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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

sabato 17 dicembre 2016

I nostri Auguri








(Dal discorso di Papa Francesco durante la visita al centro di rieducazione di Santa Cruz - Palmasola, visita in Bolivia e America latina, 5-13 luglio 2015)

(....) Chi c’è davanti a voi? Potreste domandarvi. Vorrei rispondere alla domanda con una certezza della mia vita, con una certezza che mi ha segnato per sempre. Quello che sta davanti a voi è un uomo perdonato. Un uomo che è stato ed è salvato dai suoi molti peccati. Ed è così che mi presento. Non ho molto da darvi o offrirvi, ma quello che ho e quello che amo, sì, voglio darvelo, voglio condividerlo: è Gesù, Gesù Cristo, la misericordia del Padre.
Egli è venuto a mostrarci, a rendere visibile l’amore che Dio ha per noi. Per te, per te, per te, per me. Un amore attivo, reale. Un amore che ha preso sul serio la realtà dei suoi. Un amore che guarisce, perdona, rialza, cura. Un amore che si avvicina e restituisce dignità. Una dignità che possiamo perdere in molti modi e forme. Ma Gesù è un ostinato in questo: ha dato la vita per questo, per restituirci l’identità perduta. Per rivestirci con tutta la sua forza di dignità.
Mi viene alla memoria un’esperienza che può aiutarci: Pietro e Paolo, discepoli di Gesù, sono stati anche prigionieri. Sono stati anche privati della libertà. In quella circostanza, c’è stato qualcosa che li ha sostenuti, qualcosa che non li ha lasciati cadere nella disperazione, non li ha lasciati cadere nell’oscurità che può scaturire dal non senso. E’ stata la preghiera. E’ stato pregare. Preghiera personale e comunitaria. Loro hanno pregato e per loro pregavano. Due movimenti, due azioni che insieme formano una rete che sostiene la vita e la speranza. Ci preserva dalla disperazione e ci stimola a continuare a camminare. Una rete che sostiene la vita, la vostra e quella dei vostri famigliari. Tu parlavi di tua madre [si riferisce a una testimonianza]. La preghiera delle madri, la preghiera delle mogli, la preghiera dei figli, e la vostra: questo è una rete, che porta avanti la vita.
Perché quando Gesù entra nella vita, uno non resta imprigionato nel suo passato, ma inizia a guardare il presente in un altro modo, con un’altra speranza. Uno inizia a guardare se stesso, la propria realtà con occhi diversi. Non resta ancorato in quello che è successo, ma è in grado di piangere e lì trovare la forza di ricominciare. E se in qualche momento ci sentiamo tristi, stiamo male, abbattuti, vi invito a guardare il volto di Gesù crocifisso. Nel suo sguardo tutti possiamo trovare posto. Tutti possiamo affidare a Lui le nostre ferite, i nostri dolori, anche i nostri errori, i nostri peccati, tante cose in cui noi possiamo aver sbagliato. Nelle piaghe di Gesù, trovano posto le nostre piaghe. Perché tutti siamo piagati, in un nodo o nell’altro. E portare le nostre piaghe alle piaghe di Gesù, perché? Per essere curate, lavate, trasformate, risuscitate. Egli è morto per voi, per me, per darci la mano e sollevarci. Parlate, parlate con i sacerdoti che vengono, parlate... Parlate con i fratelli e le sorelle che vengono, parlate. Parlate con tutti quelli che vengono a parlarvi di Gesù. Gesù vuole risollevarci sempre. (.....)
E questa certezza ci spinge a lavorare per la nostra dignità. La reclusione non è lo stesso di esclusione – che sia chiaro – perché la reclusione è parte di un processo di reinserimento nella società. Sono molti gli elementi che giocano contro di voi in questo posto – lo so bene, e tu ne hai menzionati alcuni con molta chiarezza [si riferisce a una testimonianza]-: il sovraffollamento, la lentezza della giustizia, la mancanza di terapie occupazionali e di politiche riabilitative, la violenza, la mancanza di facilitazioni per gli studi universitari… E ciò rende necessaria una rapida ed efficace alleanza fra le istituzioni per trovare risposte.

martedì 6 dicembre 2016

Educare: l’esempio del Maestro Socrate


Un'insegnante dovrebbe essere come un istruttore di Educazione fisica: deve dare la dimostrazione pratica degli esercizi che gli alunni dovranno eseguire. Quindi deve dedicarsi con amore e devozione alla sua attività ed essere per i suoi studenti un vero esempio. Allora le lezioni resteranno impresse nel cuore degli allievi. La sincerità e la devozione non devono venir meno negli insegnanti.

