Saverio Sgroi è un educatore e consulente familiare che opera principalmente nella regione siciliana. Nel corso del suo lavoro ha incontrato migliaia di studenti e affrontato tanti temi legati all'educazione e la famiglia. Ha scritto alcuni libri, tra cui una guida per genitori sul tema " Dare senso la cuore: l'educazione affettiva e sessuale degli adolescenti".
Già in passato abbiamo riportato alcuni suoi importanti interventi e oggi proponiamo una parte del suo intervento sul modello educatico per genitori di ragazzi e ragazze adolescenti (qui è leggibile l'articolo completo e originale)
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In educazione, l’esempio positivo – che non vuol dire non
avere limiti e difetti – è sempre più efficace della critica negativa. E
oggi lo è ancora di più, perché il mondo ha un estremo bisogno di
modelli credibili. Pertanto, di fronte al figlio adolescente che riempie
la stanza (o il suo cellulare) delle immagini dei propri idoli,
dovremmo ricordarci sempre che mentre gli idoli passano noi rimaniamo
sempre papà e mamma. E un papà e una mamma che invece di brontolare e
criticare i giovani di oggi si sforzano di comprendere questo
mondo così diverso da quello della loro adolescenza, hanno sui loro
figli un’efficacia di gran lunga superiore. I figli ci guardano in
maniera particolarissima e si aspettano da noi che facciamo i genitori,
che significa sostanzialmente che gli mostriamo di amarli, anche quando
mettono alla prova la nostra pazienza, che in realtà è un mettere alla
prova il nostro amore per loro.
Grande è la sorpresa, per esempio, quando leggo ai genitori le risposte che i loro figli tredicenni danno alla domanda “Chi sono tra gli adulti,le persone per te più significative? E perché?”. Quasi tutti i ragazzi rispondono che sono i genitori e i motivi sono sempre gli stessi: “perché mi vogliono bene, perché sono il mio punto di riferimento, perché so che potrò contare sempre su di loro, perché anche quando mi rimproverano so che lo fanno per il mio bene”.
Alcuni ricorderanno alcune parole che ho citato in passato a proposito di come i tredicenni guardano i loro genitori, parole che per comodità riporto anche adesso: «Mio padre sì che è un vero amico, perché so che non mi lascerà mai, mi starà sempre accanto nella vita, mi supporterà sempre». «Mio padre mi corregge se faccio degli sbagli e mi insegna a comportarmi da persona adulta». «Mia madre mi sostiene in tutto, mi dà degli ottimi consigli e mi aiuta quando sono triste e non ho voglia di fare niente. Anche se ha i suoi problemi li mette da parte per dedicarsi a me». «Mio padre è come un fratello, con lui mi confido e mi diverto. Non saprei come potrei fare senza di lui».
Queste parole dovrebbero metterci una grande pace nel cuore. Qualche tempo fa ho letto Lettera ad un adolescente, di Vittorino Andreoli. C’è un passo della sua lunga lettera ad un immaginario adolescente in cui l’autore, parlando dei genitori e sapendo che in fondo al cuore ogni figlio è in grado di comprendere e sposare queste parole, scrive: “Mi piacerebbe pensare a tuo padre come a un educatore autorevole, ma se non è così, se non lo è, non sognare solo di andartene, ma pensa che tu stesso lo puoi aiutare, e non dimenticare mai che è quello che hai. E che ti vuole bene, magari a modo suo. Nella vita incontrerai tante persone, grandi amici; troverai l’amore, una bella ragazza che ti capisce o, se sei una femmina, un bel ragazzo che ti aiuti a vivere. Ma sappi che tuo padre e tua madre rappresentano l’unico esempio di chi ti vuole bene per sempre, anche quando sbagliano. E possono persino farti del male, volendoti bene.”
Grande è la sorpresa, per esempio, quando leggo ai genitori le risposte che i loro figli tredicenni danno alla domanda “Chi sono tra gli adulti,le persone per te più significative? E perché?”. Quasi tutti i ragazzi rispondono che sono i genitori e i motivi sono sempre gli stessi: “perché mi vogliono bene, perché sono il mio punto di riferimento, perché so che potrò contare sempre su di loro, perché anche quando mi rimproverano so che lo fanno per il mio bene”.
Alcuni ricorderanno alcune parole che ho citato in passato a proposito di come i tredicenni guardano i loro genitori, parole che per comodità riporto anche adesso: «Mio padre sì che è un vero amico, perché so che non mi lascerà mai, mi starà sempre accanto nella vita, mi supporterà sempre». «Mio padre mi corregge se faccio degli sbagli e mi insegna a comportarmi da persona adulta». «Mia madre mi sostiene in tutto, mi dà degli ottimi consigli e mi aiuta quando sono triste e non ho voglia di fare niente. Anche se ha i suoi problemi li mette da parte per dedicarsi a me». «Mio padre è come un fratello, con lui mi confido e mi diverto. Non saprei come potrei fare senza di lui».
Queste parole dovrebbero metterci una grande pace nel cuore. Qualche tempo fa ho letto Lettera ad un adolescente, di Vittorino Andreoli. C’è un passo della sua lunga lettera ad un immaginario adolescente in cui l’autore, parlando dei genitori e sapendo che in fondo al cuore ogni figlio è in grado di comprendere e sposare queste parole, scrive: “Mi piacerebbe pensare a tuo padre come a un educatore autorevole, ma se non è così, se non lo è, non sognare solo di andartene, ma pensa che tu stesso lo puoi aiutare, e non dimenticare mai che è quello che hai. E che ti vuole bene, magari a modo suo. Nella vita incontrerai tante persone, grandi amici; troverai l’amore, una bella ragazza che ti capisce o, se sei una femmina, un bel ragazzo che ti aiuti a vivere. Ma sappi che tuo padre e tua madre rappresentano l’unico esempio di chi ti vuole bene per sempre, anche quando sbagliano. E possono persino farti del male, volendoti bene.”
I ragazzi guardano sempre agli adulti, a chi è più grande di loro, e
lo fanno per immaginare il loro futuro. La loro rabbia, le loro
frustrazioni, le loro delusioni che spesso emergono nel comportamento
ribelle mostrano tutta la delusione verso un mondo degli adulti dal
quale si sentono traditi. Sembrerebbe che non sia una novità, dato che
quella della contestazione è una reazione che negli adolescenti c’è
sempre stata; ma in realtà una novità c’è, ed questa inedita
globalizzazione della scomparsa di adulti che siano modelli credibili e
da guardare per immaginare un futuro migliore. Il vero problema non è
che i ragazzi siano attratti da modelli “trasgressivi” perché, ripeto,
da che mondo è mondo è sempre stato così; il vero problema è il
preoccupante vuoto che circonda gli attuali adulti a cui guardano gli
adolescenti.
Per questo ed a maggior ragione, i genitori sono chiamati a
costituire quei modelli credibili che, superata la normale fase della
contestazione, rimarranno per i figli la luce che li aiuterà a coltivare
la speranza in un mondo migliore. “Non esiste vento a favore per il marinaio che non conosce il porto di arrivo”,
scriveva Seneca. Qual è il porto di arrivo che facciamo immaginare ai
nostri ragazzi? Come li aiutiamo a sognare? Come li incoraggiamo a
superare le difficoltà della vita, sapendo che comunque il porto è lì
che li aspetta, nonostante le tempeste ed i venti impetuosi che soffiano
contro?
(.....)
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