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Amici di Mariele cooperativa sociale onlus | Vicolo Parco sud 2 | 40018, San Pietro in Casale (BO)

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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

domenica 8 dicembre 2013

Il Dott. Pietro Lanzoni presenta il suo libro su San Pietro in Casale

Il titolo già dice molto "San Pietro per sempre" ed il contenuto è una vera e propria propria dichiarazione d'amore nei confronti del paese di cui si è occupato da sempre.

Del paese e di molti dei suoi abitanti.

Sarà proprio l'autore, il Dottor Pietro Lanzoni a presentare il libro dedicato a San Pietro in Casale, 

martedì 10 dicembre alle ore 20.45 


nella Biblioteca comunale "Mario Luzi"  in pieno centro (Via Matteotti 123) insieme a Remo Zecchi che ha curato le immagini e i documenti d'archivio.

Una bella occasione per immergersi nelle atmosfere tipiche sanpierine.

lunedì 25 novembre 2013

Incontro con Giuseppe e Maria. Raccontati da Don Andrea Marinzi

Storie di uomini, storie di Dio.
Per raccontare storie di uomini, tornerà a trovarci, dopo il bell'incontro del 31 ottobre scorso, Don Andrea Marinzi, insegnate e scrittore (oltre che ovviamente sacerdote)

giovedì 5 dicembre ore ore 18
sala Giovanni Paolo II - 
polivalente nel parco scuola materna San Luigi
  
L'incontro, organizzato dalla scuola materna parrocchiale San Luigi e dalla nostra Associazione, è aperto a grandi e piccini e avrà come fulcro la storia di una famiglia davvero speciale: quella di Giuseppe e di Maria.

Sarà un modo emozionate per preparasi all'ormai imminente Santo Natale.

mercoledì 20 novembre 2013

Gli adulti hanno paura di educare

Pubblichiamo qui l'intervista di Pietro Vernizzi alla giornalista  Costanza Miriano poichè contiene spunti  educativi che riteniamo utili per tutti.


