alla domanda: chi è l’uomo? Il rapporto educativo si radica sempre in un’antropologia.

A questo punto abbiamo tutti gli elementi per definire il rapporto educativo dal punto di vista della fede cristiana.
Esso si istituisce quando l’educatore fa alla persona educanda la proposta cristiana della vita. È fondamentale capire che cosa significa "proposta cristiana della vita".
Gli storici dell’arte cristiana ci dicono che sui più antichi sarcofagi Cristo era spesso raffigurato sotto la figura del filosofo e del pastore. Tralasciamo la considerazione della seconda raffigurazione, e riflettiamo sulla prima.

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Due precisazioni importanti. La proposta cristiana non si aggiunge estrinsecamente alla realizzazione della nostra umanità, ma è la modalità della perfetta realizzazione della medesima. Quando poi si parla di "vita umana" si intende tutto ciò che concretamente costituisce la trama della nostra vita quotidiana. L’educazione dunque cristiana si definisce in riferimento alla proposta di vita propria della visione cristiana [cfr. art. 2 della Carta formativa].

Possono sorgere dentro di noi a questo punto due difficoltà nei confronti della definizione cristiana di educazione.

La prima: in un contesto sempre più pluralistico, anche dal punto di vista religioso, non è contrario ad una pacifica convivenza sociale educare la persona ad una forte identità? Questa difficoltà fa parte oggi del comune sentire, e sembra essere come una specie di dogma indiscutibile. In realtà è profondamente disumana e disumanizzante. Per varie ragioni. Ne accenno alcune.
Essa parte da una visione astratta della persona umana, cioè falsa. Ogni persona umana nasce all’interno di una cultura e di una tradizione. Realizza cioè la comune umanità nella molteplice diversità delle culture. La convivenza fra varie persone non si ottiene azzerando le diversità, credendo in questo modo di raggiungere la natura umana "pulita" da ogni incrostazione storica. Sarebbe come se, partendo dal fatto che di ogni uomo è proprio il linguaggio, si ritenesse che esista una sola lingua uguale per tutti.
Poiché è questa una visione astratta, non reale, ideologica, c’è un solo modo per proporla: imporla per legge. [cfr. il tentativo di una Costituzione Europea]. Pensare di creare comunione interpersonale, vera convivenza mediante le regole, è un’illusione. Se non altro perché non esiste regola capace di far rispettare le regole.

La seconda difficoltà: educare nel modo suddetto non è contro la libertà della persona? Anche questa idea che vede l’educazione e la libertà come due grandezze confliggenti è oggi comune, ma va rifiutata.

La libertà umana non è della stessa natura della spontaneità animale. La libertà umana è un auto-determinarsi, e quindi un scegliere in base alla conoscenza di ciò che scelgo. È la verità circa il bene e il male la radice della libertà. Il pensare che la libertà della persona possa nascere come per generazione spontanea da un terreno incolto, e che pertanto vada evitata ogni coltivazione della persona, è ignorare completamente i grandi dinamismi dello spirito.

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Scopi e Attività dell'associazione (da Statuto art. 2)

L’Associazione, che trae origine e mantiene il proprio riferimento ideale nella dottrina sociale cattolica e nella esperienza cristiana in campo educativo, promuove lo svolgimento di attività di utilità sociale e di promozione culturale, non ha fini di lucro.
L’Associazione, in particolare, intende promuovere lo sviluppo della persona umana in tutte le sue espressioni , i principi di libertà e di promozione della cultura, favorendo l’esercizio del diritto all’istruzione, alla cultura, alla formazione, nonché alla valorizzazione delle attitudini e delle capacità di ogni persona e i diritti e le responsabilità della famiglia in campo educativo.
Per la realizzazione dei propri scopi l’Associazione si propone di:
a) promuovere e gestire iniziative, servizi ed attività in ambito educativo;
b) gestire servizi educativi per i bambini, gli adolescenti e i giovani, tra i quali ludoteche, centri di aggregazione, servizi per l’infanzia, asili nido, centri estivi, doposcuola, servizi scolastici ed extrascolastici;
c) sostenere le responsabilità della famiglia in ambito educativo, anche attraverso iniziative di sensibilizzazione e di aiuto alle famiglie in difficoltà;
d) realizzare o partecipare ad iniziative di studio, formazione e orientamento per bambini, adolescenti , giovani e loro famiglie
e) promuovere e gestire attività espressive, artistiche, sportive, ricreative e per il tempo libero;
f) promuovere attività formative, culturali e di sensibilizzazione;
g) promuovere iniziative solidaristiche.
L’associazione promuovendo attività di interesse generale e di utilità sociale opera a favore di soci e di terzi.
Nello svolgimento dell’attività l’Associazione può collaborare con soggetti pubblici e privati e aderire ad organismi locali, nazionali e internazionali aventi analoghe finalità.