La storia ci ha consegnato il modello dell’insegnante ideale nella figura del grande Socrate (469-399 a.C.). Egli fu nella polis ateniese la spina nel fianco di un sistema oligarchico, che temeva la Verità che il filosofo sosteneva e insegnava ai suoi allievi.

Il suo insegnamento si allontanava nella sostanza e nella forma da quello degli altri maestri del suo tempo. Nella sostanza, poiché era convinto che l’uomo con una sincera e continua ricerca potesse arrivare alla Verità, che comunque esiste nella sua assolutezza al di là dei risultati a cui si può giungere nella vita; nella forma, poiché il suo metodo non era il discorso bello e ricco di sottili argomentazioni, ma il dialogo proteso al Vero.

Con il relativismo e lo scetticismo divulgati con seducenti sermoni, anche i valori morali perdevano ogni fondamento. Ciascuno poteva essere arbitro della parola come dell’azione, rigettando sia il rigore della verità, sia la giusta norma del comportamento. Verità e Bene sono inscindibili e i giovani venivano guidati su questa via col disappunto sia dei Sofisti che dei politici.

Le accuse rivolte a Socrate di empietà e corruzione dei giovani dovevano nascondere la reale motivazione delle ostilità, che il filosofo con il suo insegnamento si era attirate. Proclamare il vero e praticare la giusta condotta, al di là degli interessi di parte, fu la causa della sua condanna a morte accettata con suprema equanimità, per non venir meno ai principi seguiti e indicati ai suoi allievi: rispettare le Leggi anche quando le sentenze sono ingiuste.

Questo il suo testamento morale e spirituale: l’amore per il Dharma (Rettitudine). Nel Museo delle Religioni a Prashanti Nilayam, Puttaparthi (India) egli figura insieme ad altri illustri maestri dell’antichità come Pitagora, Platone, Aristotele: glorie del Pensiero umano ispirato dalla Spiritualità






Estratto da articolo : Educare: l'esempio del maestro Socrate

martedì 22 novembre 2016

"L'arte di essere fragili" il nuovo libro di Alessandro D'Avenia

E' da qualche giorno in libreria il nuovo libro di Alessandro D'Avenia "L'arte di essere fragili " (ed. Mondadori).

“Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?” Sono domande comuni, ognuno se le sarà poste decine di volte, senza trovare risposte. Eppure la soluzione può raggiungerci, improvvisa, grazie a qualcosa che ci accade, grazie a qualcuno. In queste pagine Alessandro D’Avenia racconta il suo metodo per la felicità e l’incontro decisivo che glielo ha rivelato: quello con Giacomo Leopardi. Leopardi è spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato. Fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei. Nella sua vita e nei suoi versi, D’Avenia trova folgorazioni e provocazioni, nostalgia ed energia vitale. E ne trae lo spunto per rispondere ai tanti e cruciali interrogativi che da molti anni si sente rivolgere da ragazzi di ogni parte d’Italia, tutti alla ricerca di se stessi e di un senso profondo del vivere. Domande che sono poi le stesse dei personaggi leopardiani: Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese… Domande che non hanno risposte semplici, ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza. La sfida è lanciata, e ci riguarda tutti: Leopardi ha trovato nella poesia la sua ragione di vita, e noi? Qual è la passione in grado di farci sentire vivi in ogni fase della nostra esistenza? Quale bellezza vogliamo manifestare nel mondo, per poter dire alla fine: nulla è andato sprecato? In un dialogo intimo e travolgente con il nostro più grande poeta moderno, Alessandro D’Avenia porta a magnifico compimento l’esperienza di professore, la passione di lettore e la sensibilità di scrittore per accompagnarci in un viaggio esistenziale sorprendente. Dalle inquietudini dell’adolescenza.

