Da due Prof il metodo collaudato per uscire dall'ansia di compiti, insufficienze e debiti ad uso di genitori e studenti
di Marcello Bramati, Lorenzo Sanna
Prefazione Alessandro D'Avenia
"Basta Studiare!" libro edito da Sperling & Kupfer
Presentazione tratta da articolo La Stampa del 27 gennaio 2016 (qui originale)
Sembra una banalità e invece è il metodo BiEsse, Basta Studiare,
messo a punto da due professori milanesi di liceo dopo anni di corsi di
«metodo di studio» per studenti e genitori. Ora gli appunti per quei
corsi sono diventati un libro edito da Sperling&Kupfer con la
prefazione del prof 2.0 Alessandro D’Avenia. Non un manuale
all’americana con regole infallibili ma pratico quanto basta per capire
come evitare brutti voti e liberarsi da serate e weekend chiusi in
camera per recuperare troppi pomeriggi buttati.
Perché alla fine, a leggere i consigli dei due prof, si capisce che è
soprattutto questione di disorganizzazione. «Siamo convinti ci sia un
metodo fatto di un mix di organizzazione, dialogo e comportamenti capace
di avvicinarvi ai vostri figli, di capirli di più e di ottimizzare
studio e impegni extrascolastici» scrivono Lorenzo Sanna e Marcello
Bramati, docenti del liceo classico e scientifico Faes Argonne di
Milano.
Il ruolo degli adulti
Il libro è infatti rivolto soprattutto ai genitori e questo già può
apparire strano, mentre è proprio il primo dei 7 punti del metodo
BiEsse: «Seguite vostro figlio anche alla scuola superiore». Questo
perché molti papà e mamme pensano «E’ ora che se la cavino da soli» e
dimenticano che con gli adolescenti il ruolo del genitore è importante.
Va bene, ma che ruolo? Lo spiega il secondo punto, usando una metafora
calcistica: da giocatore in campo, non in panchina da allenatore (basta
il docente) ma neanche in tribuna da spettatore (troppo facile). Fuor di
metafora, un po’ da guida e un po’ da controllore.
Il punto centrale del metodo però è il terzo, il planning, il piano
di lavoro quotidiano da aggiornare ogni settimana. Si consiglia di farlo
la domenica mattina creando una tabella a caselle orarie in cui
sistemare gli impegni fissi - nuoto, chitarra, cinese - le pause
(irrinunciabili) e infine lo studio. L’unico vincolo è riempire le
caselle perché vi stia tutto prima di cena. L’obiettivo è evitare di
studiare fino a tarda notte, cosa accettabile solo all’università. Lo
stesso vale per i weekend, che dovrebbero ospitare solo lo studio per il
lunedì è l’eventuale «portarsi avanti» per qualche pomeriggio che si
preannuncia pesante in settimana. Il quinto punto mette in guardia dai
«nemici dello studio». Per i genitori sono l’ansia e la delusione, per
gli studenti, ça va sans dire, la tecnologia, da non demonizzare, ma da
affrontare per quella che è: una centrale di stimoli potenzialmente
devastante, da tenere il più lontano possibile dalla scrivania almeno
nelle ore segnate nelle caselle «studio».
Altri punti fondamentali riguardano il saper tenere il diario in
ordine perché, come scrivono i prof sotto il dettato dell’esperienza
«spesso i ragazzi per pigrizia non trascrivono i compiti perché «tanto
me li faccio dare su WhatsApp». Alla fine li dimenticano e il giorno
dopo sono impreparati. Chissà quanti genitori rivedranno il loro l
figlio in panne su una pagina su cui pende il dubbio amletico se sia da
studiare o no.
Al di là dei consigli pratici, però, questo è un libro che invita a
ragionare. Per esempio sul fatto che oggi essere anticonformisti
significa studiare e non sprecare i pomeriggi passando ore su libri
sfogliati ma non letti. Si reagisce al torpore grazie a quotidianità,
ritmo, obiettivi, tempo ben speso. E anche un po’ di fatica fisica.
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