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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

giovedì 25 gennaio 2018

27 gennaio, giornata della memoria della Shoah. Un protagonista: Viktor Frankl

"Trattate le persone come se fossero
ciò che dovrebbero essere 
e aiutatele a diventare ciò che sono capaci di essere" 
(J.W. von Goethe)


E' difficile pensare che questa frase sia il centro della riflessione del Dott. Viktor Frankl, riflessione di grande utilità per ogni educatore: E' difficile pensarlo in ragione delle vicende umane che il Dott. Frankl ha vissuto, da cui è comunque uscito con una grande fiducia nell'uomo 



Chi è Viktor Frankl: nato a Vienna nel 1905 in una famiglia ebrea benestante e secondo di tre fratelli, fu educato dal padre Gabriel con un forte senso di giustizia ed equità. Laureatosi, approfondisce la sua formazione neurologica e dirige il "padiglione delle suicide" nell'ospedale psichiatrico Am Steinhof, dove apre anche un suo studio privato. Ma l'annessione dell'Austria alla Germania, avvenuta nel 1938, ed il successivo ingresso delle truppe naziste a Vienna, fa cambiare radicalmente radicalmente la vita del Dott. Frankle. Impossibilitato alla fuga, decide di trasferirsi nel reparto di neurologia del Rothschildspital, dal quale è in grado di ostacolare, insieme a Potzl, il programma di eutanasia dei pazienti psichiatrici di Hitler. Nel 1941 ottiene il tanto desiderato visto per l'espatrio, ma piuttosto che fuggire da solo negli Stati Uniti decide di restare con i suoi genitori in Austria e dove sposa un'infermiera di nome Tilly Grosser. Nel 1942, poco dopo la loro unione, Frankl venne deportato, insieme a tutti i suoi familiari, prima nel lager di Theresienstadt e successivamente ad Auschwitz. Da qui egli viene poi trasferito a Kaufering III, e infine a Turkheim.
La sua esperienza nei lager nazisti fu terribile e viene anche colpito dal tifo petecchiale che lo riduce in fin di vita. Proprio durante questa esperienza, nasce la sua intuizione ritenuta più significativa: l'importanza della ricerca di senso nel proprio vissuto, che definisce "autotrascendenza", ossia l'orientamento dell'esistenza umana al di la di sé, verso qualcosa che non è se stessa; i prigionieri che avevano più possibilità di sopravvivere erano quelli che si orientavano verso il futuro, verso un senso che avrebbe trovato realizzazione nel futuro. Per quanto riguarda Frankl, due erano i desideri che aveva: il primo era quello di pubblicare il manoscritto perduto ad Auschwitz Arztliche Seelsorge ed il secondo era di riabbracciare l'amata Tilly, che aveva deciso di seguirlo in quello che credeva un campo di lavoro chiedendo esplicitamente di essere deportata con lui. Per quanto riguarda la sua famiglia, il padre Gabriel muore tra le sue braccia, e Viktor non riceve notizie della madre Else e della moglie fino alla metà del 1945, dato che era stato separato da loro durante la deportazione. Dopo lunghe ricerche apprende della scomparsa di entrambe, a cui si aggiunge quella del fratello Walter. Queste notizie lo provano profondamente.
Dopo la liberazione, Frankl ritorna a Vienna, dove diventa primario del policlinico neurologico, mantenendo la carica per 25 anni. Nell'aprile del 1945, appena rientrato a Vienna, Frankl scrisse in solo 9 giorni "Ein Psychologe erlebt das Konzentrationslager", ovvero "Uno psicologo nei lager", raccontando la sua deportazione e le crudeltà subìte, ma anche le sue osservazioni sulla forza di volontà dimostrata da coloro che erano riusciti a trovare un senso alla loro esistenza. La prima edizione venne pubblicata nella primavera del 1946 in forma anonima e non ebbe successo. La seconda edizione firmata da Frankl e intitolata "Dire sì alla vita, nonostante tutto. Uno psicologo nei lager" è diventato un saggio che ha venduto 10 milioni di copie e tradotto in 33 lingue. A queste prime pubblicazioni ne succederanno molte altre. Al periodo 1945-1949 risalgono le pubblicazioni che costituiscono le basi dell'analisi esistenziale e della logoterapia di cui Frankl è il fondatore. Avviene dunque quella che egli definì la "svolta copernicana", sia per ciò che concerne la psicoanalisi, che nella sua stessa vita: prendere consapevolezza di come la motivazione principale dell'uomo non sia il principio del piacere (Freud), né la volontà di potenza (Adler), bensì la volontà di significato, il desiderio di trovare un senso, uno scopo per la propria vita. Vivere significa prendersi la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi che l'uomo si trova di fronte e di adempiere ai compiti che la vita pone al singolo.
Nel luglio del 1947 si sposa con Eleonore Schwindt, e divulga il suo pensiero in numerose conferenze in Austria e all'estero, principalmente negli Stati Uniti. Un significativo riconoscimento dell'importanza della sua tecnica terapeutica arriva nel 1970, a San Diego dove nasce il primo "Istituto di Logoterapia". Viene invitato anche in trasmissioni radiofoniche, e pubblica oltre 600 articoli che costituiscono, insieme ai pensieri espressi nei contatti epistolari mantenuti con i familiari ancora in vita, una sintesi della sua concezione della psicoterapia. Il suo impegno continua fino al 1996 quando tiene la sua ultima conferenza a Vienna, nonostante i gravi problemi derivanti da una malattia progressiva agli occhi. Vive la sua vecchiaia serenamente convinto che “si matura nella stessa misura in cui si invecchia” finché la morte lo raggiunge nella sua città natale nel settembre dell'anno successivo.

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