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Amici di Mariele cooperativa sociale onlus | Vicolo Parco sud 2 | 40018, San Pietro in Casale (BO)

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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

lunedì 31 agosto 2020

Oggi sono 150 anni dalla nascita di Maria Montessori

Maria Tecla Artemisia Montessori nasca a Chiaravalle (AN) il 31 agosto 1870 e nella sua vita svolse attività di educatrice, pedagogista, medico, neuropsichiatra infantile, filosofa e scienziata italiana. In Italia, fu una tra le prime donne a laurearsi nella facoltà di medicina.

Divenne famosissima nel mondo grazie al famoso metodo educativo per bambini che prese il suo nome, ovvero il “Metodo Montessori”. Questo metodo inizialmente fu utilizzato in Italia, ma a breve fu adottato in tutto il mondo, ed ancora oggi le scuole montessoriane vengono preferite ad altre.

Figlia di Alessandro Montessori e Renilde Stoppani vide però come figura da seguire lo zio Antonio Stoppani. Antonio Stoppani era un abate e scienziato e cercava da sempre di dimostrare la convivenza tra fede e scienza. La giovane Maria Montessori ebbe nell’abate Stoppani il punto di riferimento per l’avvio agli studi e per la conoscenza dell’epoca. Dalla madre invece ricevette un sostegno costante alle sue idee innovative ed verso alcune scelte troppo futuristiche per l’epoca.

A Roma dovette abbandonare l’idea di iscriversi al corso di Medicina poiché riservata esclusivamente agli studenti del Liceo Classico. Decise quindi di iscriversi alla facoltà di Scienze e dopo due anni di trasferirsi alla facoltà di Medicina. Riuscirà a laurearsi brillantemente in questo corso di studi, risultando così la terza donna a ottenere questo risultato accademico.

Maria Montessori manifestò immediatamente un interesse precoce nei confronti dei bambini con maggiori difficoltà, frequentando quindi assiduamente i quartieri più poveri di Roma ed informandosi sempre maggiormente sugli argomenti di igiene medica.

Decise quindi di specializzarsi in neuropsichiatria infantile dedicandosi in maniera assidua alle ricerche in laboratorio. Si concentrò in modo particolare proprio sui batteri e le malattie presenti nei quartieri più poveri di Roma che aveva precedentemente frequentato.

Nel 1907 a San Lorenzo, Roma, aprì la prima Casa dei Bambini.

Durante un congresso in America nel 1913 verrà presentata come la donna più interessante d’Europa ed i suoi metodi divennero modelli mondiali nell’istruzione dei bimbi di tutte le idee.maria montessori

Con la comparsa del ventennio fascista in Italia Maria Montessori venne accusata di legami con il regime. In realtà a Maria non interessavano minimamente le idee fasciste ma collaborava con quest’ultime solo per arrivare al suo fine ultimo: la costruzione delle Casa dei Bambini in modo da poter tirare fuori i fanciulli dalla strada. Sotto questo aspetto soventi sono le critiche mosse nei suoi confronti, che devono essere assolutamente rivalutate.

Nel 1926 organizzò il primo corso di formazione nazionale che preparava gli insegnanti ad utilizzare il suo metodo. Inutile dire che fu un vero e proprio successo con oltre 180 insegnanti provenienti da tutt’Italia per poter apprendere le idee al dir poco rivoluzionarie. Saranno proprio queste però a costringerla ad abbandonare l’Italia nel 1934. Sempre negli stessi anni verranno chiuse tutte le scuole che insegnavano secondo il suo metodo sia in Italia che in Germania.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trova con il figlio in India. Qui fu internata in quanto proveniente da un paese nemico. Riuscirà a tornare nella sua amata Italia solamente nel 1946 per poi trasferirsi da degli amici nei Paesi Bassi.

Il 6 maggio del 1952 morì a Noordwijk, Olanda meridionale.

venerdì 7 agosto 2020

Siamo scuola primaria paritaria “Mariele Ventre”: lettera aperta

 

Chiunque educa fa un servizio pubblico!

