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Amici di Mariele cooperativa sociale onlus | Vicolo Parco sud 2 | 40018, San Pietro in Casale (BO)

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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

domenica 28 febbraio 2016

Incontro di approfondimento per genitori con il Prof. Andrea Porcarelli


Ci si può fare un idolo persino
della verità,

perché la verità, scissa dalla carità,

non è Dio: ne è soltanto l’immagine,

un idolo che non dobbiamo
né amare né adorare

e tanto meno dobbiamo
amare e adorare

il suo contrario, ossia la menzogna.

  (Blaise Pascal)
 
Promosso dal gruppo "Insieme per la Famiglia" di San Pietro in Casale, ci sarà un incontro rivolto a tutti i genitori che desiderano approfondire i temi educativi:

Domenica 6 marzo, ore 11,00
Auditorium Ferdinando e Angelo Bottazzi
(Oratorio della Visitazione)
Piazza San Giovanni XXIII, San Pietro in Casale

Le Sfide Educative: 
affettività e sessualità nell'immaginario contemporaneo

A cura del Prof. Andrea Porcarelli, 
docente di Pedagogia all'Università di Padova

Riteniamo i temi trattati molto importanti e desideriamo invitare a partecipare tutti i genitori che desiderano approfondire aspetti prioritari nell'educazione dei propri figli.

L'incontro terminerà puntualmente alle 11,55 per dar modo ai genitori di poter essere presenti all'uscita del catechismo.




Chi è Andrea Porcarelli:  
Laureato in Filosofia all'l'Università di Bologna, ha conseguito la licenza in Filosofia presso la Pontificia Università S.Tommaso D'Aquino in Roma e il Baccalaureato in Teologia presso lo Studio Teologico Accademico Bolognese, aggregato alla medesima Università. 
Professore di Pedagogia Generale e sociale presso l’Università di Padova, insegna anche nel master in Dirigenza scolastica attivo presso la medesima Università.
Da tempo si occupa di formazione di docenti e dirigenti del comparto scuola e della formazione professionale e di ricerche sulla professionalità docente.
È presidente provinciale dell'UCIIM (Associazione Professionale Cattolica di Docenti, Dirigenti e Formatori) di Bologna membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto “Veritatis Splendor” di Bologna, direttore responsabile della rivista trimestrale “Religioni e Sètte nel mondo” e direttore scientifico del portale di Bioetica (www.portaledibioetica.it
E' autore di numerosi saggi.

giovedì 25 febbraio 2016

Fine quadrimestre: strategia di recupero per adolescenti in crisi

Da due Prof il metodo collaudato per uscire dall'ansia di compiti, insufficienze e debiti ad uso di genitori e studenti

di Marcello Bramati, Lorenzo Sanna
Prefazione Alessandro D'Avenia

"Basta Studiare!" libro edito da Sperling & Kupfer

Presentazione tratta da articolo La Stampa del 27 gennaio 2016 (qui originale)

Son giorni delicati, questi, nelle famiglie con studenti. Arrivano le pagelle del primo quadrimestre e in alcune case scatta il panico, si contano le insufficienze e si pianificano castighi eterni, blindature di ogni dispositivo elettronico e sessioni infinite di ripetizioni. Mentre… basterebbe studiare.  
Sembra una banalità e invece è il metodo BiEsse, Basta Studiare, messo a punto da due professori milanesi di liceo dopo anni di corsi di «metodo di studio» per studenti e genitori. Ora gli appunti per quei corsi sono diventati un libro edito da Sperling&Kupfer con la prefazione del prof 2.0 Alessandro D’Avenia. Non un manuale all’americana con regole infallibili ma pratico quanto basta per capire come evitare brutti voti e liberarsi da serate e weekend chiusi in camera per recuperare troppi pomeriggi buttati. 

Perché alla fine, a leggere i consigli dei due prof, si capisce che è soprattutto questione di disorganizzazione. «Siamo convinti ci sia un metodo fatto di un mix di organizzazione, dialogo e comportamenti capace di avvicinarvi ai vostri figli, di capirli di più e di ottimizzare studio e impegni extrascolastici» scrivono Lorenzo Sanna e Marcello Bramati, docenti del liceo classico e scientifico Faes Argonne di Milano. 