“All’origine della proposta inglese di abbassare ai 15 anni l’age of consent, cioè l’età a partire dalla quale un adolescente è considerato pienamente consenziente nei confronti di qualsiasi attività sessuale, c’è la volontà di sgravare i genitori dal problema dell’educazione”. Lo afferma Costanza Miriano, giornalista e autrice dei libri “Sposati e sii sottomessa” e “Sposala e muori per lei”. L’obiettivo della proposta inglese è ridurre dai 16 ai 15 anni l’età a partire dalla quale un teenager può ricevere informazioni sulla contraccezione e sull’aborto. Di fatto però il limite dei 16 anni finora, almeno sul piano teorico, aveva scoraggiato il coinvolgimento sessuale dei minorenni al di sotto di questa età. L’idea è partita da un’intervista del professor John Ashton, preside della facoltà di Salute Pubblica, e per ora il premier David Cameron si è detto contrario.
La proposta di abbassare l’età al di sotto della quale gli atti sessuali sono ritenuti normali, parte da un cambiamento già in atto nella società o mira a provocarlo?
Il cambiamento in atto già esiste, in quanto viviamo in una società pansessualista dove i ragazzi sono iper-stimolati anche a età molto precoci. Ad allarmarmi è però soprattutto l’assenza degli adulti. Questi ultimi anziché indirizzare, incanalare, educare e mostrare la possibilità di una bellezza più grande, si preoccupano solamente di evitare conseguenze negative che nella loro mente egoista sono gravidanze indesiderate o malattie. E’ molto più facile illustrare le tecniche di contraccezione e di aborto, piuttosto che educare al vero significato. La proposta del professor Ashton è quindi un modo per disimpegnarsi e autogiustificare le proprie condotte sbagliate. All’origine c’è un’assenza di senso che questi adulti vivono in prima persona.
In che termini parla di un’assenza di senso?
Per molte persone la sessualità, essendo ormai slegata dal concepimento e dal rapporto con la vita, non ha più alcun senso. Questi adulti non riescono a insegnare un senso che loro per primi non hanno scoperto.
Insomma il vero problema non sono gli adolescenti ma i loro genitori?
Sì, tanto è vero che il fine ultimo di questa proposta è sgravare gli adulti dal problema dell’educazione. Non c’è nessun amore nei confronti di questi 15enni, si vuole soltanto offrire loro delle tecniche. A mancare ancora una volta è l’autorevolezza e la credibilità degli adulti.
Anche in Italia si sono avuti diversi campanelli d’allarme come il fenomeno delle “baby-squillo” e delle “ragazze-doccia”. Lei che cosa ne pensa?
Anche in questo caso il problema prima ancora che i ragazzi sono i loro genitori. Nella classe di mio figlio, che ha 13 anni, si è tenuta una lezione sull’utilizzo dei preservativi. Ho sollecitato l’intervento degli altri genitori, ma nessuno ha trovato nulla da ridire anzi erano ben contenti di demandare alla scuola il compito educativo.
Per quale motivo si sono tenute queste lezioni?
La cornice normativa che le ha permesse sono le linee guida del ministero per la diffusione della teoria del genere, le quali si basano appunto su una teoria illustrata come se fosse una scienza. Non sono però state sottoposte a nessun tipo di voto e si sta pensando di impugnarle. Così come è indispensabile rispettare i non credenti che non desiderano che i loro figli partecipino alle lezioni di religione, così anche i genitori credenti hanno ugualmente dei diritti.
Il problema non riguarda quindi solo l’Inghilterra?
Assolutamente no. E non è giusto che i genitori siano “espropriati” del compito educativo senza neanche chiedere loro un consenso.
Che idea si è fatta invece delle polemiche che hanno accompagnato la pubblicazione del libro “Sposati e sii sottomessa” in lingua spagnola?
Al fondo c’è il fatto che nessuno di quanti hanno protestato, per sua stessa ammissione, aveva letto il libro. A turbare molto è stata la parola “sottomessa”. Di sicuro c’è una forte resistenza culturale a tutto ciò che va contro l’autodeterminazione e la libertà senza vincoli. Comprendo la reazione di chi non ha il nostro retaggio culturale, meno gli insulti e l’aggressività.
Si è trattato solo di un malinteso o di una differenza culturale di fondo?
Il punto centrale del mio libro è che la dolcezza e la mitezza possono aiutare le coppie a uscire dalla logica del dominio, che sembra vincente nelle relazioni. Occorre uscire da una logica di potere, o nel migliore dei casi di contrattazione tra due poteri che si scontrano. Uscire da questa logica ed entrare in quella dell’accoglienza, dolcezza e mitezza può favorire un progresso che non è un ritorno al passato, ma una maturazione e un passo in avanti per le coppie e per le persone. Ritengo quindi che non si sia trattato soltanto di un malinteso sulla parola, ma di un modo completamente diverso di concepire i rapporti.

mercoledì 13 novembre 2013

I nostri incontri di presentazione con i genitori di bambini nati nel 2008


Dalla scuola d'infanzia
alla scuola primaria.
La famiglia sceglie

Per valutare occorre conoscere. 
Per conoscere occorre incontrare.

Per questo desideriamo incontrare i genitori dei bambini i nati nel 2008 per presentare la nostra esperienza di istruzione paterna per l'anno scolastico 2014/15


A causa del lutto che ha colpito la famiglia del nostro Presidente, l'incontro previsto per mercoledì 13 novembre ore 20,45 è rimandato a 
mercoledì 20 novembre ore 20,45
Nuova scuola materna parrocchiale “Sacro Cuore” 
San Vincenzo di Galliera (dietro palazzetto dello sport) 

E' confermato l'incontro di
martedì 19 novembre ore 20,45
Casa Dovesi, Via Parco Sud 2, San Pietro in Casale


