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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

venerdì 26 aprile 2019

"Decalogo antifragilità educativa per genitori" di Daniele Novara


Daniele Novara è pedagogista e autore di molti libri sui temi dell'educazione. Nel 1989 ha fondato e tuttora dirige il CPP, istituto orientato alla formazione e ai processi di apprendimento nelle situazioni di conflittualità. Conosce molto bene le tematiche legate alle difficoltà educative e ha di recente ha redatto "Il decalogo antifragilità educativa", realizzato per il convegno "Dalla parte dei genitori" tenutosi il 13 aprile 2019 a Piacenza.


Il decalogo in originale è leggibile qui
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L’emergenza educativa degli ultimi anni? Senz’altro una certa diffusa fragilità dei genitori. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento esponenziale delle certificazioni neuro-psichiatriche infantili; uso di schermi digitali già a 2 o 3 anni di età con successivo sviluppo di forme di dipendenza dai videogiochi; difficoltà sistematiche nelle autonomie di base come per esempio vestirsi, preparare la cartella, andare a dormire. Ma anche fenomeni come la dispersione scolastica o l’assenza di obiettivi di studio o di lavoro, altre due gravi conseguenze con cui dobbiamo fare i conti. Cambiare direzione, però, è possibile. E le linee guida da seguire non possono che essere queste:


1 Liberarsi dall’ansia da prestazione
I genitori perfetti non esistono, quindi inutile angosciarsi: quelli che si sentono tali rischiano di fare più danni in assoluto. Ciò che ciascuno di noi può invece fare è cercare di migliorarsi e per farlo può soprattutto concentrarsi sul fronte dell’organizzazione: educare bene i figli, infatti, è sostanzialmente un fatto organizzativo.


2 Tenere vivo il dialogo con l’altro genitore
Oggi si assiste a una strana tendenza: parlare tantissimo, troppo, con i figli e pochissimo con il marito o la moglie. Al contrario, quando si diventa genitori il dialogo nella coppia dovrebbe intensificarsi, non diminuire. È parlando che si possono prendere le giuste decisioni, stabilire le regole educative condivise.

 
3 Dare (insieme) le giuste regole
Una regola non andrebbe mai data da un solo genitore (in genere la mamma) perché questo può creare equivoci. Per esempio il bambino può credere che quella regola non valga con l’altro genitore, che non ci sia accordo e che ci sia margine per ribellarsi o fingere di non aver capito.


 
4 Essere concreti
Fino agli 11-12 anni i bambini hanno bisogno di chiarezza, sono individui molto concreti, non hanno bisogno di fiumi di parole e spiegazioni sul perché e il percome si deve andare a dormire alle 9 o il gelato prima di cena non va bene. A un bambino non interessano le spiegazioni.



5 Favorire le esperienze sensoriali
Una buona educazione passa anche dalla gestione della dimensione digitale che deve essere centellinata e rimandata all’età giusta. Lo sviluppo cogntivo di un bambino, infatti, ha soprattutto bisogno di esperienze sensoriali, tattili, olfattive, uditive e così via. Esperienze che può fare nella natura, giocando con i compagni, ma anche leggendo un libro.

6 Non urlare
Urlare non serve a nulla se non a dimostrare tutta la fragilità emotiva dell’adulto. Un genitore organizzato, anche nell’inevitabile momento critico, non alza la voce e non ricorre alla violenza o ai castighi.

7 Uscire dal mito dell’ascolto
Una lamentela ricorrente di tante mamme? “Mio figlio non mi ascolta mai!” Invece l’idea dell’ascolto non ha a che fare con l’organizzazione. A mamma e papà non deve importare di essere ascoltati o ringraziati dai figli, ma solo che questi facciano la cosa giusta, da lavarsi le mani prima di cena a spegnere il telefonino prima di andare a dormire. I figli ci chiedono di essere pratici, non di sentirsi ripetere mille volte la stessa cosa.

8 Non chiedere il suo parere
A un bambino non si chiede “a che ora vuoi andare a dormire?”, “cosa vuoi mangiare per cena?”, “Quando ti va di fare i compiti?” come se fosse un adulto in miniatura. Il primo a non volerlo è il bambino stesso, che ha bisogno di regole, non di prendere decisioni al posto di mamma e papà.

9 Accompagnarlo all’autonomia
Un altro punto critico? La preparazione dello zaino che, in molte famiglie, diventa un esercizio di stile, ordine e organizzazione per fare bella figura con le maestre. Peccato che, se lo zaino lo fa la mamma, il bambino non diventerà mai utonomo nell’organizzazione del suo impegno scolastico. E avrà sempre bisogno di aiuto. Stesso discorso per i compiti, che sono affare esclusivo dei figli non della mamma, del papà o dei nonni: gli adulti devono creare le condizioni di tranquillità e ordine affinché il bambino possa lavorare tranquillo, ma non sedersi accanto a lui o, peggio, sostituirsi.