Il ruolo degli adulti  
Il libro è infatti rivolto soprattutto ai genitori e questo già può apparire strano, mentre è proprio il primo dei 7 punti del metodo BiEsse: «Seguite vostro figlio anche alla scuola superiore». Questo perché molti papà e mamme pensano «E’ ora che se la cavino da soli» e dimenticano che con gli adolescenti il ruolo del genitore è importante. Va bene, ma che ruolo? Lo spiega il secondo punto, usando una metafora calcistica: da giocatore in campo, non in panchina da allenatore (basta il docente) ma neanche in tribuna da spettatore (troppo facile). Fuor di metafora, un po’ da guida e un po’ da controllore.  

Il punto centrale del metodo però è il terzo, il planning, il piano di lavoro quotidiano da aggiornare ogni settimana. Si consiglia di farlo la domenica mattina creando una tabella a caselle orarie in cui sistemare gli impegni fissi - nuoto, chitarra, cinese - le pause (irrinunciabili) e infine lo studio. L’unico vincolo è riempire le caselle perché vi stia tutto prima di cena. L’obiettivo è evitare di studiare fino a tarda notte, cosa accettabile solo all’università. Lo stesso vale per i weekend, che dovrebbero ospitare solo lo studio per il lunedì è l’eventuale «portarsi avanti» per qualche pomeriggio che si preannuncia pesante in settimana. Il quinto punto mette in guardia dai «nemici dello studio». Per i genitori sono l’ansia e la delusione, per gli studenti, ça va sans dire, la tecnologia, da non demonizzare, ma da affrontare per quella che è: una centrale di stimoli potenzialmente devastante, da tenere il più lontano possibile dalla scrivania almeno nelle ore segnate nelle caselle «studio». 

Altri punti fondamentali riguardano il saper tenere il diario in ordine perché, come scrivono i prof sotto il dettato dell’esperienza «spesso i ragazzi per pigrizia non trascrivono i compiti perché «tanto me li faccio dare su WhatsApp». Alla fine li dimenticano e il giorno dopo sono impreparati. Chissà quanti genitori rivedranno il loro l figlio in panne su una pagina su cui pende il dubbio amletico se sia da studiare o no.  

Al di là dei consigli pratici, però, questo è un libro che invita a ragionare. Per esempio sul fatto che oggi essere anticonformisti significa studiare e non sprecare i pomeriggi passando ore su libri sfogliati ma non letti. Si reagisce al torpore grazie a quotidianità, ritmo, obiettivi, tempo ben speso. E anche un po’ di fatica fisica. 

lunedì 22 febbraio 2016

Una vita per la Vita

Un grave lutto ha colpito oggi la nostra comunità: è salito al cielo Mario "Riccardo" Rimondi. 

Riccardo era da moltissimi anni il Presidente del SAV (Servizio Accoglienza alla Vita) del vicariato di Galliera, la cui sede è a ridosso degli spazi dove i nostri bambini svolgono le loro attività educative.

Riccardo ha speso molti dei suoi anni al servizio della Vita e della sua accoglienza. La sua prematura scomparsa lascia in tutti quelli che lo hanno conosciuto un profondo senso di smarrimento e commozione.

Ai famigliari e a tutto lo staff del SAV le nostre più sentite condoglianze.


sabato 6 febbraio 2016

Il segreto per educare una generazione di "orfani". Colloquio con Franco Nembrini


Continuiamo con la pubblicazione dei resoconti degli incontri organizzati dalla scuola paritaria "La Zolla" sui temi ragazzi, scuola, educazione. Oggi ripubblichiamo l'articolo del resoconto dell'incontro con Franco Nembini, fondatore della scuola. L'articolo originale  è pubblicato sul sito sussidiario.net a questo link: qui l'articolo completo 
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Il segreto per educare una generazione di "orfani"
di Roberto Persico

Dopo D'Avenia, Nembrini. Cambiano i toni, non la sostanza. Reduce dalle registrazioni di Nel mezzo del cammin per TV2000, Franco Nembrini trova una sera per rispondere a un'altra raffica di domande nient'affatto banali, che i genitori de La Zolla hanno posto per aiutarsi a capire che cosa vuol dire educare oggi, e come scuola e famiglia si possono sostenere in questo, che è il compito della vita.

