Daniela Lucangeli è psicologa, professoressa universitaria ed esperta di
disturbi dell'apprendimento, nonchè star dei social: è seguitissima per la sua
idea rivoluzionaria di insegnamento basata sulle emozioni positive. Già in passato abbiamo pubblicato articoli che la riguradavano; oggi pubblichiamo una parte di un'intervista molto interessante che è possibile leggere integralmente sul sito www.donnamoderna.com "intervista a Daniela Lucangeli"
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«Ho incontrato insegnanti
immensi, ma la scuola oggi è in una bolla. Non c’è corrispondenza tra ciò
che dice e ciò che fa. Chiede l’accomodamento dei bambini a se stessa, ai
programmi, alle burocrazie. Invece vorrei che si accomodasse ai bisogni degli alunni.
Vorrei che laddove ce n’è uno che fa fatica, ci fosse un insegnante che lo
aiuta, non che lo giudica».
Insomma, Prof, vuole la rivoluzione?
«Letteralmente: voce del verbo rivolgere. Prendi un calzino e giralo dall’altra
parte».
Daniela Lucangeli ha sperimento
la rivoluzione su di sé. «A 18 anni ho vinto il concorso per insegnare alle
elementari. Il primo giorno in cattedra mi sono trovata davanti 4 alunni con
handicap mentale, residuo di una scuola speciale. Sono scappata, loro dietro di
me e la bidella dietro di noi». Da allora, ha cambiato molti punti di vista per
non fuggire di fronte ai bambini in difficoltà. «Mi sono laureata in Filosofia
pensando che la logica aiutasse la mente a organizzarsi. Ma non è così. Poi
in Psicologia, ma non è bastato. Allora ho preso un dottorato di Neuroscienze
dello sviluppo che ha cambiato completamente il mio approccio. Ho capito che il
grande decisore non è la ragione ma la parte emotiva. È l’area più antica
del cervello che determina l’apertura o la chiusura agli stimoli».
Convinta che non puoi insegnare
ciò di cui non fai esperienza, la Prof. Lucangeli usa le “carezze educative” per aiutare i bambini ma anche per formare i grandi. «La stima che ho di me oggi
dipende da quanta autenticità riesco a trasmettere. Ho imparato a non
controllarmi troppo quando parlo».
Sarà per questo che la voce ancora le trema
in pubblico. Le chiedo se, in realtà, non sia una persona timida. Risponde per
la prima volta senza sorridermi: «Io sono quel tipo di persona che se la lasci
in biblioteca a studiare è felice».
Invece la lascio ai suoi
docenti-ammiratori. Vogliono portarsi a casa un selfie con la Prof. E, si
spera, una scintilla della sua rivoluzione.
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