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lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

sabato 27 ottobre 2018

Gli esperti la definiscono sindrome del “super genitore”: ecco di cosa si tratta e come si combatte.


Ogni genitore cerca di preservare il proprio figlio dalle brutture del mondo, tenta di proteggerlo e accudirlo per evitare qualsiasi dispiacere. Attenzione però a non esagerare: la sindrome del cosiddetto “super genitore” è in agguato.
Secondo un articolo pubblicato su Psychology Today a cura della docente universitaria Suzanne Degges-White, i super genitori sono dei genitori eccessivamente devoti, preoccupati e concentrati sui loro figli. In pratica sono disposti a fare di tutto per loro, sono disponibili, efficienti e perennemente generosi, ma questo atteggiamento crea non pochi danni collaterali.
Finiscono infatti per diventare vittime dei loro bambini che, abituati ad avere tutto e subito, non riescono a comprendere gli sforzi che fanno per renderli felici. “Vi sentivate in colpa se dovevate restare una o due ore lontano da lui? Vostro figlio piangeva e voi vi sentivate inadeguate se non riuscivate a fermarlo? Vivevate le decisioni sull’accudimento con apprensione come se fare una scelta piuttosto che l’altra potesse determinare negativamente il futuro di vostro figlio?“, sono le domande che la professoressa pone a tutte le mamme e i papà che temono di essere dei “super genitori“.
Il cosiddetto over-parenting, ovvero la sindrome dell’eccesso di cura, deriva dal fatto che i padri e le madri si sentono responsabili della felicità dei figli ed è per questo che sono continuamente sull’attenti per evitare che un qualsiasi evento possa minare la loro serenità. Questo eccesso di attenzioni finisce per trasformarsi in sovraccudimento.
I genitori che vogliono combattere l’over-parenting devono abbandonare l’idea di perfezione come modello genitoriale: l’importante è essere buoni, cercando di avvicinare quanto più possibile alla realtà le aspettative sul futuro dei propri figli, in maniera tale da provare meno ansia. Quello che si fa per i bimbi non si trasforma automaticamente in amore, rispetto e gratitudine, soprattutto durante l’adolescenza, quando si va naturalmente alla ricerca della propria indipendenza.
Certo, il lavoro dei genitori ha un valore educativo, affettivo ed emotivo unico ma è necessario non esagerare e non chiedere in modo ossessivo che gli sforzi fatti vengano riconosciuti. Il segreto, dunque, è osservare il proprio figlio, guidarlo qualora fosse in difficoltà e non di intervenire di continuo. Solo in questo modo lo si aiuterà a raggiungere l’autonomia decisionale.

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