Sono passati 10 anni da quando questa appassionante avventura ha mosso i suoi primi passi, iniziando da un gruppo di famiglie che desideravano dare continuità educativa all’esperienza vissuta all’asilo parrocchiale di San Pietro in Casale.

Adessoa.

In una recente intervista Luigi Berlinguer, ex Ministro dell’Istruzione che ha voluto e ottenuto la legge 62/2000 sulla parità scolastica durante il secondo governo D’Alema, ha detto: “Lo ribadisco con chiarezza e forza: chiunque svolga una funzione di insegnamento svolge un servizio pubblico. Chiunque, ripeto.” (Avvenire, 8 marzo 2020).

Chiunque insegna contribuisce al bene di tutti; lo vediamo quotidianamente nelle nostre scuole statali, parrocchiali e anche in tante associazioni sportive dilettantistiche del nostro territorio. La stessa cosa ci ha mostrato Mariele: educando, ha insegnato a cantare ad un’intera generazione.

Desideriamo ora dire grazie al Sindaco e alla Giunta di San Pietro in Casale, per la presenza attenta ed intelligente che da sempre ci riservano. Per questi dieci anni vogliamo poi ringraziare Don Dante e tutti i parrocchiani di San Pietro; senza il loro concreto sostegno quest’Opera non sarebbe mai partita. Grazie anche a tutte le famiglie che scelgono e amano la nostra scuola e a tutte quelle persone che gratuitamente dedicano parte del loro prezioso tempo per farla crescere.

Nel tempo ci siamo accorti tuttavia che spesso è più facile demolire che costruire, soprattutto senza conoscere. Costruire è un lavoro, e bisogna amare per farlo. Per questo ci piace incontrare chiunque desideri saperne di più, perché comprenda davvero cosa ci muove.

Noi intanto desideriamo continuare ad educare.

Il Direttivo cooperativa sociale “Amici di Mariele” onlus

sabato 1 agosto 2020

L'ex ministro Berlinguer su legge scuole paritarie: «Legge di alto valore costituzionale»

Articolo pubblicato su Avvenire domenica 8 marzo 2020 a firma Enrico Lenzi (qui originale)





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Una «legge di rilievo costituzionale» e «per certi aspetti rivoluzionaria». Venti anni dopo Luigi Berlinguer, ministro della Pubblica Istruzione all’epoca del varo, è fermamente convinto di quel passo che ha cambiato il volto del sistema scolastico italiano. «La legge 62/2000 viene definita legge sulla parità scolastica – sottolinea l’ex ministro – , ma è stata qualcosa di più, di molto di più».

In che modo? Basta leggerne il titolo che volli darle: 'Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione'. Dunque non solo parità scolastica, ma anche diritto allo studio e, cosa inedita, all’istruzione'.

Perché definisce inedito parlare di diritto all’istruzione? Perché nella nostra Costituzione sono sanciti esplicitamente diversi 'diritti', non quello all’istruzione che compare più indirettamente. Ebbene con la 62/2000 per la prima volta una legge parla esplicitamente di questo diritto. Ecco perché definisco questa una legge di rilievo costituzionale.

Ma questo passaggio era chiaro a tutti sin dall’inizio? Non si direbbe viste le resistenze e le polemiche che accolsero la legge. Come visse quei giorni? Venni sollecitato dalle forze cattoliche a porre mano alla questione della parità scolastica, contro la quale si schierarono esponenti della sinistra estrema. Ed io volli però dare vita a una legge che non solo creasse un sistema paritario, ma riconoscesse anche che proprio quel diritto all’istruzione, di cui ritengo depositario qualunque bambino nato in questo Paese. Ecco perché non mi piace quando si parla di 'scuola che deve essere inclusiva', come se gli studenti fossero degli ospiti ('inclusi') e non, come invece sono, cittadini del mondo della scuola.

