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La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

giovedì 4 gennaio 2018

Ridateci i maestri di una volta, l'editoriale di Gian Antonio Stella (da "Corriere della Sera" 3 gennaio '18)


Ripubblichiamo qui l'editoriale di Gian Antonio Stella  pubblicato su Corriere della Sera del 3 gennaio 2018 che propone una riflessione sulle modalità educative che spempre più spesso nascondono la realtà.  
  
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Tiravano su i ragazzi guardando la realtà in faccia. Come Alberto Manzi che, per conquistare i 94 alunni della sua classe, in un riformatorio, sfidò a pugni il più strafottente: chi vinceva comandava

di Gian Antonio Stella

Ma che maestri hanno, a volte, i nostri scolaretti? Di qua una che, come ricordava ieri Claudio Magris «ha sostituito Gesù con Perù» in una canzoncina «per non offendere alunni di altre religioni, soprattutto musulmani». Una «sciocchezza» nei confronti degli stessi islamici con l’idea «che possano sentirsi offesi da una canzone cristiana di Natale in un Paese di cultura cristiana». Di là un maestro della Carnia che, ha scritto su La Nuova Venezia Giovanni Cagnassi, ha inviato una lettera preoccupatissima ai responsabili di una mostra sull’antico Egitto a Jesolo lido. I suoi nipoti, spiegava, ci erano andati in visita e al rientro «il più piccolo di 9 anni ha disegnato un antico egizio con il fallo eretto spiegandomi che lo aveva visto in una teca. Per questo come insegnante vi chiedo di coprire o togliere la statuetta in questione dalla visione dei miei alunni, suoi coetanei, quando parteciperanno alla visita scolastica prenotata da tempo».
La statua «itifallica» del dio Min del terzo secolo avanti Cristo è una testimonianza preziosa che dà lustro all’esposizione «Egitto. Dei, Faraoni, Uomini» e richiama un’antichissima devozione agli dei e alle dee della fertilità radicata in tutti i continenti? Non importa: «Non posso esimermi come educatore dall’interrogarmi se sia prematuro mostrare simili rappresentazioni della corporeità umana in palese esibizione erotica». O la statuina viene quindi «mutandata» (nella scia del «Braghettone» che coprì le pudenda michelangiolesche nella Cappella Sistina) o lui non ci porterà i suoi alunni. Scusate: era così difficile usare di qua il Natale e di là la mostra per spiegare «prima» ai bambini perché gli italiani sono affezionati al bambin Gesù e perché l’antichità è piena di statuine dedicate alla fertilità? Aridateci i maestri d’una volta. Che tiravan su i ragazzi guardando la realtà in faccia. Come Alberto Manzi che, per conquistare i 94 alunni (novantaquattro: dai 9 ai 17 anni!) della sua classe, in un riformatorio, sfidò a pugni il più strafottente: chi vinceva comandava. O il supplente de «il Cuore» di De Amicis che alla parola «ciechi» prese tutti di petto: «Ma capite bene il significato di quella parola? Pensateci un poco. Ciechi! Non veder nulla, mai! Non distinguere il giorno dalla notte, non veder né il cielo né il sole né i propri parenti, nulla di tutto quello che s’ha intorno e che si tocca; essere immersi in una oscurità perpetua…». E i ragazzi, statene certi, venivano su più diritti.

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