Aperto a tutti i Genitori e Famiglie interessate ad approfondire l'argomento educativo in vista della scelta scolastica 2014/15. 
Vi aspettiamo per raccontarvi la nostra avventura.

giovedì 24 ottobre 2013

Far festa con i Santi: incontro con Don Andrea Marinzi

Per prepararci a festeggiare il 1 Novembre, festività di OgniSSanti, la Scuola per l'Infanzia parrocchiale "San Luigi" e la nostra associazione organizzano un incontro proprio sui Santi: li incontreremo in un modo molto amichevole e framiliare insieme a Don Andrea Marinzi, sacerdote della confraternita di S. Carlo e docente al Liceo scientifico Malpighi di Bologna. Insieme approfondiremo il tema della santità e della vocazione universale alla santità. 

Don Andrea Marinzi è anche autori di diversi libri su figure di Santi (S. Giuseppe e Maria, San Francesco, Sant'Ignazio di Loyola)

L'incontro dal titolo "I Santi: supereroi o uomini come noi?" è per giovedì 31 ottobre alle ore 20.45 presso la scuola dell'infanzia parrocchiale "San Luigi" a San Pietro in Casale (sito) ed è aperto a tutti.

La scuola San Luigi sta organizzando un servizio di baby sitter per la sera del 31 ottobre: chi fosse interessato è bene che invii una conferma della presenza con bambini al indirizzo mail: maternasanluigi@alice.it entro la sera del 30 ottobre.

venerdì 4 ottobre 2013

Se vogliamo bene ai nostri figli dobbiamo dire di no

Un interessante contributo di Paolo Pugni, di cui già abbiamo avuto un contributo in precedenza. Esperto nell’ambito dell’orientamento familiare e delle scuole, Paolo Pugni vanta svariati interventi in campo nazionale e internazionale nel settore dell’orientamento familiare e della pedagogia.
In questo caso ci da indicazioni su fortezza e autorevolezza di genitori ed educatori

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Ricominciamo da tre. 
tre domande chiave, tre indicazioni conseguenti.

E un articolo da qualche muovere la riflessione. È di Luca Goldoni, dello scorso 20 agosto (vedi qui) e stigmatizza la crescente maleducazione dei piccoli, e dei meno piccoli, esasperata nei luoghi di villeggiatura, specie al mare.

“Dilaga il permissivismo, formula di tutto riposo perché legittima il disinteresse con l'alibi della pedagogia. Tutto risale agli anni 60 quando esplode il dibattito sul sì o no alle favole, alle sculacciate, al premio e castigo” scrive il giornalista mettendo il dito nella piaga e chiarendo che il più delle volte non si tratta di adesione ad un modello educativo che sembra aver creato solo disastri ed essere rimasto solo nell’immaginario di molte coppie, quello che invita all’assenza di negazioni e regole lasciando lo spontaneismo straripare senza limiti e con molte conseguenze negative. 

Già da diversi anni il movimento contrario, basato sul buon senso e millenni di esperienza, chiarisce che se vogliamo bene ai nostri figli dobbiamo dire di no.

Ma per farlo bisogna essere decisi e soprattutto coerenti.  Lo spiega benissimo Goldoni “la vera educazione non consiste nelle prediche ma nell'esempio quotidiano, il pupo va in tilt: gli ripetono che non deve dire bugie e poi sente la madre che istruisce la domestica, se telefona l'Angela dille che non sono in casa. Dunque, severità zero, tolleranza mille.”. 

Alla fine siamo noi che non vogliamo educarci e ci facciamo sconti e per un briciolo di coerenza finiamo per tollerare tutto dai figli trovando sempre giustificazioni ai loro comportamenti sempre meno civili. Li definiamo ingovernabili, quando invece gli incapaci di governarli siamo noi. Certo, la società non ci aiuta, negandoci almeno una buona fetta di strumenti. 

