Celebrando la festività di San Giuseppe, rievochiamo la sua
figura rifacendoci a quello che ci dice il Vangelo.
Gli evangelisti Matteo e Luca ci parlano di San Giuseppe come di un
uomo che discende da una stirpe illustre: quella di Davide e Salomone, i re di
Israele, anche se i particolari storici di questa discendenza sono abbastanza incerti. Non sappiamo nemmeno se la città natale
di San Giuseppe sia Betlemme, dove si recò per il censimento, o Nazareth, dove
viveva e lavorava.
Sappiamo però che non era ricco: era un lavoratore come
milioni di uomini in tutto il mondo ed esercitava il suo mestiere faticoso e umile
che Dio, volendo prendendo la nostra carne e vivere per trent'anni come uno
qualunque tra di noi, aveva scelto per sé.
La
Sacra Scrittura ci dice che San Giuseppe era artigiano, alcuni
aggiungono che era un falegname. Era comunque un operaio che
lavorava al servizio dei suoi concittadini, con un'abilità manuale derivante da
lunghi anni di sforzi e di sudore.
Dai racconti evangelici risalta la grande personalità umana
di Giuseppe: in nessuna circostanza si dimostra un debole o un pavido dinanzi
alla vita ma al contrario sa come affrontare i problemi e superare le situazioni
difficili, accetta con responsabilità e iniziativa i compiti che gli vengono
affidati.
Proprio in questa normalità e in questo grande senso di responsabilità sta la grandezza di San Giuseppe, che serenamente si affida all'amore di Dio.
Ed è per questo che ci piace ricordare questa festività, oggi
magari un po’ appannata anche in ragione dell'abolizione, dal 1977, del rango di giornata festiva e che celebra il Santo dei Santi.
E non è un caso che insieme a San Giuseppe (a questo proposito, auguri a tutti i
Giuseppe) nella stessa giornata si festeggino anche tutti i Papà (auguri quindi anche a tutti i Papà).