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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

sabato 17 dicembre 2016

I nostri Auguri








(Dal discorso di Papa Francesco durante la visita al centro di rieducazione di Santa Cruz - Palmasola, visita in Bolivia e America latina, 5-13 luglio 2015)

(....) Chi c’è davanti a voi? Potreste domandarvi. Vorrei rispondere alla domanda con una certezza della mia vita, con una certezza che mi ha segnato per sempre. Quello che sta davanti a voi è un uomo perdonato. Un uomo che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati. Ed è così che mi presento. Non ho molto da darvi o offrirvi, ma quello che ho e quello che amo, sì, voglio darvelo, voglio condividerlo: è Gesù, Gesù Cristo, la misericordia del Padre.
Egli è venuto a mostrarci, a rendere visibile l’amore che Dio ha per noi. Per te, per te, per te, per me. Un amore attivo, reale. Un amore che ha preso sul serio la realtà dei suoi. Un amore che guarisce, perdona, rialza, cura. Un amore che si avvicina e restituisce dignità. Una dignità che possiamo perdere in molti modi e forme. Ma Gesù è un ostinato in questo: ha dato la vita per questo, per restituirci l’identità perduta. Per rivestirci con tutta la sua forza di dignità.
Mi viene alla memoria un’esperienza che può aiutarci: Pietro e Paolo, discepoli di Gesù, sono stati anche prigionieri. Sono stati anche privati della libertà. In quella circostanza, c’è stato qualcosa che li ha sostenuti, qualcosa che non li ha lasciati cadere nella disperazione, non li ha lasciati cadere nell’oscurità che può scaturire dal non senso. E’ stata la preghiera. E’ stato pregare. Preghiera personale e comunitaria. Loro hanno pregato e per loro pregavano. Due movimenti, due azioni che insieme formano una rete che sostiene la vita e la speranza. Ci preserva dalla disperazione e ci stimola a continuare a camminare. Una rete che sostiene la vita, la vostra e quella dei vostri famigliari. Tu parlavi di tua madre [si riferisce a una testimonianza]. La preghiera delle madri, la preghiera delle mogli, la preghiera dei figli, e la vostra: questo è una rete, che porta avanti la vita.
Perché quando Gesù entra nella vita, uno non resta imprigionato nel suo passato, ma inizia a guardare il presente in un altro modo, con un’altra speranza. Uno inizia a guardare se stesso, la propria realtà con occhi diversi. Non resta ancorato in quello che è successo, ma è in grado di piangere e lì trovare la forza di ricominciare. E se in qualche momento ci sentiamo tristi, stiamo male, abbattuti, vi invito a guardare il volto di Gesù crocifisso. Nel suo sguardo tutti possiamo trovare posto. Tutti possiamo affidare a Lui le nostre ferite, i nostri dolori, anche i nostri errori, i nostri peccati, tante cose in cui noi possiamo aver sbagliato. Nelle piaghe di Gesù, trovano posto le nostre piaghe. Perché tutti siamo piagati, in un nodo o nell’altro. E portare le nostre piaghe alle piaghe di Gesù, perché? Per essere curate, lavate, trasformate, risuscitate. Egli è morto per voi, per me, per darci la mano e sollevarci. Parlate, parlate con i sacerdoti che vengono, parlate... Parlate con i fratelli e le sorelle che vengono, parlate. Parlate con tutti quelli che vengono a parlarvi di Gesù. Gesù vuole risollevarci sempre. (.....)
E questa certezza ci spinge a lavorare per la nostra dignità. La reclusione non è lo stesso di esclusione – che sia chiaro – perché la reclusione è parte di un processo di reinserimento nella società. Sono molti gli elementi che giocano contro di voi in questo posto – lo so bene, e tu ne hai menzionati alcuni con molta chiarezza [si riferisce a una testimonianza]-: il sovraffollamento, la lentezza della giustizia, la mancanza di terapie occupazionali e di politiche riabilitative, la violenza, la mancanza di facilitazioni per gli studi universitari… E ciò rende necessaria una rapida ed efficace alleanza fra le istituzioni per trovare risposte.

martedì 6 dicembre 2016

Educare: l’esempio del Maestro Socrate


Un'insegnante dovrebbe essere come un istruttore di Educazione fisica: deve dare la dimostrazione pratica degli esercizi che gli alunni dovranno eseguire. Quindi deve dedicarsi con amore e devozione alla sua attività ed essere per i suoi studenti un vero esempio. Allora le lezioni resteranno impresse nel cuore degli allievi. La sincerità e la devozione non devono venir meno negli insegnanti.

La storia ci ha consegnato il modello dell’insegnante ideale nella figura del grande Socrate (469-399 a.C.). Egli fu nella polis ateniese la spina nel fianco di un sistema oligarchico, che temeva la Verità che il filosofo sosteneva e insegnava ai suoi allievi.

Il suo insegnamento si allontanava nella sostanza e nella forma da quello degli altri maestri del suo tempo. Nella sostanza, poiché era convinto che l’uomo con una sincera e continua ricerca potesse arrivare alla Verità, che comunque esiste nella sua assolutezza al di là dei risultati a cui si può giungere nella vita; nella forma, poiché il suo metodo non era il discorso bello e ricco di sottili argomentazioni, ma il dialogo proteso al Vero.

Con il relativismo e lo scetticismo divulgati con seducenti sermoni, anche i valori morali perdevano ogni fondamento. Ciascuno poteva essere arbitro della parola come dell’azione, rigettando sia il rigore della verità, sia la giusta norma del comportamento. Verità e Bene sono inscindibili e i giovani venivano guidati su questa via col disappunto sia dei Sofisti che dei politici.

Le accuse rivolte a Socrate di empietà e corruzione dei giovani dovevano nascondere la reale motivazione delle ostilità, che il filosofo con il suo insegnamento si era attirate. Proclamare il vero e praticare la giusta condotta, al di là degli interessi di parte, fu la causa della sua condanna a morte accettata con suprema equanimità, per non venir meno ai principi seguiti e indicati ai suoi allievi: rispettare le Leggi anche quando le sentenze sono ingiuste.

Questo il suo testamento morale e spirituale: l’amore per il Dharma (Rettitudine). Nel Museo delle Religioni a Prashanti Nilayam, Puttaparthi (India) egli figura insieme ad altri illustri maestri dell’antichità come Pitagora, Platone, Aristotele: glorie del Pensiero umano ispirato dalla Spiritualità






Estratto da articolo : Educare: l'esempio del maestro Socrate