Se la violenza non è mai una strada, la fermezza a volte impone gesti e toni che facciano capire chi comanda. E non sempre questo è possibile farlo con atteggiamento gandhiano, perché ricordiamoci che l’eroe indiano ha avuto successo perché si scontrava con gli inglesi, colonialisti ma decisamente civili. Si fosse trovato ad affrontare con il suo approccio i nazisti e le SS credo che non oggi sapremmo assolutamente nulla di lui, neanche dove fosse vissuto e morto.

Ecco dunque le tre domande chiave che possiamo farci e che richiedono il vostro contributo

a)    esistono realmente dei bambini ingovernabili?
b)   Qual è il modo più corretto per educare oltre dare l’esempio?
c)    Come esercitare la fortezza e l’autorevolezza in questo 2013?

E i tre consigli che mi sento di dare sono questi

1)   non perdiamoci mai d’animo, costa fatica e stanca da morire, ma ne vale la pena;
2)   nel dubbio diciamo di no, meglio negare piuttosto che cedere. Avremo tempo di cambiare idea se è il caso di farlo;
3)    educare vuol dire preparare i figli per il cammino, non il contrario: e se questo vuol dire insegnare loro ad essere una miscela equilibrata di marines, lord, francescani, gregari non dobbiamo spaventarci.

La mia provocazione l’ho lanciata, ora tocca a voi.

Paolo Pugni (dal suo blog: FamiglieFelici)

Paolo  

venerdì 20 settembre 2013

Scuola per genitori: i nostri incontri di orientamento familiare

Per iscriversi clicca qui 
L’Adolescenza.
Conoscerla per affrontarne le difficoltà. Insieme.

Per migliorare come coniugi e genitori.


Quando i bambini e le bambine entrano nella fase della pubertà, inizia una fase delicata dove avvengono una serie di cambiamenti che, uniti alle importanti influenze del mondo esterno, possono modificare sensibilmente la loro condotta. 

E' una fantastica possibilità quella di preparare per tempo questo momento che è tra i più delicati del percorso educativo familiare. 

I genitori possono, con l'opportuna formazione, capire quali sono le cause e gli effetti di questi cambiamenti e individuare gli strumenti più adeguati per mantenere una relazione forte ed efficace con i loro figli, senza limitare la loro naturale scoperta del mondo che li circonda, nel quale devono imparare ad essere se stessi.

Ogni corso si svolge secondo la metodologia propria dell’Orientamento Familiare: l’utilizzo di casi reali come punto di partenza per l’analisi degli argomenti proposti.

I genitori hanno così l'opportunità di trasformare tutte le situazioni della vita familiare in occasioni educative. Imparando come fare.

Il dibattito si svolge in due fasi: il piccolo gruppo, dove i casi vengono discussi, e le sessioni generali, dove i casi, guidate da esperti che fanno parte dell’équipe di moderatori di Orientamento Familiare. vengono approfonditi.

Il percorso che proponiamo per crescere insieme, organizzato grazie alla collaborazione con Oeffe, prevede quattro date come sessioni generali:

Domenica 20 ottobre ‘13 (ore 16.30)
L’adolescenza

Domenica 24 novembre ’13 (ore 16.30)
Educare le virtù

Domenica 15 dicembre ’13 (ore 16.30)
Educare l’affettività

Domenica 19 gennaio ’14 (ore 16.30)
Comunicare con l’adolescente

(durata degli incontri: circa 1 ora e mezzo)

Gli incontri sono moderati da Paolo Fontana, Davide Pellegrini e altri formatori specializzati
I casi sono visti in “piccoli gruppi” di 3-4 coppie massimo, che potranno programmare liberamente l’incontro (insieme ad una coppia capogruppo) per prepararsi all'incontro successivo.

La partecipazione al corso ha un costo di € 100,00 a coppia da versare all’avvio del corso, domenica 20 ottobre. Ad ogni coppia verranno forniti materiale e note tecniche di approfondimento per ogni argomento trattato.