10 Liberare gli adolescenti dal controllo
Man mano che crescono i ragazzini si vogliono smarcare dal controllo materno e hanno bisogno della figura paterna che, senza accudirli, faccia da sponda negoziando gli orari, la paghetta o le uscite, creando la giusta resistenza che permetta allo stesso tempo al figlio di fare i primi passi fuori dal nido.

lunedì 22 aprile 2019

I bambini, oltre che di amore, hanno bisogno di regole



I bambini hanno indubbiamente bisogno di amore e affetto ma non bisogna sottovalutare l’importanza delle regole. Anch’esse, infatti, permettono loro di poter crescere diventando adulti sicuri e felici.
Educare i propri figli nel modo migliore è l’obiettivo, per niente facile, di tutti i genitori.
Come per ogni cosa, le strade che si possono intraprendere sono diverse anche se esistono alcuni punti fermi come ad esempio il fatto che i più piccoli abbiano bisogno di regole a cui attenersi.
La maggior parte dei genitori ha difficoltà a dettare regole e mettere limiti ai bambini, a volte per debolezza (indubbiamente dire no, soprattutto in alcuni casi è faticoso), un po’ perché non sanno bene come farlo o per la difficoltà di tenere il punto di fronte agli inevitabili capricci che ne conseguono.
Anche in questo caso l’empatia è la base da cui partire. Conoscere le proprie emozioni ed empatizzare con quelle dei bambini è fondamentale per trovare il modo giusto per far passare ai piccoli il concetto di regola. Questo non significa però che siccome si è entrati in sintonia con le emozioni dei propri figli questi siano autorizzati a comportarsi come meglio credono.I bambini infatti hanno bisogno di avere dei limiti e regole ma, cosa fondamentale, queste devono essere poche e molto chiare.
Perché le regole sono importanti

Anche se inizialmente non li accettano, regole e limiti per i bambini sono importanti a dar loro sicurezza in quanto gli permettono di vivere situazioni che già conoscono e che in questo modo risultano prevedibili. Il bambino sa dunque come comportarsi di fronte a ciò che gli accade e impara a muoversi nel mondo.
L’importante è che le regole non siano troppe (e dunque generino al contrario confusione nel bambino) e che vengano ripetute con coerenza e costanza da parte di entrambi i genitori e dagli adulti di riferimento.
Al contrario bambini senza regole sono bambini stressati e questo può avere come conseguenza la comparsa di reazioni molto forti o esagerate di fronte alle situazioni che non sanno come affrontare. Non avendo infatti gli strumenti, manca la sicurezza necessaria a far sì che ne possano uscire al meglio.
Spesso dire di no ai propri figli è difficile ma è una parte importante della relazione. Come dice anche il titolo di un noto libro, i no aiutano a crescere ed evitano che il bambino sia troppo auto-centrato o si creda onnipotente. 
Come ci ricorda anche lo psicologo Luca Mazzucchelli:
“Un no non è necessariamente un rifiuto dell’altro o una prevaricazione, ma può invece dimostrare la fiducia nella sua forza e nelle sue capacità. E’ il necessario corollario del dire sì: entrambi sono importantissimi”.
Ma per i genitori il compito non è semplice perché possono entrare in ballo anche emozioni del passato.
“Prima di essere genitori si è figli. I nostri bambini nei loro atteggiamenti e nelle loro modalità relazionali evocano in noi sentimenti, emozioni e vissuti legati alla nostra infanzia. Questo ci porta nella nostra relazione con i figli a mettere in campo quell’aspetto di noi che l’analisi transazionale chiama il nostro “Io bambino”. Quel lato di noi che ha assorbito emozioni, stati d’animo, vissuti legati alla “pancia”, che portano movimento dentro di noi”.
Consigli per insegnare il rispetto delle regole ai bambini
Come abbiamo già detto, è fondamentale che le regole siano poche e chiare. Richieste vaghe non vengono ben comprese dai più piccoli che hanno bisogno che i genitori siano pratici e si spieghino bene. Ad esempio dire “fai il bravo” (frase che spesso pronunciamo) è una richiesta abbastanza senza senso dal punto di vista del bambino.
Importante poi considerare l’età e valutare se la regola è adeguata. Come ci ricorda la psicoterapeuta Giuliana Franchini, esperta di età evolutiva e sostegno alla famiglia:
“Il bambino è forza attiva, 'argento vivo' e va normato ma ogni regola deve avere senso in base all'età del bimbo e occorre prestare attenzione al numero di quelle stabilite. Per un piccolo di tre anni, le regole possono essere cinque-sei, quelle minime, che riguardano la sua vita quotidiana... Certo, non 20!”.

Chi stabilisce le regole 
Le regole devono essere stabilite da mamma e papà e portate avanti con fermezza da entrambi. Inoltre i genitori devono essere modelli positivi, difficile chiedere ai nostri figli di rispettare regole che noi stessi bypassiamo. La coerenza, insomma, è fondamentale.
Altra cosa utile a fare in modo che la regola sia accettata è non urlare al bambino anche se inizia a farlo lui per primo. Al contrario abbassare il tono di voce è ciò che potrebbe spiazzarlo e convincerlo ad ascoltarvi.
E' bene poi non utilizzare paragoni con altri bambini o ricatti per ottenere quello che si vuole. Importante anche sottolineare il suo impegno nel rispettare le regole quando questo avviene con successo. Come ricorda la dottoressa Franchini:
“Quando un bambino rispetta una regola, occorre sottolinearlo, questo atteggiamento agisce come rinforzo e trasmette al bambino un messaggio chiaro e positivo rispetto a quello che ha fatto. Così avrà voglia di ripeterlo in modo spontaneo. In questo modo, lui sente che ha reso felice il genitore e iesca un meccanismo per cui avrà voglia di replicare quel comportamento. Non dimentichiamo che i bambini ci amano più di quanto facciamo noi adulti e loro desiderano renderci felici”.
Tutto questo è più facile a dirsi che a farsi. L’unica cosa certa è che il mestiere dei genitori è il più difficile al mondo!