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“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

giovedì 30 aprile 2015

Genitori contro docenti: una guerra che non fa bene ai ragazzi

Pubblichiamo un interessante articolo tratto dal sito www.lasfidaeducativa.it.

Qui l'originale: Genitori-contro-docenti 

L'autore è Saverio Sgroi, palermitano, educatore e più volte citato anche nel nostro blog.

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Da un po’ di tempo circola in rete l’immagine che potete osservare a corredo di questo articolo: un’immagine emblematica, che racconta senza bisogno di ulteriori precisazioni come sia cambiato quello che Alessandro D’Avenia, qualche anno fa, ha definito il triangolo amoroso della scuola: la relazione tra docenti, studenti, genitori”. Un triangolo che, però, di amoroso nella foto non sembra avere proprio nulla.
Molti insegnanti sanno quanto oggi sia difficile discutere con quei genitori che sembrano più che altro degli avvocati del figlio; genitori – e sono tanti, a detta loro – pronti a prendere sempre e comunque le difese del proprio pargolo, quando un professore si permette una valutazione che non rispecchia il suo valore.
Poi ci sono i genitori che, dal canto loro, accusano i docenti di non mettere nel loro rapporto con gli studenti quella passione e quella competenza tipica dei “professori d’altri tempi”, di quelli che oggi non ne trovi più perché alla passione per l’insegnamento preferiscono quella per lo stipendio.
Ora, mettendo da parte le considerazioni sullo stipendio degli insegnanti italiani che, è bene ricordarlo, è tra i più bassi d’Europa, la domanda che ci facciamo è: perché questo triangolo non funziona più? E, soprattutto, come si può invertire la rotta di un rapporto tra scuola e famiglia che, per tanti motivi, negli ultimi anni si è fatto sempre più turbolento?
Sia chiaro che non è mia intenzione, in questa sede, parteggiare per l’una o per l’altra parte. Non avrebbe senso e, probabilmente sarebbe riduttivo e pretestuoso, dato che ogni situazione è un caso a sé ed è molto difficile fare un discorso generalizzato.
Da educatore, ciò che mi sta a cuore è evidenziare alcuni aspetti del problema col desiderio di trovare vie d’uscita, soluzioni, spunti di crescita. E ciò a partire da una considerazione iniziale: spesso il rapporto tra scuola e famiglia assomiglia più ad un contratto (con tanto di diritti, doveri, obblighi tra le parti) che ad una relazione educativa; sembra un elenco di recriminazioni piuttosto che una vera e propria alleanza il cui obiettivo comune dovrebbe essere il bene dello studente.
La differenza non è banale. I contraenti di un contratto descrivono accuratamente i termini di un rapporto nel quale ognuna delle due parti cerca di portare avanti i propri interessi. Ma nel caso della scuola, come spiega Osvaldo Poli, “genitori ed insegnanti non sono delle controparti tese a difendere principalmente i propri interessi perché sono uniti dal medesimo valore: il bene del figlio e dell’alunno”. Per questo ha più senso impostare il rapporto in termini di alleanza educativa piuttosto che come un contratto.
Di alleanza educativa parla anche Alessandro D’Avenia, quando sostiene con ironia e sagacia che quello costituito da genitori, docenti e studenti, sarebbe “l’unico triangolo amoroso nel quale se tutti si alleano per un bene comune sono felici, senza tradimenti, sotterfugi e corna.”
Ma quali sono le dimensioni che vengono sollecitate da una solida alleanza educativa tra famiglia e scuola? Qui ne voglio evidenziare soprattutto tre: la dimensione strategica, quella relazionale e infine quella prettamente educativa.
Quello tra famiglia e scuola è innanzitutto un rapporto che chiama in causa la dimensione strategica di entrambi i soggetti. Qual è il progetto educativo della scuola? Quali sono gli obiettivi educativi della famiglia? Se manca questa dimensione strategica da parte della scuola o della famiglia si parte male: sarebbe come viaggiare senza sapere bene dove andare. Per questo il rapporto va impostato correttamente prima ancora che cominci l’anno scolastico. I genitori dovrebbero chiedersi se conoscono il progetto educativo della scuola, se lo condividono, se loro per primi hanno chiaro l’obiettivo verso il quale vogliono condurre il proprio figlio. La scuola, dal canto suo, dovrebbe definire con chiarezza e professionalità il proprio progetto educativo (comunemente conosciuto come piano dell’offerta formativa), e fare in modo di comunicarlo in maniera chiara ed efficace.
Una scuola che mostra incertezze e superficialità su questo aspetto dovrebbe far riflettere i genitori che stanno pensando di iscrivervi il proprio figlio.