Ad ogni incontro generale sarà abbinata un’attività di laboratorio per bambini con l’assistenza di baby sitter.

Se desiderate iscrivervi o comunque siete interessati, segnalatecelo cliccando qui: Compila il breve questionario

sabato 14 settembre 2013

L'Avventura della Scuola, intervista a Franco Nembrini


"La scuola? Importante, certo, ma non è la meta della vita; decisiva è la felicità dei ragazzi". Dialogo tra Franco Nembrini (rettore di un centro scolastico) e una mamma giornalista e scrittrice (Costanza Miriano).

Franco Nembrini è il professore dei sogni, quello a cui tutti i genitori vorrebbero affidare i propri figli. Chiavi in mano. Allora sì che potrebbero smettere di preoccuparsi dei voti e del successo: saprebbero che c’è qualcuno che sa mostrare loro la bellezza della vita come avventura, e del sapere come impresa che serve a questo viaggio. Non per niente è uno che riempie le sale di giovani parlando loro di Dante, altro che Dan Brown.

Vuoi saperne di più su Franco Nembrini? clicca qui

Noi di Credere abbiamo scelto lui, insegnante di storia e italiano, rettore del centro scolastico La Traccia di Calcinate (alle porte di Bergamo), per aiutarci a vivere l’inizio dell’anno scolastico con lo sguardo rivolto nella direzione giusta. Professor Nembrini, gira in rete una foto con la didascalia «primo giorno di scuola»: quattro ragazzini imbronciati, e una mamma che salta di gioia.


Costanza Miriano intervista Franco Nembrini.

Finalmente libera, per qualche ora al giorno. Io non so se sono un caso preoccupante – vietato chiedere un parere ai miei figli in merito – ma per me è esattamente il contrario. In estate sono contentissima di godermi i miei figli, e in più sono esentata dalla tortura quotidiana, la lotta per i compiti: vorrei sempre che fossero di più, e fatti meglio. Mio marito dice che non me ne dovrei occupare. Ha ragione lui, come al solito? 

«Sì, almeno in parte io penso che abbia ragione lui. Sono convinto che uno dei problemi più gravi dei ragazzi di oggi è che non hanno spazi per mettersi alla prova, per rischiare, per sbagliare. Mi sembra che i nostri atteggiamenti verso di loro siano dominati da due sentimenti: la paura e la sfiducia. Abbiamo paura che possa succedere loro chissà cosa, e li teniamo sempre sotto controllo (pensa a che assillo sono diventati i telefonini...); e pensiamo che non siano capaci di fare da sé, e abbiano sempre bisogno della nostra assistenza. E così non si stimano, non si vogliono bene e tutto intorno li conferma in questa non stima. Poi ci stupiamo se crescono dei ragazzi i cui atteggiamenti davanti alla vita sono la paura e la sfiducia!». 

Quando sono andata a ritirare i libri di prima del mio primo figlio ho pensato: va be’, questi sono i libri con i giochi di prescolarizzazione, poi ci diranno dove comprare i libri veri. Mi sembra che oggi l’obiettivo della scuola sia soprattutto di essere simpatica ai bambini, di non metterli davanti a sfide impegnative, di non farli interrogare. Che ne pensi? 

«Ahimè, è vero. Dobbiamo avere il coraggio di affermare che non c’è altro scopo dell’educazione che questo: accompagnare i nostri figli a stare davanti alle circostanze come la grande occasione data a ciascuno per scoprire la propria grandezza, la grandezza del destino buono cui siamo chiamati. Ma proprio questo ci vede tutti, giovani e adulti, di una fragilità sconcertante. Siamo perennemente in fuga dalle circostanze, dalla fatica, dal dolore, dalle ferite che la vita ci offre. Fino a pensare che il nostro compito di educatori sia quello di evitare ai nostri figli queste ferite. Così impediamo loro di crescere e di diventare grandi». 

