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lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

giovedì 15 giugno 2017

Film d'estate da vedere insieme: Hugo Cabret

Da questa settimana parte una rubrica dedicata a film che è possibile vedere tutti insieme: sia in famiglia, che in più gruppi di famiglie insieme magari inventando una sorta di "cineform da vacanze". Partiamo proponendo un film del 2011 con la regia di Martin Scorsese: il bellissimo "Hugo Cabret"
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Un treno, in arrivo alla Gare de Montparnasse non riesce a fermarsi. Esce dai suoi binari, inizia a spazzare via tutto ciò che incontra, chioschi di giornali, negozi, tavolini, infine sfonda la grande vetrata circolare della stazione; la locomotiva resta per un momento sospesa a mezz’aria e infine precipita rovinosamente a terra.
E’ un sogno; si è trattato di un sogno del piccolo Hugo (una sequenza che è costata mesi di lavorazione) ma in fondo ce lo potevamo aspettare, in questo film che è tutto un omaggio al fascino delle immagini in movimento: Scorsese ha forse voluto riprodurre, aggiornandola, l’emozione degli spettaori del primo film dei fratelli Lumière, quando l’immagine di un treno che avanzava in direzione degli spettatori li fece sobbalzare per lo spavento.
La nostalgia dei primi anni del cinema è la corda emotiva del film: quella breve stagione che ha avuto come protagonista Georges Méliès, che partendo da una innovazione che appariva poco più di una curiosità tecnica, riuscì a mostrare le infinite possibilità inventive del nuovo mezzo, a cui fece seguito un repentino oblio quando lo scoppio della prima guerra mondiale rese di colpo fuori registro i giochi d’illusione delle sue opere.
Scorsese gioca di rimando e stabilisce un ponte con quell’epoca cercando di osare anche lui, in modo da farci recuperare, quasi cent’anni dopo, lo stupore del cinema: ha quindi impiegato (per lui è la prima volta) il 3D e le ricostruzioni in CG di una favolosa Parigi anni ’30, grazie anche alle curatissime scenografie di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo (sicuramente da Oscar).
Gli occhi azzurri ma tristi del dodicenne Hugo Cabret (Asa Butterfield, già apprezzato in Il bambino con il pigiama a strisce) sono l’altra attrazione del film: un ragazzo orfano che vive negli spazi lasciati liberi dai grandi ingranaggi dell’orologio della stazione, che sogna,di far funzionare un pupazzo meccanico lasciato incompiuto dal padre nella speranza di scoprire qualche messaggio che forse gli ha voluto lasciare.
Il mondo intorno gli è ostile ma lui coglie una speranza, percepisce una provvidenza che sicuramente finirà per occuparsi anche di lui : “Immagino che tutto i mondo sia come un enorme meccanismo. Le macchine non hanno mai dei pezzi in più. Hanno sempre l’esatto numero che serve. Così ho pensato che se tutto il mondo è una enorme macchina io non posso essere in più. Io debbo essere qui per qualche motivo”.
Nonostante i due protagonisti abbiano dodici anni, a stento il film si può definire per ragazzi: apprezzare le sbiadite e tremolanti immagini dei film di Méliés vuol dire avere una buona cultura cinematografica; manca la scena clou, sempre presente in film di questo genere, spesso una divertente e concitata sequenza di inseguimento ma in particolare manca una vera dialettica fra i due protagonisti, un confronto/contrasto di caratteri, lo sviluppo interiore della loro amicizia. Se conosciamo bene la storia di Hugo, ben poco sappiamo di Isabelle (veniamo sbrigativamente informati che è orfana anch’essa) e il personaggio resta di semplice spalla a quello di Hugo. Infine l’aggancio fra le vicissitudini del robot meccanico e le opere cinematografiche di Méliés appare un po’ forzato.
E’ stato detto che l’idea di realizzare questo film è venuta in mente a Scorsese mentre leggeva a sua figlia dodicenne l’omonima graphic novel di Brian Selznick .
E’ bello pensare che sia avvenuto proprio così: il regista ha colto l’occasione per manifestare tutta la sua passione per il cinema dei primi tempi ma al contempo ha voluto trasmettere a sua figlia, nei due giovani protagonisti, l’amore per il cinema (Hugo) e per la lettura (Isabelle).

