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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

martedì 11 maggio 2010

Sintesi intervento di S.E. Card. Carlo Caffarra, 3 maggio 2010 sui temi dell'Educazione

"Educare: una responsabilità, un compito, una gioia"
Convegno FISM, Teatro dell’Osservanza - Imola (BO)


Sintesi tratta dall'intervento completo scaricabile all’indirizzo : http://www.caffarra.it/convegno030510.php

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Essenzialmente il rapporto educativo è un rapporto fra un’autorità ed una libertà.
Il contenuto di questo rapporto è costituito dall’offerta di una proposta di vita fatta dalla persona autorevole alla persona in formazione.
Che cosa si intende per "proposta di vita"? Se paragoniamo la vita alla costruzione di un edificio, ciò che è il progetto per l’edificio è la "proposta di vita" [che costituisce il contenuto del rapporto educativo] per la persona educanda.
In queste semplici osservazioni è racchiuso tutto: il compito, la responsabilità, la gioia di educare. Ma anche i gravi problemi.

Esistono alcuni presupposti che implicitamente o esplicitamente devono essere ammessi dall’educatore, altrimenti la relazione educativa non può neppure essere istituita, o rischia comunque di isterilirsi.
→ La libertà ed il suo esercizio non è un assoluto al di sopra del quale e prima del quale non esiste nulla. Mi spiego con un esempio molto semplice. Hitler e Madre Teresa hanno vissuto secondo un progetto esistenziale liberamente scelto e realizzato. Sono sicuro che nessuno di voi però pensa che sia la vita di Hitler che la vita di Madre Teresa meritano lo stesso giudizio, dal momento che ambedue erano liberamente vissute.
L’esempio ci fa capire una cosa di fondamentale importanza. Esistono progetti di vita buoni e progetti di vita cattivi. O – il che equivale – esiste una verità circa ciò che è bene e ciò che è male, che precede l’esercizio della nostra libertà e in base alla quale esso è giudicato.
Perché una persona si assume il compito e la responsabilità di fare ad un’altra una precisa proposta di vita? Perché ritiene che questa proposta sia vera: dica cioè la verità circa ciò che è il bene e il male della persona. Ed anche perché ritiene che l’altro possa sbagliarsi nel progettare la sua vita: siamo al secondo presupposto.
→ La persona umana nasce avendo nel cuore un desiderio illimitato di beatitudine, e in questo desiderio di beatitudine la mano creatrice di Dio ha seminato una inestinguibile sete di verità e di bontà. La persona umana, quando giunge nel mondo, è come una grande promessa che può essere realizzata e può essere delusa. Non può essere lasciata a se stessa: ha bisogno di essere, e chiede di essere aiutata a realizzarsi nella verità e nel bene. L’atto educativo nasce dalla condivisione del destino dell’altro. Non una condivisione qualsiasi, ma che si concretizza precisamente nell’indicazione della via che porta alla beatitudine.
→ Tutto questo comporta da parte dell’educatore una visione della persona umana; l’educatore deve saper rispondere alla domanda: chi è l’uomo? Il rapporto educativo si radica sempre in un’antropologia.

A questo punto abbiamo tutti gli elementi per definire il rapporto educativo dal punto di vista della fede cristiana.
Esso si istituisce quando l’educatore fa alla persona educanda la proposta cristiana della vita. È fondamentale capire che cosa significa "proposta cristiana della vita".
Gli storici dell’arte cristiana ci dicono che sui più antichi sarcofagi Cristo era spesso raffigurato sotto la figura del filosofo e del pastore. Tralasciamo la considerazione della seconda raffigurazione, e riflettiamo sulla prima.

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Due precisazioni importanti. La proposta cristiana non si aggiunge estrinsecamente alla realizzazione della nostra umanità, ma è la modalità della perfetta realizzazione della medesima. Quando poi si parla di "vita umana" si intende tutto ciò che concretamente costituisce la trama della nostra vita quotidiana. L’educazione dunque cristiana si definisce in riferimento alla proposta di vita propria della visione cristiana [cfr. art. 2 della Carta formativa].