Pronti, via, si va subito al cuore della questione: «qual è la sfida educativa sulla quale scuola e famiglia sono innanzitutto chiamate?». «Il segreto dell'educazione — Nembrini spiazza subito — è non avere il problema di educare». Nel senso che l'educazione — chiarisce — non è un'azione specifica, un'attività che uno compie nel momento in cui si pone lo scopo di trasmettere contenuti o valori ai figli o agli alunni. L'educazione avviene sempre, che ne siamo consapevoli o meno. «I figli fanno sempre il loro mestiere, e lo fanno bene: i figli ci guardano. Ci guardano sempre; e vedono che concezione, che sentimento abbiamo della vita. Su questo non si può barare. Lessi tanto tempo fa uno studio scientifico che affermava come un bimbo che cresce nel ventre di una mamma contenta della vita — una mamma che canta, che è lieta di quel che vive — ha molte più probabilità di sviluppare un sentimento positivo nei confronti della vita di uno che si forma nel seno di una donna scontenta, irosa, risentita. Non è che quelle donne abbiano il problema di educare i figli: è che, semplicemente, i figli letteralmente respirano il sentimento che della vita hanno gli adulti che stanno loro intorno. Allora la domanda vera non è "Come si fa a educare?", ma "Chi sono io? Che sentimento ho io della vita?". Quando ero ragazzo — quarto di dieci figli, famiglia contadina, sempre pieni di debiti — io guardavo mio padre — bidello, malato a lungo della sclerosi multipla che lo ha portato alla tomba — e mi dicevo: "Che grande uomo mio padre! Io da grande voglio essere come lui". Lui non ha mai avuto il problema di educarci, di farci tanti discorsi (con dieci figli, pensate!); ma io lo vedevo vivere e respiravo una concezione della vita che mi affascinava. Questa, se devo sintetizzare, è la sfida che abbiamo davanti: che vita viviamo noi? Perché i nostri figli dovrebbero seguire quel chiediamo loro? Che cosa testimoniamo loro di bello, di buono, di grande? Perché l'educazione, ridotta all'osso, è sempre una testimonianza: guardar la vita con un entusiasmo tale che i figli si incuriosiscano: da dove viene il tuo entusiasmo?».
Ma come si fa a vivere così? Lo chiede drammaticamente un'altra domanda: «Dalle scuole medie fino alle superiori sono cresciuta sentendomi dire sempre la solita frase: "potresti dare di più, si sei intelligente ma non ti applichi, se studiassi di più avresti risultati migliori...", e più me la dicevano più mi sentivo schiacciata, perché io ero quella cosa lì, quella decisione lì di esserci fino ad un certo punto. Ora sono mamma e l'anno scorso al ritiro delle pagelle di mia figlia che allora era in prima media, mi trovai a fissare quei voti e a dire ai prof quelle stesse frasi che mi avevano mortificata anni prima. La loro reazione mi spiazzò: mi fulminarono con lo sguardo e mi dissero che quella frase non aveva senso, e che loro erano contenti di mia figlia e che la stavano aspettando. Loro stavano aspettando che lei tirasse fuori tutto quello che aveva dentro e che per questo ci voleva tempo e pazienza. E loro erano certi, credevano in lei senza aspettarsi che questa esplosione avvenisse subito. Anche ora continuano a guardare mia figlia così, continuano a chiederle tutto ma attendendo pazientemente. Io non riesco!!! quando la vedo perdere tempo, quando la vedo accontentarsi di voti bassi perché anche questa volta si è parata il sedere con poco, quando la vedo muoversi così vorrei chiuderla in camera e legarla alla sedia! Ma capisco che non serve. Perché lei è di più di quello che penso e vedo io. Lo capisco ma mi sembra una presa in giro...».
«I giovani sono sempre uguali. Come ha ricordato Benedetto XVI in un memorabile intervento a un convegno sull'educazione della diocesi di Roma nel 2008, i figli vengono al mondo fatti come si deve, perché il loro cuore l'ha fatto Dio, a quelli di oggi come a quelli delle generazioni precedenti: tutti hanno lo stesso desiderio di bene, di bello, di vero. Qual è la differenza che vedo montare drammaticamente oggi? I ragazzi di oggi soffrono, soffrono tantissimo, perché crescono con la sensazione di non andare mai bene. Non vanno bene ai genitori, agli insegnanti, agli allenatori, ai preti… non vanno mai bene a nessuno. È una generazione di orfani: orfani di speranza, orfani di felicità, di bene. Che cosa vuol dire "voler bene"? Ce lo insegna la storia cristiana: "Dio è morto per noi, mentre eravamo ancora peccatori". Non "io ti vorrei bene, se tu fossi un po' più ubbidiente, ordinato, studioso…", no: "io ti voglio bene adesso, così come sei". L'educazione comincia sempre solo così: come un atto di misericordia: educare è l'affermazione del valore dell'altro, a prescindere. 