Ma non possiamo dimenticare che l’alleanza educativa è anche e soprattutto una relazione tra persone: lo studente, i suoi genitori, i suoi insegnanti. Per questo, accanto alla dimensione strategica, viene sollecitata inevitabilmente anche quella relazionale.
Ciò significa sviluppare la consapevolezza che questa relazione, come ogni relazione tra persone, è orientata e condizionata non solo dalla ragione, dall’intelligenza, ma anche dalle emozioni, dai sentimenti, dalle passioni. Pensiamo, ad esempio, a come la simpatia o l’antipatia che nutriamo nei confronti di una persona possano condizionare il nostro modo di relazionarci con lei. E ciò molto spesso senza che essa abbia ancora aperto bocca. Quante volte partiamo prevenuti quando sappiamo di dover incontrare una determinata persona? E se questa persona è un professore che non riesce proprio ad andarci giù, oppure sul quale abbiamo già una nostra idea difficile da cambiare, riuscire ad avere un rapporto di stima, costruttivo e propositivo, diventa davvero molto difficile. Per non parlare poi delle normali incomprensioni, dei diversi punti di vista, delle diverse sensibilità.
Insomma, per puntare entrambi all’obiettivo comune, cioè la crescita del ragazzo, i genitori e gli insegnanti dovrebbero parlarsi, conoscersi, confrontarsi, dichiararsi reciprocamente gli obiettivi formativi e concordare assieme come raggiungerli, ciascuno in maniera diversa ma complementare.
E invece molte volte il tutto si riduce da parte dei genitori a recriminare per un voto in meno dato all’ultimo compito, come se il valore di una persona potesse essere racchiuso in un banale numero.
Oppure, da parte degli insegnanti, a chiudersi rigidamente di fronte a qualsiasi indicazione che provenga dai genitori, considerati eccessivamente invadenti e presuntuosi; non si tratta di far fare gli insegnanti ai genitori, certamente. Ma a volte da una rimostranza di un papà o di una mamma un docente può ricavare elementi molto utili per rimettersi in discussione e migliorare il proprio lavoro.
C’è un terzo aspetto da considerare, forse il più importante. L’alleanza educativa non riguarda solo il rapporto tra genitori e docenti; c’è un altro polo della relazione, che è anche il beneficiario della alleanza, ossia lo studente. E qui non è possibile non parlare della dimensione educativa che è chiamata in causa proprio dall’alleanza tra famiglia e scuola.
Un genitore che parla male dell’insegnante del proprio figlio, per quanta ragione possa avere nel lamentarsi, non sta facendo il bene del figlio, soprattutto se questi è pienamente consapevole che suo padre o sua madre si schierano costantemente al suo fianco ed in contrapposizione al docente. Esattamente come avviene nella vignetta con cui ho aperto questa riflessione. Se i genitori parlano male costantemente degli insegnanti, stanno trasmettendo al figlio l’idea che comunque lui ha sempre ragione e che il torto è sempre degli altri. E in una società come la nostra, fortemente narcisistica, ciò non fa altro che aumentare nei ragazzi la convinzione di essere al centro di un mondo che deve ruotare sempre al loro servizio.
Ricordiamoci che, per quanto maldestro possa essere un insegnante – ma docenti del genere personalmente ne conosco davvero pochi -, egli è sempre qualcuno che sta svolgendo una professione di servizio, nella quale l’investimento di risorse (tempo, energia, testa, cuore) non è quasi mai proporzionato alla gratificazione economica che riceve.
Quella del docente è una professione nella quale la componente della gratuità e del sacrificio è più presente rispetto a tante altre professioni. Non a caso quella degli insegnanti è tra le categorie maggiormente a rischio di cadere nella sindrome da burn-out, una malattia causata dallo stress a cui sono sottoposte le persone che esercitano le cosiddette professioni d’aiuto e che consiste nel deterioramento patologico dell’impegno e della motivazione che stanno alla base del proprio lavoro; una sorta di depressione professionale.
La questione è complessa e non possono bastare poche righe per dipanare una matassa che risulta aggrovigliata da molti anni. Però, sembrerà banale, il punto di partenza per provare risolvere un problema è quello di affrontarlo.
Forse il triangolo della scuola non sarà mai perfetto, funzionante o amoroso, per dirla con Alessandro D’Avenia. Ed è vero, perché a differenza della figura geometrica non è fatto di linee e di punti ma di persone in carne ed ossa, con i loro limiti e le loro debolezze. Ma anche con i loro punti di forza e di originalità che, se opportunamente e reciprocamente valorizzati, potranno permettere agli studenti di vivere gli anni della scuola davvero come un’occasione unica e irripetibile per diventare migliori.
Per questo vale la pena di fare lo sforzo di venirsi incontro; perché in gioco non ci sono voti e numeri, ma la felicità – vera – dei nostri ragazzi.

