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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

lunedì 20 gennaio 2020

ZUM ZUM ZUM il docu-concerto dei Vecchioni di Mariele per la nostra scuola

Si terrà venerdì 31 gennaio alle 21,00 il docu-concerto di Testimonianze Musicali denominato ZUM ZUM ZUM: nella sala Don Dante Bolelli di Via Vittorio Veneto 71 a San Vincenzo di Galliera sarà ripercorsa tutta la storia del "Piccolo Coro dell’Antoniano" nei suoi cinquantasette anni dedicati alla muscia internazionale dell'infanzia.
Fondato nel 1954 da Padre Ernesto Caroli, il  Piccolo Coro viene costituito solo alla fine del 1963 da Mariele Ventre e Padre Berardo. Alla scomparsa di Mariele, sarà affidato, dal 1995, a Sabrina Simoni che tuttora lo dirige.
Rappresenta la storia di quasi mille bambini bolognesi di ogni ceto sociale che nel corso degli anni, hanno cantato mille brani! 
Grazie al loro impegno, alla collaborazione delle loro famiglie e alla loro gioia musicale, hanno reso “unico” il Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna, che dal 1995 ha assunto la denominazioen di Piccolo Coro “Mariele Ventre”.
Lo Zecchino d’Oro inventato da Cino Tortorella, è il marchio di fabbrica del Piccolo Coro ma il suo repertorio è poliedrico: “sigle, canzoni, folklore, pezzi di bravura, canti religiosi e molto altro ancora”.
Il nome “Vecchioni” è quello che Mariele dava ai bambini appena uscivano dal coro all'età di 10 anni, quindi gli stessi canterini di allora hanno scelto oggi di chiamarsi Vecchioni di Mariele.
Raccontano una storia musicale, la loro storia, la vostra, quella bolognese e internazionale, sempre attuale.
Insieme ai "Vecchioni", torneremo bambini, presi per mano dalla musica. 

La serata è dedicata alla raccolta fondi per il progetto "INclusione" della nostra scuola  paterna.



Realizzato con il patrocinio del Comune di Galliera, Amici di Mariele, Antoniano, Fondazione Mariele Ventre, Servizi Museali Bologna, è possibile prenotare l'accesso alla sala mediante mail segreteria@amicidimariele.it

domenica 12 gennaio 2020

Open school fino al 31 gennaio



Le iscrizioni per l'anno scolastico 2020/2021 sono aperte e la nostra scuola è in versione "open" fino al 31 gennaio per mostrare a genitori e famiglie interessate la gioia di chi la frequenta, la bellezza del lavoro fatto insieme e la voglia di far conoscere a tutti quello che stiamo già facendo dal 2011.
Per venirci a trovare basta fissare un appuntamento:
mail segreteria@amicidimariele.it o telefono 051 810 126

sabato 11 gennaio 2020

Laura Pigozzi "Siamo diventati dei vampiri: ci nutriamo del loro benessere"

Laura Pigozzi, psicoanalista e autrice di “Adolescenza zero” è stata di recente intervistata da "Avvenire" ((qui puoi leggere l'intervista completa) Benchè sia tutta molto interessante, noi rilanciamo solo la seconda parte dell'intervista poichè più inerente le tematiche della scuola e della famiglia


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Leggendo la geografia del disagio giovanile che lei traccia, si ha la sensazione di essere davanti al fallimento delle due agenzie educative che dovrebbero incaricarsi della cura dei ragazzi: scuola e famiglia. Sono due crisi intrecciate? Una è lo specchio dell’altra?
La famiglia si sta trasformando in un’agenzia di protezione. Come tale deborda, invadendo lo spazio della scuola. La famiglia pretende di annettersi il campo educativo. Sono sempre più frequenti i casi dei genitori che contestano gli insegnanti, entrando nel merito dei contenuti scolastici. Un’invasione che non si riesce a contenere perché la scuola non può permettersi di perdere alunni e, per non perdere alunni, deve accaparrarsi i genitori, tenerseli stretti. È una logica mercantile. Il risultato è che la scuola subisce la stesso processo della famiglia: si infantilizza. Ma offrendo ai ragazzi una protezione continua, viene preclusa loro ogni possibilità di crescita. È quella che chiamo «la pedagogia della protezione». Siamo impegnanti in un’opera di soccorso continua e pervasiva. I ragazzi così non solo non corrono e, se corrono, corrono con le stampelle, ma faticano anche a camminare. È un pericolo grave che minaccia il futuro. È una crisi anche più grave di quella ambientale.