Come è nata l’idea di questo libro?
“So che è una pazzia, ma allo stesso tempo è una sfida bellissima che nasce da dove nascono sempre le ispirazioni dei miei libri, ossia dagli occhi dei ragazzi che ho difronte nella classe dove insegno e dal cuore del ragazzo che sono stato quando ho incontrato per la prima volta Leopardi. Non mi sono mai rassegnato all'idea che tutti hanno di lui, forse perché ho avuto un professore che non lo ha mai confinato nelle tre fasi del pessimismo, delle pure semplificazioni scolastiche necessarie solo alle interrogazioni, ma me lo ha mostrato sempre come un indomito lottatore per la ricerca della felicità. A sedici anni gli sentii recitare il Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, e in quel momento, lo ricordo ancora, trovai le parole che mi servivano, un misto tra inadeguatezza e sete di vivere”.

Leggi qui l'intera intervista: Huffingtonpost - Intervista a Alessandro D'Avenia

domenica 13 novembre 2016

Dal 1 al 3 dicembre il Festival della Famiglia a Trento

Al centro giovani e futuro                

Pubblicato il programma della quinta edizione del Festival della famiglia dedicato a "Denatalità, giovani e famiglia. Le politiche di transizione all’età adulta". Le giornate dall’1 al 3 dicembre 2016 vedranno protagonisti i giovani, le istituzioni e le famiglie.
Le tre giornate della quinta edizione del Festival della famiglia saranno dedicate alle tre voci protagoniste delle politiche di transizione all’età adulta. Chiamate a confrontarsi su nuovi scenari possibili, dialogheranno tra proposte, idee, testimonianze per ripensare insieme nuovi futuri. La prima giornata ospiterà istanze, necessità e desideri raccontati da giovani ad altri giovani; la seconda darà spazio alle istituzioni, chiamate a dare risposta a quei racconti; la terza giornata sarà destinata alle famiglie e alla responsabilità di aiutare e sostenere le nuove generazioni nel loro cammino verso l’autonomia. Sarà ospite del Festival il ministro per gli affari regionali e autonomie con delega alle politiche familiari.
È possibile iscriversi compilando il modulo pubblicato sul sito www.trentinofamiglia.it.


Vedi programma completo del Festival : qui il programma completo

venerdì 14 ottobre 2016

"Punire non serve a nulla" Parola del Dott. Novara

"Punire non ha nulla a che vedere con l'educazione. Le punizioni sono elementi estranei ai processi educativi e non hanno nessuna chance di favorire davvero la crescita dei nostri figli. Meglio puntare sulla buona educazione, sulle mosse giuste e sull'organizzarsi bene"

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“Siamo sicuri che l’atto di punire c’entri con l’educazione e con la libertà? Le punizioni mortificano senza dare risultati efficaci”. Questo il pensiero del Dott. Daniele Novara, fondatore del Centro Psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti e docente all’Università Cattolica di Milano. Secondo Novara quando un adulto si serve di punizioni per esercitare il proprio ruolo educativo fa solo del male. Perché i bambini hanno bisogno di sentirsi accettati e accolti. Anzi urla o minacce possono compromettere il loro sviluppo emotivo, minare l’autostima e far perdere fiducia nei confronti delle figure di riferimento.
“Al bambino, immaturo per antonomasia, si stanno chiedendo oggi prestazioni esagerate” – ha sostenuto Novara, attualmente impegnato nella raccolta di materiale per una pubblicazione sulla punizione. Attraverso immagini e testimonianze riportate, in merito al litigio e alla punizione ha spiegato “come sia normale che i bambini litighino nonostante per anni nel mondo si sia andati avanti con l’idea che non si debba farlo.” “Il principio cardine dell’educazione è l’organizzazione – ha continuato Novara – la capacità di strutturare confini e autonomie secondo la fase psico-evolutiva corrispondente. Dai 0 ai 10 anni il bambino è abitudinario e ha la necessità di avere consuetudini che si ripetono. Non è necessario dare delle spiegazioni”.
Ma cosa fare se un bambino non rispetta le regole? “È necessario seguire innanzitutto tre principi chiave. In primis devono essere chiare: una regola ha bisogno al massimo di cinque parole, altrimenti il bambino entra in confusione. Devono poi essere condivise da entrambe i genitori e infine devono essere coerenti con l’età; l’infanzia ha bisogno di regole chiare e condivise, gli adulti, più vicini all’età adulta, hanno bisogno di una negoziarle”.
Per imparare a vivere e ad apprendere da ciò che non conosce, il bambino ha bisogno di sbagliare senza essere punito. Novara ha concluso: “educare senza punire è possibile e realistico. I genitori sono la più grande risorsa che i figli hanno. Fare le mosse giuste si può ed è il nostro compito”.