Insomma una conseguenza di quel diritto all’istruzione della seconda parte del titolo della legge 62/2000? Certamente, anche se a tutti non fu chiara subito la portata di questa legge. Da una parte essa dava risposta a quel dettato costituzionale che, all’articolo 33 prevede che 'Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione', fino a quel punto inevasa. E non mancavano voci di chi sosteneva che lo Stato non era obbligato a dare una risposta in tal senso. Dall’altro lato sentivo il bisogno di dire in modo chiaro ed esplicito l’esistenza di un vero e pro- prio diritto all'istruzione.

A distanza di 20 anni ritiene che siano stati raggiunti gli obiettivi che si proponeva? Dico che questa legge non è stata approvata invano. Lo dico guardando agli aspetti positivi sul fronte della qualità dell’offerta formativa che il sistema scolastico offre. La stessa scuola paritaria ne ha tratto giovamento sul fronte della qualità dell’offerta, grazie anche al dover rispettare parametri chiari: ad esempio, l’obbligo di avere docenti abilitati come nelle statali. Sono poi le stesse famiglie a dimostrare di apprezzare questo miglioramento scegliendo le scuole paritarie che riescono a dare risposte alle loro esigenze con meno vincoli rispetto alla statali.

Un elogio inaspettato. La 62 ha impresso un cambiamento, uno stimolo ai gestori delle scuole paritarie proprio per promuovere la qualità del-l’offerta formativa. E questo risultato lo attribuisco alle norme che abbiamo varato allora.

Ma sembra dura a morire l’idea che a fornire un servizio pubblico sia solo la scuola statale. Lo ribadisco con chiarezza e forza: chiunque svolga una funzione di insegnamento svolge un servizio pubblico. Chiunque, ripeto. Che sia lo Stato, un Ente locale o un privato. Il servizio educativo è sempre pubblico, nel rispetto delle norme stabilite.

Certo resta il problema di garantire questa parità anche sotto l’aspetto economico. Che ne pensa? Ammetto che nel 2000 cercai di mettere in secondo piano l’aspetto economico, anche se presente nella legge, per evitare che venisse bloccata. Dovevamo dare risposte di valore costituzionale. Non potevamo rischiare. Certo a 20 anni di distanza molte cose sono cambiate e credo che lo Stato possa con tranquillità riconoscere fondi alla scuola paritaria come già fa.

Venti anni dopo quali passi pensa si debbano ancora compiere? La società italiana deve comprendere che ha bisogno della scuola, di tutta la scuola. Non può immaginare di avere una scuola abbandonata a se stessa e su cui non si investe. Sarebbe ridursi alla barbarie. Ecco perché tutti dovremmo sentire come un dovere civico investire sul nostro sistema scolastico partendo da quella del nostro quartiere. È difendere il patrimonio di una società evoluta. È questa la battaglia che sto conducendo in questi anni. Dobbiamo conquistare gli italiani a questo tema. Avere a cuore la scuola, capire l’importanza.

Eppure di scuola si parla spesso sui giornali. È diventata anche terreno di scontro politico. Si pensa addirittura ad aumentarne l’obbligo. Non basta? Voglio essere chiaro: la scuola non è solo il luogo dove si impara a leggere, scrivere e far di conto. Deve diventare anche il luogo dove i futuri cittadini imparino a pensare con la propria testa. A diventare cittadini consapevoli. A saper vivere la democrazia guardando ai problemi e valutando le soluzioni. Abbiamo vinto la sfida dell’analfabetismo di base. Sconfiggiamo ora l’analfabestimo sulla democrazia. È il cammino che la 62 ha tracciato venti anni fa. non si parli più di 'obbligo': ora il vero obiettivo che a scuola, fino alle superiori, vadano tutti. Tutti. Effettivamente. È un obiettivo 'sociale' rivoluzionario. È un’altra società.L’ex ministro Berlinguer: è stata una rivoluzione che ha fatto bene a statali e paritarie «Diede attuazione all’articolo 33 in cui si parla del diritto di Enti e privati di istituire scuole»