La scheda del film
paese: USA
anno: 2011
regia: Martin Scorsese  
sceneggiatura: John Logan
durata: 125'
interpreti: Asa Butterfield, Ben Kingsley, Sacha Baron Cohen, Emily Mortimer, Ray Winstone, Jude La

sabato 10 giugno 2017

"Ma una cosa la sanno, anche se ogni volta sembrano scordarsene”

Il vescovo li vide arrivare, una folla di persone dall’aria decisa. Sospirando, si girò verso di loro.
“Che cosa volete, figlioli?”
Quello che era evidentemente il loro capo si fece avanti: “Vogliamo che la Chiesa…”
Il santo vescovo li ascoltò pazientemente, poi ad un certo punto alzò la mano. “Sì, sì, credo di avere capito. A questo punto penso che sia meglio che queste che cose le chiediate direttamente a Dio”.
Si levò un mormorio di sorpresa. “Ma… disturbarlo per…” Ma il vescovo fece un cenno con la mano a liquidare l’obiezione e si avviò con passo deciso. Gli altri lo seguirono.
Dio stava potando delle viti nel suo giardino. “Sì, un attimo, ho quasi finito.” Recise un ultimo ramo e poi si sedette su un muretto. “Allora, forza, parlate” disse, con fare affabile.
Si fece avanti il capo del gruppo. “Signore, ecco, noi… vorremmo che permettessi l’uso di anticoncezionali…”. Disse, quasi farfugliando.
Dio scambiò un’occhiata con il vescovo. “Certo, lo permetto”.
Un mormorio di sorpresa si levò tra i presenti, che cominciarono a scambiarsi pacche sulle spalle.
“C’è altro, vero?” disse Dio.
“Ecco, vorremmo che fossero permessi anche i rapporti omosessuali…”
“Sono permessi”, disse Dio.
Da alcuni degli astanti si levarono degli “Olè”.
“E anche i rapporti al di fuori del matrimonio…”
“Accordàti”, fece Dio.
“La masturbazione…”
“Certo”
“L’aborto…”
“Come no. Ma aspettate, è inutile che vi sforziate di esprimerlo in parole, tanto lo posso leggere in voi cosa vorreste fare”.
Li guardò, uno per uno. “Vorreste fare del sesso quando vi va e con chi vi va? Lo permetto. Anche con dei bambini? Sì, lo permetto. Vorreste impossessarvi dei beni di chi secondo voi ha troppo? Lo permetto. Della donna, dell’uomo di un altro? Lo permetto. Anche con la forza? Con la menzogna? Lo permetto. Volete uccidere chi non sopportate? Permetto anche questo”.
Man mano che Dio parlava, tutti ad uno ad uno tacquero.
Dio si alzò. “Io permetto tutte queste cose. Le permetto già. E dovreste saperlo, visto che già le fate. Tutte”.
Si avvicinò, e fissò negli occhi il loro capo. “Ma quello che non posso fare è dire che tutte queste cose vi renderanno felici. Non posso proprio farvele bastare. Perché io ho fatto voi uomini in un’altra maniera.” Mentre parlava sorrideva, un sorriso triste.
“Non solo il fare tutte queste azioni non vi basterà, ma vi renderà ancora più infelici, perché sono proprio il contrario del modo in cui vi ho fatto”.
Il leader del gruppo abbassò lo sguardo. Dio gli posò una mano sulla spalla. “Vi ho fatti in una certa maniera, e nemmeno io posso farvi in maniera diversa senza disfarvi del tutto. Nel fondo del vostro cuore voi non volete le cose che avete chiesto: chiedete delle cose che pensate colmino quella sete che avete, ma non sono le cose giuste. Sono le cose che qualcuno che odia voi e me vi ha suggerito proprio sapendo cosa vi succederebbe”.
Si rivolse a quelli dietro. “Voi, che già le fate, ditemi, vi hanno resi felici, o ancora più disperati e famelici? Cosa è successo, come conseguenza di quelle azioni? Quale tristezza e schifo hanno generato?” Nessuno parlò. “E quindi,” proseguì Dio, “cosa vorreste che io facessi? Che, nonostante quello che siete, quello che è, io vi dessi il permesso di sentirvi giustificati qualsiasi cosa facciate? In maniera da accusarmi anche di questo? Bene, il permesso di farlo ve l’ho dato. E ve l’ho dato fin dal principio. Si chiama libertà. Ma avete anche qualcosa d’altro, dentro, cioè la conoscenza di cosa sia bene e cosa sia male. E nemmeno io posso togliervela, perché ve la siete presa assieme alla libertà”.
Si accostò al vescovo, passò il braccio attorno alle sue spalle bianche e lo strinse a sé. “Il vostro vescovo vi può ricordare cosa io stesso ho detto ai vostri padri. Cos’è che può rendervi felici. Ma, se non lo posso io, neanche lui può cambiare la vostra natura”.
“Cos’è che può renderci felici, allora?” Chiese il capo del gruppo.
“Già lo sai.” Disse Dio “stare qui assieme a me”.
A questo punto, il silenzio era totale. Neanche si sentivano più gli uccellini tra i rami del giardino. Poi, uno ad uno, i presenti si voltarono e se ne andarono.
Alla fine rimasero solo Dio e il vescovo. Il vescovo sospirò.
“Credi che l’abbiano capito, stavolta?” Chiese, rivolgendosi a Dio.
Dio si strinse le spalle. “Come tutte le altre volte. Ma una cosa la sanno, anche se ogni volta sembrano scordarsene”.
Il vescovo si girò verso Dio. “E qual è?”
Rispose Dio “Che io li amo”. 


Dal sito : berlicche