Dalla presentazione del libro: "Punire non serve a nulla"

giovedì 29 settembre 2016

Noi, genitori spazzaneve che non lasciamo fallire i nostri figli

Articolo estratto da : www.mamme.it


Cosa non faremmo per proteggere i nostri bambini? Per salvaguardarli, difenderli, tutelarli contro tutto e tutti, ogni genitore darebbe tutto sé stesso. Un’attitudine che caratterizza in particolar modo la società attuale –quella dei genitori apprensivi e chioccia – e che può avere anche risvolti negativi. La nostra generazione è stata ribatezzata come quella dei "genitori spazzaneve", e non è difficile capirne i motivi.

Sotto una campana di vetro i bambini rischiano di non crescere mai e di non imparare il senso della responsabilità.

Lancia questo allarme una preside inglese che punta il dito contro i cosiddetti "genitori spazzaneve": una categoria di mamme e papà che, spianando la strada ai figli e ripulendo il loro cammino da ogni difficoltà, in realtà finiscono con il danneggiarli.

Chi sono i genitori spazzaneve: i "genitori spazzaneve", fragili e ansiosi, non capiscono che gli ostacoli, per i bambini, rappresentano un importante momento di crescita e uno step fondamentale di sviluppo.

Specie quelli vissuti sui banchi di scuola. L’ambiente scolastico, infatti, con le prime regole, le norme sociali e di buona educazione, il rigore degli insegnanti e l’obbligo dei compiti e del sacrificio, impone ai bambini modelli di comportamento che li condurranno a diventare adulti responsabili e capaci di affrontare gli impegni della vita.

Vogliamo davvero crescere dei figli fragili?

Per i genitori ansiosi e apprensivi, invece, sempre più spesso la scuola è il nemico da fronteggiare. Un’entità minacciosa da cui difendere i bambini, giustificandoli in ogni situazione. Il bambino non ha fatto i compiti? Il bambino non vuole andare a scuola? Il bambino ha preso un brutto voto? Il genitore spazzaneve in tutte queste situazioni tende a frapporsi tra il piccolo e la scuola, facendo muro e giustificandolo in ogni circostanza, per difenderlo ed evitargli il sapore amaro del fallimento.

I bambini iperprotetti, così, finiscono per non avere gli strumenti per crescere e rimangono imprigionati nella loro condizione infantile troppo a lungo.

E allora, genitori, riflettete: siete davvero sicuri di volere allevare una generazione di individui deboli e fragili?

martedì 6 settembre 2016

Facciamola finita di non fare i genitori: spetta a loro il compito di dare delle regole.


Articolo originale su:

UPPA (Un Pediatra Per Amico)






Il testo dell’articolo è tratto dal libro di Paolo Sarti, “Facciamola finita!”, Mandragora, 2011

 

Bambini viziati e genitori isterici…


Facciamola finita! Lo chiedono con forza e da tempo, senza saperlo, con la loro irrefrenabile agitazione, i loro incontenibili nervosismi, i sonni ormai impossibili, le disappetenze ostinate e le isteriche bulimie. Bambini cresciuti con una rabbia e un’arroganza relazionale ingiustificate e insostenibili, un’ansia da prestazione esasperata. Capaci di soccombere per un insuccesso scolastico fino a farci registrare un inquietante aumento di suicidi adolescenziali. 

O, all’opposto, istericamente aggressivi, con gestualità minacciose e sfidanti, anche solo per festeggiare un successo sportivo strappato con ossessiva tenacia, solitamente priva di regole e di rispetto.

Niente regole, niente limiti e niente imposizioni naturalmente, secondo i canoni della più libertaria delle pedagogie: tutto concordato, vagliato e deciso con loro e a loro subordinato. 

Tutto finisce così per delinearsi e strutturarsi a stretta, angusta misura di bambino, lontano da ogni matura organizzazione e da ogni prospettiva adulta. Un mondo bambino viziato, carico di individualismo e di rumoroso protagonismo esibito. Un mondo statico, tutto basato sull’oggi, dove all’adulto è concesso solo di fare da spettatore e, naturalmente, da servitore.

Facciamola finita con questa improbabile e fallimentare pedagogia delle coccole, giustificativa a oltranza, preservatrice da ogni sforzo, impegno, lotta o frustrazione. Siamo riusciti a rendere i nostri figli non solo inabili, ma anche insopportabili e decisamente antipatici.