In terza media a mio figlio hanno fatto una lezione sul preservativo, scelta che è stata approvata da tutti i genitori della classe, tranne noi: l’idea è «non importa cosa fate, basta che non vi creiate problemi, cioè malattie o gravidanze». E anche la scuola viene vissuta un po’ così: i buoni voti a scuola sono per i genitori il certificato che possono stare tranquilli. Se c’è una bella pagella tutto il resto non conta. Ma la scuola ci dice la verità sul ragazzo? 

«No. Anzi, bisogna anche qui fare chiarezza e avere il coraggio di dire che la scuola (e perciò il buon risultato scolastico) non è la meta della vita, ma semplicemente la strada. L’ideale della vita, per noi come per i nostri figli, è quello di essere felici, di conoscere la verità, cioè il senso delle cose, di poter amare davvero sé e gli altri, di sentire utile il proprio tempo e la propria fatica. Lo ha magnificamente ricordato pochi giorni fa papa Francesco ai giovani di Piacenza. E questo si realizza in condizioni molto diverse, secondo strade mai uguali per tutti, valorizzando i talenti, le passioni, le capacità proprie di ciascuno dei nostri ragazzi». 

Tu entri in contatto con molti genitori. Dal tuo punto di osservazione, non ti sembra che ci sia il rischio che i genitori attribuiscano alla riuscita scolastica un valore diverso da quello che ha? Magari una conferma del loro valore come genitori, una polizza di assicurazione sul successo del figlio, un cordone di sicurezza contro le difficoltà della vita? 

«Mi sembra che sia una terribile tentazione di noi educatori quella di confondere la strada con la meta, e pensare che il successo a scuola coincida con il compiersi del desiderio. Ma non è così, e i nostri figli lo sanno. Tanto è vero che ci accusano, magari inconsapevolmente, di proporre loro troppo poco.
Ecco, questa mi sembra essere la scoperta che ho fatto in tutti questi anni vivendo con loro: più la proposta ideale è alta, più il cammino è impegnativo, più diventano capaci di entusiasmo e di grandi sacrifici. Di recente mi ha scritto uno studente (non certo brillante dal punto di vista scolastico) dopo un concerto che ha visto suonare insieme lui, i suoi compagni e i suoi insegnanti: «Da questa sera so che l’Italia non andrà in rovina. Stasera sul palco ero un uomo. Molto più che in cento notti di alcool e di canne. Ora so di poter dare il mio contributo. Lo schifo che mi circonda morirà ai miei piedi. Non mi tirerò indietro».

lunedì 9 settembre 2013

"Famiglia grembo dell'io" - Bologna, 12 settembre. Seminario


“Questo è il paradosso dell’amore fra 
un uomo e una donna: due infiniti si incontrano 
con due limiti; due bisogni infiniti di essere amati
si incontrano con due fragili 
e limitate capacità di  amare…” 

(Rainer Maria Rilke)




Apertura anno scolastico 2013/14

"Famiglia grembo dell’io"



Giovedì 12 Settembre '13 ore 17.00
Teatro Auditorium Manzoni, Via De’ Monari 1/2, Bologna

È un dato di fatto che le famiglie stanno cambiando, ma l’unico modo per poter stare di fronte a questo cambiamento non è ignorarlo o affrontare di volta in volta le urgenze, ma impegnarsi seriamente nel conoscere l’origine e il fondamento della famiglia stessa, unica possibilità che apre al dialogo e al confronto.

Introduce e coordina 
Rossano Rossi, Presidente FISM Bologna

"Verità e bontà della coniugalità"
S. E. Card. Carlo Caffarra

"Maschio e Femmina, a sua immagine li creò"
Costanza Miriano, moglie, mamma, giornalista e scrittrice

"Testimonianza da una famiglia (affidataria e gestore scuola)"
Alessandra Barattini e Valter Brugiolo

Conclude Mirella Lorenzini, Dirigente scolastico

Gli interventi vogliono approfondire la natura propria della famiglia e dei suoi legami e di come questa influisce nell'apertura alla comunità. Riconosciamo la famiglia in sé stessa, nel suo valore e significato:
• chi sono per noi le famiglie che accogliamo quotidianamente?
• quale spazio diamo alla realtà della famiglia?
• come ci muoviamo per incontrarla?
• e per far sì che possa integrarsi nell’istituzione scolastica?

