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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

giovedì 26 aprile 2018

Un'importante lettura: l'esortazione apostolica "Gaudete et Exsultate"


Rallegratevi ed esultate”: così comincia la nuova esortazione apostolica di Papa Francesco sulla chiamata universale alla santità.

Che cos’è?
Si tratta di una “Esortazione Apostolica”, un tipo di documento magisteriale che, a differenza delle encicliche, è rivolto in modo particolare ai cattolici. S’intitola “Rallegratevi ed esultate” oppure, con il titolo in latino “Gaudete et Exsultate” e tratta della chiamata alla santità nel mondo di oggi. È il quinto grande documento di Papa Francesco.

Quali sono le novità?
La grande novità è il tema: ricordare che i cattolici possono e debbono aspirare a essere santi.Il Papa spiega che vuol “far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità”.Con questo documento Papa Francesco fa una sintesi di tutta la tradizione delle nuove istituzioni sorte nel XX secolo e riconosciute dal Concilio Vaticano II, e fa un passo avanti spiegando in che modo si può vivere questa proposta cristiana nel contesto attuale. Afferma che “per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. [...] Tutti siamo chiamati a essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”. Ricorda che ognuno ha un proprio “cammino di santità” per mettere in luce il meglio di sé e che non si deve perdere tempo nel tentativo di imitare ciò che è stato pensato per altri.

Esempi di santità
Francesco propone di guardare ai “santi della porta accanto”.Per esempio, “i genitori che crescono con tanto amore i loro figli, gli uomini e le donne che lavorano per portare il pane a casa, i malati, le religiose anziane che continuano a sorridere”.Oppure la signora che non parla male delle amiche, ascolta con pazienza e affetto i figli, prega quando si presenta un problema e tratta i poveri con affetto.

Il cammino della santità
Il Papa dice che la via della santità sono le Beatitudini e il protocollo secondo san Matteo sul quale saremo giudicati: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi».Ricorda che le persecuzioni non sono una realtà del passato, come succede con “gli scherni che tentano di sfigurare la nostra fede e di farci passare per persone ridicole”. Mette in guardia dal pericolo di fermarsi alle esigenze del Vangelo senza vivere un rapporto personale con il Signore, e “trasformare il cristianesimo in una sorta di ONG”, come anche dal “diffidare dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, comunista, populista [...], come se interessasse soltanto una determinata etica o una ragione che essi difendono”.

Lo stile di vita dei cattolici
Il Papa chiude il documento proponendo cinque manifestazioni dell’amore a Dio e al prossimo. Si tratta di: sopportazione, pazienza, mansuetudine, gioia e audacia. Per esempio, lamenta che i cristiani facciano uso della violenza verbale su Internet o che nei mezzi di informazione si diffami e si calunni.

Il nemico
Nell’ultimo capitolo ricorda esplicitamente che il diavolo esiste e che è qualcosa di più che un mito. “Non pensiamo che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o una idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Egli non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre noi riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché «come leone ruggente va in giro cercando chi divorare»”. Conclude ricordando che con la santità “si mette in gioco il significato della mia vita davanti a Dio che mi conosce e mi ama, il vero perché della mia esistenza che nessuno conosce meglio di lui”.


Testo completo► Gaudete et exsultate
 
PDF► Gaudete et exsultate

sabato 14 aprile 2018

ALBERTO PELLAI: "Quante volte urliamo ai nostri figli di “smettere di urlare”?

Pubblichiamo qui parte della risposta del Dott. Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, ad una mamma che chiedeva come far gestire la rabbia alla figlia.
Potete leggere domanda e risposta completa qui
E' significativo come sia semplice accorgersi delle difficoltà dei propri figli, ma molto più difficle comprendere i propri errori che stanno provocando quelle difficoltà...

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Vorremmo che i nostri figli imparassero a non fare alcuni errori che noi per primi gli abbiamo insegnato. Nel vostro caso, io credo che il problema non sia solo “cambiare” il modo di reagire alla rabbia da parte della bambina, bensì cambiare anche il vostro modo di affrontare i conflitti di coppia. È naturale che tutti i figli prima o poi assistano ai conflitti di mamma e papà. Non può esserci famiglia senza che ci sia anche “conflitto”. Ma la domanda che dobbiamo porci è: che cosa resta dentro ai nostri figli, quando guardano noi adulti che litighiamo? Se i nostri litigi sono violenti, basati su modi e parole che offendono e aggrediscono, è molto probabile che dentro di loro resti un forte senso di precarietà e la paura che la coppia dei genitori sia a rischio di rottura. Se poi, dopo un litigio, in casa permane un clima di silenzio e rabbia, i bambini probabilmente vivranno con grande angoscia anche il tempo seguente il conflitto stesso. Nel vostro caso, vi consiglio di verificare se non sia opportuno confrontarvi, voi genitori, con un terapeuta che vi aiuti a fare chiarezza sugli aspetti irrisolti che vi attivano in modo così intenso in occasione dei vostri dissidi di coppia. Pensare che sia la bambina a dover cambiare qualcosa, significa concentrarsi su un sintomo del problema e non sulla sua causa. Può risultarvi molto utile la lettura di "Oltre Marte e Venere. Trucchi e consigli per le relazioni di coppia nel mondo di oggi (edito da Rizzoli) che è un vero e proprio invito a gestire il conflitto di coppia imparando a incontrare l’ altro, senza scontrarsi in modo così litigioso come sta succedendo a casa vostra.