Ai genitori spetta il compito di dare delle regole

Con i genitori annientati in una pseudo-democraticità decisionale che vede i bambini costretti a decidere al posto loro, costretti ad assumersi responsabilità operative che invece sarebbero e dovrebbero rimanere tutte e solo dell’adulto. Falsamente democratici, scarichiamo sui bambini l’obbligo che avremmo come adulti di decidere con appropriatezza e lungimiranza. E lo facciamo non per rispetto del bambino ma per paura di non saper sostenere la sua reazione se contrariato dalla nostra decisione.

Così finisce che decidono i bambini: solo che loro sanno farlo solo con opportunismo e nel presente (perché è così che, per natura, si muove il pensiero infantile); quindi pagheranno nel futuro ciò che oggi non gli è stato possibile prevedere. “Vuoi andare dalla nonna?”, “Lo vuoi questo vestitino?”, “Vuoi andare a letto?” Poveri bambini, sopraffatti dal carico decisionale!
I genitori sono così fragili ed emotivi da ritrovarsi incapaci di porre regole, di predisporre con autorità e solidità paletti tali da consentire al bambino di orientarsi una volta adulto: tutto subito, tutto garantito, tutto gratis, tutto ossessivamente e individualmente semplificato.  Facciamola finita di non fare i genitori. Sono ormai molti anni che esercito la professione di pediatra e non avevo mai visto una generazione di bambini così in crisi.

Genitori sempre più isterici

Se l’aver mollato sull’educazione avesse almeno prodotto genitori più liberi, più riposati, più tranquilli, non più stressati da quest’impegno quotidiano e costante! Certo sarebbe stato comunque un problema, perché di fatto rinunciare a educare produce bambini a rischio, ma almeno i genitori avrebbero potuto “starsene in pace” a dedicarsi alle loro cose. Niente di tutto questo. Spesso oggi, oltre ad avere bambini stressati e disorientati, abbiamo anche genitori sempre più isterici, stremati, pentiti di essersi riprodotti. Insoddisfatti e tormentati nella loro quotidianità, e con un unico obiettivo ormai: quello di far passare il tempo più velocemente possibile e arrivare quanto prima al punto in cui il bambino avrà superato la sua “bambinità” e si ritroverà finalmente adulto, accoppiato e con un buon lavoro (ma, naturalmente, senza andarsene di casa! perché mai dovrebbe farlo? dove potrebbe star meglio?).

E già si vedono questi figli, così decisionali e autodeterminati, che benché cresciuti finiscono per non uscire mai di casa, facendo coppia troppo tardi, finendo gli studi sempre oltre i limiti canonici, prolungando il tempo della dipendenza a suon di inutili e costosi master di specializzazione. Non si sentono mai pronti per abbandonare lo status di figlio, e continuano a ricorrere ai genitori oltre i limiti storicamente concessi.
Un po’ come effetto, un po’ come causa, anche i genitori assumono un atteggiamento dissociato: se quando i figli erano piccoli non speravano altro che in una loro crescita veloce (evitando di gestire le difficili e complesse relazioni di quelle età), una volta cresciuti, invece, fanno di tutto per mantenerli legati alla casa, ancorandosi alle rassicuranti, facili, superficiali relazioni quali sono quelle che si riescono a instaurare con “i nostri ragazzi” di oggi, adulti non cresciuti, adulti eternamente e tenacemente bambini, tutti papà e (soprattutto) mamma!



L'autore:
Paolo Sarti è nato a Firenze nel 1949. Pediatra di famiglia, ha insegnato alla facoltà di Medicina e alla facoltà di Psicologia dell’Università di Firenze. È stato consulente della Regione Toscana per l’educazione sanitaria e ha curato la formazione del personale degli asili nido del comune di Firenze. Si occupa in particolare di corsi di accompagnamento alla nascita e di educazione sessuale nelle scuole. È autore di numerosi libri, alcuni in collaborazione con Giuseppe Sparnacci, Manuela Trinci e  Anna Oliverio Ferraris. Ama scrivere canzoni, dipingere, curare l’orto e, soprattutto, viaggiare continuamente.





sabato 3 settembre 2016

Ogni occasione è buona.... (basta esserne consapevoli)




Ogni occasione è buona per educare, a casa così come a scuola. 
E basta poco: un sorriso, un abbraccio, un saluto


(un bel video qui : ogni occasione - english version )

sabato 20 agosto 2016

Adolescenza: il segreto di ogni modello educativo è avere sempre un approcio ottimista

Adolescenza in famiglia: come aiutare i genitori ad affrontare un periodo difficile per i propri figli

L’età dell'adolescenza dei propri figli si presenta per molti genitori come una situazione di grande incertezza e di preoccupazione.