Questa adesività dei genitori al corpo dei figli come si spiega? È una conseguenza dell’eclissi della famiglia tradizionale?
Il benessere dei genitori dipende oggi dal consenso dei figli.  lo assorbiamo, lo prelogica tendiamo. Questo fenomeno non riguarda solo le famiglie monoparentali, nelle quali un solo genitore “amministra” la legge. Ma anche nelle famiglie più numerose la regola spesso non cambia. È un genitore, e uno solo, a dettare legge: la madre. È il plusmaterno. Ma il plusmaterno non è il trionfo della maternità ma la sua sconfitta. È un eccesso di materno che si traduce nel suo fallimento. Perché, ricordiamolo, la finalità ultima del materno è gestire l’assenza, la propria. Un figlio non nasce per soddisfare i nostri bisogni, la sua vocazione non è quella di gratificarci ma quella di diventare adulto. La sua vocazione è esplorare, sperimentare il nuovo, cadere, farsi male, rialzarsi, inventare, congedarsi dai genitori, aprirsi al mondo.

Oggi i ragazzi sono soffocati dalle cose. Questa iper presenza delle cose non rischia di uccidere il desiderio?
Il soddisfacimento ottunde il pensiero. Il desiderio nasce, invece, dalla mancanza, dal vuoto, dalla fatto che manca qualcosa. Ma l’ansia di controllo dei genitori tende a riempire i ragazzi di oggetti. Si tratta di un’acquiescenza al sistema capitalistico e alla sua dell’eccesso.

La ribellione dei ragazzi ci spiazza. È come se noi adulti non sapessimo accettarla, vogliamo che tutto sia levigato, morbido, piatto. La rimozione del conflitto cosa ci dice?
Oggi gli adolescenti sono sempre più mimetici. Non confliggono più con i genitori, ma con se stessi. I sintomi di cui sono portatori preferiamo ignorarli. Se un ragazzo va male a scuola ci sta dicendo qualcosa. Il dislessico ci sta dicendo che nella sua famiglia esiste un disordine. Non stiamo più insegnando ai nostri ragazzi come si litiga. Nelle famiglia il conflitto è azzerato. Ma se il conflitto viene rimosso, esso riemerge come distruttività. Stiamo capovolgendo la storia del mondo che è una ininterrotta storia di conflitti tra le generazioni. Si cresce opponendosi. Non potendo più opporsi, i ragazzi configgono con se stessi. È impressionante la distruttività che portano dentro e che spesso si scarica sugli oggetti, sulle cose, perché manca un bersaglio vero. 

Nel suo libro scrive che è in atto una sorta di psichiatrizzazione dell’infanzia. Tutto quello che fuoriesce dalla norma, viene ascritto al patologico. Come si spiega questo fenomeno?
Siamo dinanzi a una medicalizzazione torva: a un disagio si risponde con un farmaco. Se il sintomo parla, con il farmaco non lo si ascolta, lo si zittisce. Stiamo tornando a essere dei barbari: nel Rinascimento l’uomo era al centro delle dinamiche sociali, era generativo, creativo, oggi invece stiamo retrocedendo a una sorta di uomo-macchina deresponsabilizzato che, si pensa, possa essere riparato solo con il farmaco. E purtroppo questo assunto sta conquistando l’infanzia. Curare i sintomi dei bambini con gli psicofarmaci significa una cosa sola: non aver capito niente dell’infanzia. Significa non riconoscere due cose incontrovertibili. Primo: la struttura psichica dei bambini non è rigida od ossificata, ma fluida, in continua formazione. Secondo: significa non riconoscere al bambino, e all’essere umano in generale, la capacità di auto-ripararsi. Ecco la grande differenza tra il metodo farmacologico, oggi imperante, e quello praticato nella psicoanalisi. La psicanalisi chiede all’individuo quale sia la sua responsabilità. Perché è nella responsabilità che si diventa adulti.