domenica 8 aprile 2018

Vittorino Andreoli: "Ai giovani mancano gli esempi. I social sono per le persone frustrate, ne ha bisogno chi è morto"

Vittorino Andreoli (psichiatra e scrittore, è stato anche direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona – Soave e membro della New York Academy of Sciences) racconta di sé ma anche del mondo che lo circonda in una lunga intervista rilasciata a "Il Giornale" (che è possibile leggere qui).Reduce dall'uscita del suo ultimo romanzo "Il silenzio delle pietre" (edito per Rizzoli), Andreoli fa il quadro della realtà che oggi circonda l'uomo.
Ne pubblichiamo una piccola ma molto interessante sintesi 

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Andreoli, nel suo ultimo lavoro, «Il silenzio delle pietre», elogia la solitudine come unica via per cercare se stessi. Oggi non siamo mai soli, vero?
«Mai. Siamo intossicati da rumori, parole, messaggi e tutto ciò che occupa la nostra mente nella fase percettiva. Il bisogno di solitudine è una condizione in cui poter pensare ancora. Oggi sono morte le ideologie, è morta la fantasia. Siamo solamente dei recettori. Ho proiettato il libro nel 2028, un giochetto per poter esagerare certe condizioni, un po' come fece Orwell nel '49 quando scrisse 1984. Io immagino che ci sia un acuirsi della condizione di oggi per cui noi siamo solo in balia di un empirismo pauroso, dove facciamo le cose subito, senza pensarci».
Colpa dei social network?
«Dopo le violazioni sulla privacy, Facebook andrebbe chiuso. Lì abbiamo perso l'individualità, crediamo di avere un potere che è inesistente, lì viene violato il nostro secretum. L'individuo non sta nelle cose che mostra ma in ciò che non dice. Invece i social ci spingono a dire tutto, ci banalizzano. Ora, io non so nemmeno come si usa quella roba, ma sappiamo tutto delle persone prima di stringere loro la mano. Le relazioni invece devono avere un fascino, sono scoperta. I social sono un bisogno di esistere perché siamo morti. Creano una condizione di compenso per le persone frustrate».
Però per i cosiddetti millennials è normale vivere esposti. Come educarli alla ricerca di se stessi?
«Io sono molto preoccupato. Non siamo più capaci di aiutarli. Gli strumenti abituali funzionano poco. È così cambiata la società che non abbiamo gli strumenti adatti. Mancano gli esempi dei padri che, a loro volta, hanno bisogno di non essere frustrati. Il male non è mai singolo. C'è qualcosa che non funziona a livello sociale».
Quindi non ha senso la psicologia dell'io?
«L'Interpretazione dei sogni di Freud è del 1900. Da allora abbiamo delirato. Dominava il principio per cui, se una persona mostra sintomi di malessere fisico e mentale, bisogna guardare dentro di lei e basta. Ecco l'io, oggetto in cui trovare la causa. Così abbiamo messo a punto una quantità enorme di strumenti sull'io».
Ma lei crede alla psicanalisi come terapia o no?
«In America non ci va più nessuno. La psicanalisi delle tante sedute e del setting particolare registra un crollo. Ci sono le terapie brevi. Non ha senso la terapia che dura dieci anni. Avevamo grandi strumenti sull'io, farmaci compresi, ma adesso non basta più. Il comportamento dell'uomo, normale o patologico che sia, dipende da più fattori: biologia, personalità (che è in continua modificazione e si costruisce con le esperienze) e l'ambiente dove uno vive».

martedì 3 aprile 2018

GLI AMICI DELLA NOSTRA COOP SOCIALE: Fondazione Cattolica Assicurazione

Fondata nel 2006 da Cattolica Assicurazioni per rispondere all’esigenza di un rapporto più vivo e diretto tra impresa e società civile in cui la dovuta attenzione alla redditività e alla sollecitazione del mercato non esclude, ma rigorosamente contempla, lo sviluppo di una profonda sensibilità sociale.
La Fondazione Cattolica Assicurazioni assolve anche ad un ruolo propriamente educativo, promuovendo i valori della Dottrina Sociale della Chiesa in funzione dello sviluppo di un sistema sociale ed economico orientato al Bene comune. Interviene a livello nazionale con particolare attenzione ai territori nei quali la Società fondatrice opera e sviluppa la sua attività.
La Fondazione esercita solidarietà, sussidiarietà, gratuità e fraternità, valori che raccontano l’etica della cooperazione e confermano l’orientamento al bene comune che ha ispirato la nascita di Cattolica Assicurazioni.
La fondazione investe sui Valori per costruire Opere che generano Futuro