Tutti noi siamo diventati grandi perché qualcuno ci ha guardato e ci ha voluto bene prima che ce lo meritassimo; perché il suo sguardo diceva: "Io mi compiaccio non di quello che sei, ma perché ci sei". Questo è il segreto dell'educazione. Ma per avere questo sentimento nei confronti dei figli bisogna averlo per sé: o lo vivi o non lo vivi, non te lo puoi inventare. Perché un figlio ci sfida, ci mette alla prova? Perché ha assolutamente bisogno di sapere se suo padre e sua madre hanno ragioni sufficienti per essere felici. L'equivoco più grande è mettere la nostra felicità nei figli, nel successo dei figli: così li soffochiamo, mettiamo sulle loro spalle un peso che non possono portare, li schiaccia. I nostri figli hanno diritto a un padre e a una madre che hanno una ragione di felicità più grande di loro, dei loro sì e dei loro no, dei loro successi e dei loro insuccessi. Per questo ci mettono alla prova: perché hanno bisogno di sapere che noi reggiamo».
Si va verso la conclusione, emerge l'ultima questione: in tutto questo, come aiutarsi fra scuola e famiglia? Ancora una volta, Nembrini spiazza: «C'è un modo di concepire l'alleanza educativa che è terribile: identificare il valore del figlio con il voto. È terribile, e universalmente diffuso: stimiamo i nostri figli unicamente in funzione dei risultati scolastici. E a quelli sacrifichiamo tutto il resto. Se li misuriamo col metro del successo scolastico — e poi, crescendo, del successo economico, per cui vanno bene solo le scuole che portano a professioni di successo — li abbiamo già ammazzati. Perché abbiamo soffocato il desiderio di bene che li fa uomini. Mentre è il contrario, come in tutte le cose della vita: solo la felicità permette di vivere bene. Solo se aiutiamo i nostri figli a essere contenti, se li sosteniamo con uno sguardo buono, se vedono che noi abbiamo una speranza grande, grande abbastanza da reggere anche la fatica dello studio, allora possono anche mettersi a studiare. Allora tutta la ragion d'essere di una scuola come La Zolla, e di tante scuole come questa, è esattamente sostenersi nel guardare gli alunni e i figli come abbiamo detto stasera. Allora il titolare della proposta educativa, che è il gestore col suo corpo docente, deve condurre sistematicamente un dibattito serratissimo con le famiglie, per aiutarsi e correggersi nell'individuare e perseguire tutte le conseguenze, culturali, pedagogiche, eccetera, di quel che abbiamo detto. Il valore di scuole così è esattamente questo: che usano gli strumenti che hanno — le materie, i voti (perché sono strumenti, non scopo) — per coltivare la libertà degli allievi e per vivere l'educazione come misericordia. E perché scuole così vivano, perché i nostri figli possano frequentare scuole così, vale la pena fare qualunque sacrificio, vale la pena spendere la vita». C'è da lavorare per tutti.

giovedì 4 febbraio 2016

Sabato 6 febbraio la XX edizione del trofeo "Mariele Ventre" a Modena


Saranno oltre 800 i giovanissimi pattinatori che scenderanno sulla pista del PalaPanini di Modena, sabato 6 febbraio dalle ore 15,00, per disputarsi il trofeo di pattinaggio a rotelle “Mariele Ventre”, una grande festa in memoria dell’indimenticabile fondatrice del Piccolo coro dell’Antoniano di Bologna.

Quello di quest'anno sarà il 20mo compleanno del trofeo e saranno appunto oltre 800 i bambini che se lo contenderanno, divisi in 22 grupppi già iscritti. Un vero e proprio esercito di bambini e ragazzi che si esibirà sulle note delle canzoni dello “Zecchino d’Oro”.

A presentare l'evento saranno Valter Brugiolo (più noto come Popoff) e Guido Mandrioli; l'ingresso al palazzo dello Sport di Modena è libero per tutti bambini under 10 mentre per gli adulti è previsto un biglietto (10 Eur) che contribuirà a sostenere i progetti di solidarietà avviati dalla Fondazione Mariele Ventre e dall’Antoniano di Bologna. Modena, Il trofeo "Mariele Ventre" compie 20 anni Eventi a Modena



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