Chi è Costanza Miriano:
Nata 42 anni fa a Perugia e vive a Roma. Sposa e mamma di quattro esseri che sarebbe ottimistico e incauto definire bambini, due di razza maschile e due femminile, un tempo era laureata in lettere classiche, ma attualmente studia le tabelline. Aspirante casalinga, attualmente è giornalista alla RAI,  tg3 nazionale (ma collabora anche con Avvenire e Il Timone). E’ cattolica fervente, e, convinta che in cielo si vada solo per raccomandazione, cerca sempre dei canali preferenziali per arrivare al Capo Supremo. Trova che la messa e il rosario siano quelli che funzionano meglio. Non c’è molto altro da aggiungere al suo curriculum, se non che ha corso varie maratone, il che poi è venuto utile nel gestire una famiglia estrema.  Sposati e sii sottomessa  è il suo primo libro, uscito nel febbraio 2011  edito da Vallecchi. Sposala e muori per lei, il secondo libro, uscito il 19 settembre 2012 è edito da Sonzogno (dal sito di Costanza Miriano)

Chi sono Alessandra Barattini e Valter Brugiolo:
Si, sono loro. Il nostro presidente e la responsabile delle nostre attività educative.




domenica 8 settembre 2013

Con gioia, ripartiamo

Lunedì 9 settembre Casa Dovesi ritornerà a vivere della gioia dei bambini che, con tutto il loro entusiasmo, si cimenteranno nella loro avventura più importante: crescere nella conoscenza e nella responsabilità.
Siamo certi che il Prof. Dante Dovesi, da lassù, gioisce con noi di questa nuova piccola avventura che riparte.
L'appuntamento è, per chi volesse unirsi a noi, lunedì 9 settembre alle ore 8,00 davanti alla Chiesa Parrocchiale per un piccolo momento di preghiera, per poi, insieme, salutare l'avvio di questo nuovo anno



mercoledì 7 agosto 2013

Genitori: compiti per le vacanze. Pillole di orientamento familiare Fidarsi è bene! (5)

Con questa settimana concludiamo questa piccola rassegna estiva di "pillole di orientamento familiare" con un tema di grande importanza: quello dell'atteggiamento di fiducia nei confronti dei figli

Ce ne parla Saverio Sgroi, educatore e giornalista, responsabile del Centro di Orientamento & Mobilità ARCES di Palermo sul tema dell’educazione degli adolescenti.

Augurando a tutti un Buon Ferragosto, diamo a tutti appuntamento a fine mese per le notizie sulle attività autunnali.



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Saverio Sgroi

Fidarsi è bene. In educazione è ancora meglio


di Saverio Sgroi dal sul blog "La Sfida Educativa"