venerdì 10 aprile 2015

A San Pietro in Casale arriva Re 33 con i suoi Bottoni d'Oro. Giovedì 30 aprile alle 20,45

Siete tutti invitati alla Corte di Re 33 !

Grazie al laboratorio teatrale della Comunità dell'Arca L'Arcobaleno, giovedì 30 aprile alle ore 20,45 al Cinema Teatro Italia di San Pietro in Casale arriva uno spettacolo avvincente, "I Bottoni del Re": potrete incontrare l'imprevedibile giullare Sberleffo, ma anche l'austero Sovrano dei sovrani e soprattutto Re Trentatrè, il protagonista di questa storia davvero speciale !


Sarà anche una bella occasione per approfondire il tema delle diverse abilità che, proprio grazie alla storia scritta da Claudio Imprudente (autore del libro "Re 33 e i suoi 33 bottoni d'oro", che ha ispirato lo spettacolo) diventano diversABILITÀ.
 
E così la scrittura in simboli, che racchiude in un unico riquadro il testo e il simbolo, diventa metafora di un voler stare assieme in un mondo dove è l'incontro tra le diversità a far nascere relazioni e umanità.
 
I bottoni del re” è un progetto teatrale sviluppato dal “Gruppo Teatro” della Comunità dell’Arca di Bologna “L’Arcobaleno”, in collaborazione con il gruppo musicale “I Fuori Tempo”: sul palco ci saranno ragazzi della Comunità che per l'occasione si trasformano in veri e propri attori.

L'ingresso è a offerta libera e il ricavato della serata sarà destinato alla creazione di un fondo speciale per l'acquisto di strumenti e libri specifici per l'insegnamento a studenti con disabilità del nostro territorio Reno-Galliera.

Con il patrocinio del Comune di San Pietro in Casale.

lunedì 6 aprile 2015

Gli amici della nostra cooperativa sociale: Fondazione Cassa Risparmio di Cento

La Fondazione Cassa di Risparmio di Cento è la continuazione ideale delle attività valoriali della Cassa di Risparmio di Cento, cassa fondata nel 1844.

La Fondazione ha la sede legale a Cento e, nel rispetto della propria tradizione e della propria storia, considerando inscindibile il rapporto tra sviluppo economico del territorio e progresso sociale e culturale delle popolazioni che vi abitano, persegue esclusivamente scopi di utilità sociale operando nei settori:
  • Educazione Istruzione Formazione

  • Salute pubblica, Medicina preventiva e riabilitativa

  • Arte Attività beni culturali

  • Assistenza agli anziani

  • Volontariato filantropia e beneficenza

  • Crescita e formazione giovanile

  • Sviluppo locale ed edilizia popolare locale

  • Protezione civile

  • Ricerca scientifica e tecnologica

  • Famiglia e valori connessi (inserito dal 2009)

mercoledì 1 aprile 2015

Buona Pasqua a tutti

Tre sono le cose incredibili e tuttavia avvenute: è incredibile che Cristo sia Risuscitato nella sua carne, è incredibile che il mondo abbia creduto ad una cosa tanto incredibile, è incredibile che pochi uomini, sconosciuti, inermi senza cultura, abbiano potuto far credere con tanto successo al mondo, e in esso anche ai dotti, una cosa tanto incredibile!”.

“La città di Dio”, Sant’Agostino