Possono sorgere dentro di noi a questo punto due difficoltà nei confronti della definizione cristiana di educazione.

La prima: in un contesto sempre più pluralistico, anche dal punto di vista religioso, non è contrario ad una pacifica convivenza sociale educare la persona ad una forte identità? Questa difficoltà fa parte oggi del comune sentire, e sembra essere come una specie di dogma indiscutibile. In realtà è profondamente disumana e disumanizzante. Per varie ragioni. Ne accenno alcune.
Essa parte da una visione astratta della persona umana, cioè falsa. Ogni persona umana nasce all’interno di una cultura e di una tradizione. Realizza cioè la comune umanità nella molteplice diversità delle culture. La convivenza fra varie persone non si ottiene azzerando le diversità, credendo in questo modo di raggiungere la natura umana "pulita" da ogni incrostazione storica. Sarebbe come se, partendo dal fatto che di ogni uomo è proprio il linguaggio, si ritenesse che esista una sola lingua uguale per tutti.
Poiché è questa una visione astratta, non reale, ideologica, c’è un solo modo per proporla: imporla per legge. [cfr. il tentativo di una Costituzione Europea]. Pensare di creare comunione interpersonale, vera convivenza mediante le regole, è un’illusione. Se non altro perché non esiste regola capace di far rispettare le regole.

La seconda difficoltà: educare nel modo suddetto non è contro la libertà della persona? Anche questa idea che vede l’educazione e la libertà come due grandezze confliggenti è oggi comune, ma va rifiutata.

La libertà umana non è della stessa natura della spontaneità animale. La libertà umana è un auto-determinarsi, e quindi un scegliere in base alla conoscenza di ciò che scelgo. È la verità circa il bene e il male la radice della libertà. Il pensare che la libertà della persona possa nascere come per generazione spontanea da un terreno incolto, e che pertanto vada evitata ogni coltivazione della persona, è ignorare completamente i grandi dinamismi dello spirito.

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Scopi e Attività dell'associazione (da Statuto art. 2)

L’Associazione, che trae origine e mantiene il proprio riferimento ideale nella dottrina sociale cattolica e nella esperienza cristiana in campo educativo, promuove lo svolgimento di attività di utilità sociale e di promozione culturale, non ha fini di lucro.
L’Associazione, in particolare, intende promuovere lo sviluppo della persona umana in tutte le sue espressioni , i principi di libertà e di promozione della cultura, favorendo l’esercizio del diritto all’istruzione, alla cultura, alla formazione, nonché alla valorizzazione delle attitudini e delle capacità di ogni persona e i diritti e le responsabilità della famiglia in campo educativo.
Per la realizzazione dei propri scopi l’Associazione si propone di:
a) promuovere e gestire iniziative, servizi ed attività in ambito educativo;
b) gestire servizi educativi per i bambini, gli adolescenti e i giovani, tra i quali ludoteche, centri di aggregazione, servizi per l’infanzia, asili nido, centri estivi, doposcuola, servizi scolastici ed extrascolastici;
c) sostenere le responsabilità della famiglia in ambito educativo, anche attraverso iniziative di sensibilizzazione e di aiuto alle famiglie in difficoltà;
d) realizzare o partecipare ad iniziative di studio, formazione e orientamento per bambini, adolescenti , giovani e loro famiglie
e) promuovere e gestire attività espressive, artistiche, sportive, ricreative e per il tempo libero;
f) promuovere attività formative, culturali e di sensibilizzazione;
g) promuovere iniziative solidaristiche.
L’associazione promuovendo attività di interesse generale e di utilità sociale opera a favore di soci e di terzi.
Nello svolgimento dell’attività l’Associazione può collaborare con soggetti pubblici e privati e aderire ad organismi locali, nazionali e internazionali aventi analoghe finalità.