Tuttavia, se viene vista come una fase normale e naturale della vita dei propri ragazzi, e soprattutto se si è ben preparati ad affrontarla, può essere la giusta occasione per considerarla come un periodo di sfida e di crescita personale per tutta la famiglia.

Adolescenza: un libro per aiutare e orientare i genitori
Il libro scritto dalla Dott.ssa Teresa Artola González, Situazioni quotidiane dei tuoi figli adolescenti, (traduzione italiana dal plurieditato libro spagnolo Situaciones cotidianas de tus hijos adolescentes) è una guida di riferimento fondamentale che aiuta a capire meglio gli adolescenti e le situazioni che ruotano attorno a loro.
In questa opera si affrontano alcune delle situazioni e dei problemi quotidiani più comuni con i quali si trovano a doversi confrontare molti genitori. Si illustrano ad esempio le caratteristiche dello sviluppo di un adolescente e quali sono i principali problemi tra i 12 e i 16 anni. Il libro si compone di sei capitoli e offre alcuni orientamenti a fini pedagogici, per mettere in pratica quello che si legge, con alcune raccomandazioni bibliografiche per approfondire la materia.
Il primo capitolo riassume le trasformazioni degli adolescenti e definisce questa tappa come un processo, non come un problema. Partendo da questo principio, l'autrice spiega questa tappa come un primo passo di transizione verso la maturità, verso lo sviluppo personale del carattere e della personalità per la ricerca di una propia identità che porti a configurare il progetto di vita dei futuri adulti. I genitori devono affrontare questo processo con serenità, pazienza, ascolto ed unione.
Nel secondo capitolo si affronta il tema della comunicazione tra genitori e figli, che diventa problematica nel periodo dell’adolescenza. L'autrice descrive quali possono essere le reazioni dei genitori e le soluzioni davanti ai problemi che derivano proprio dalla mancanza di comunicazione. Allo stesso tempo offre varie soluzioni per risolvere le difficoltà di comunicazione tra genitori e figli.
Il terzo capitolo è centrato sul tema del tempo libero. Secondo l’autrice, l’ozio non ha cehe vedere con la pigrizia. Bisogna impararae ad usare il tempo libero per fare attività ricreative, ludiche ma anche di formazione. Il tempo libero deve essere usato con responsabilità e criterio. Inoltre è bene abituare i giovani ad aprirsi agli altri con generosità.
Nel quarto capitolo si riflette sul tema dell’amicizia durante l’adolescenza. L'autrice spiega che gli amici hanno un grande peso in questo periodo e possono essere di contrappeso all'influsso paterno. Allo stesso modo, segnala che l'adolescenza è la tappa della nascita della vera amicizia ed offre chiavi affinché questo processo sia adeguato, insegnando ai figli a sviluppare abilità sociali e comunicative.
Nel quinto capitolo si affrontano i problemi che preoccupano maggiormente i genitori, offrendo suggerimenti preziosi per risolverli, come ad esempio intuire il sorgere di certe problematiche e prevenirle.
Nell'ultimo capitolo infine l'autrice si concentra sui valori e sulle virtù, come la sincerità, l'obbedienza, la responsabilità, gli ideali e la sobrietà.
Il segreto di ogni modello educativo è avere sempre un approcio ottimista
Il libro offre una guida di consultazione e di orientameno molto efficace, con un contenuto ben spiegato ed ordinato. La sua lettura è agile e, grazie ai suoi consigli pratici, è un'opera di riferimento che ogni educatore e padre dovrebbe consultare con i propri figli. Ogni tema è affrontato sempre con un punto di vista ottimistico, ma allo stesso tempo realista, offrendo modelli educativi utili per orientarsi nel mondo attuale e che possono essere concretamente adattati a ogni situazione reale, partendo però dal punto che la conoscenza dei propri figli è fondamentale per intevenire con successo sui loro problemi e sulle loro inquietudini.


(*) Carmen María Martínez Conde è laureata in Sociologia e ha un Master in Matrimonio e Famiglia