La fiducia è bene, il controllo è meglio. Così sosteneva Lenin, uno degli uomini che più hanno influenzato la storia del XX secolo. Effettivamente chi conosce un po’ di storia sa che il rivoluzionario russo mise in pratica fino in fondo queste parole. E purtroppo conosciamo le conseguenze che esse hanno avuto su milioni di persone.
Nonostante le parole di Lenin, la fiducia rimane probabilmente il fulcro di ogni forma di relazione; da essa dipende che un rapporto tra due persone si possa sviluppare, approfondire, cementare. Se è fondata sulla fiducia, una relazione può diventare fonte di gratificazione per chi ne è coinvolto direttamente. L’amicizia, l’amore, la fraternità, gli stessi rapporti tra colleghi di lavoro non reggerebbero se alla base non ci fosse la convinzione che ci si può fidare gli uni degli altri.
Chi potrebbe sostenere il contrario? Eppure oggi sappiamo quanto sia arduo parlare di fiducia. Spesso tocchiamo con mano la diffidenza, la paura, il tradimento, la delusione. “Ormai non ho più fiducia nel futuro“, mi confidava qualche giorno fa una giovane amica. Effettivamente, tra crisi economica, mancanza di lavoro, fragilità delle relazioni affettive, instabilità delle famiglie e via dicendo è oggettivamente difficile continuare ad alimentare la fiducia che il mondo possa essere migliore. Ma non è solo questo. Probabilmente alle difficoltà oggettive si aggiunge il fatto che abbiamo perso la sensibilità a percepire il bello e, di conseguenza, ad alimentare la speranza. Tant’è che incontrare una persona ottimista a volte ci sembra un’occasione più unica che rara.
Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sulle persone che, per motivi educativi, ci vengono affidate dalla vita stessa: i figli, gli studenti, i ragazzi in generale. È evidente che per trasmettere fiducia i primi che devono incarnarla e manifestarla con il proprio atteggiamento siamo noi adulti. Altrimenti il nostro lavoro educativo rischierebbe di essere falso e artificioso. E, di conseguenza, inefficace.
Ma c’è dell’altro. Nutrire un sentimento di sfiducia nei confronti della vita ci renderebbe probabilmente anche incapaci di attuare un comportamento che, nell’educazione, è fondamentale per far crescere i ragazzi e renderli autonomi: concedere loro la nostra fiducia, accettare il rischio che possano sbagliare.
Il secondo punto del decalogo dell’educatore, su cui mi vorrei soffermare oggi, tocca proprio questo aspetto: “Mostra fiducia, con il tuo atteggiamento prima che con le parole. Forse non eviterai l’errore ma avrai fatto crescere una persona“.
Ricordo ancora la paura di una mamma che avrebbe dovuto iscrivere all’università la figlia diciottenne, la quale si stava apprestando a fare gli esami di maturità: “conosco mia figlia, so già che se non vado io a iscriverla perderà sicuramente un anno. Lei è fatta così.”.
Lei è fatta così, ripeteva la signora. Ma, c’è da chiedersi, chi ha fatto sì che la ragazza rimanesse così incapace di badare a sé stessa. Non avrebbe fatto bene, la madre, a farle correre il rischio di perdere un anno di studio, pur di farla crescere su un punto così importante? Che autonomia potrà avere nella vita una ragazza che non è neanche in grado di provvedere da sola all’iscrizione all’università?
“I miei genitori sono oppressivi, mi soffocano, si preoccupano troppo e credo sia indice di sfiducia nei miei confronti”. Così mi diceva qualche tempo fa una ragazza, che si lamentava dell’eccessiva apprensione mostrata dai genitori nei suoi confronti. “Mi piacerebbe che mi facessero sbagliare qualche volta”, continuava. Ecco un altro esempio di quello che ci stiamo dicendo.
Quando ho l’occasione di incontrare i genitori e di parlare loro di comunicazione con i figli, mi capita frequentemente di fare un esempio che potrà sembrare forse semplice e banale ma che probabilmente racchiude il segreto di un rapporto positivo con loro. Un modo di agire che salvaguarda sia il comprensibile timore che i figli, sbagliando, si facciano del male, sia il diritto che questi hanno di sbagliare per far tesoro dei propri errori. Avete presenti quelle signore che vanno in giro con un mini-cane legato ad un guinzaglio che ha il magico potere di allungarsi e accorciarsi alla semplice pressione di un tasto? Il cagnolino si sente libero di scorazzare in lungo e in largo fino a quando, fiutato un pericolo imminente, la padrona schiaccia il tasto e riaggomitola la corda che lo lega al collare. E il cane torna nel “raggio d’azione” del proprio padrone, al sicuro da ogni pericolo.
È chiaro che si tratta di un esempio e come tale lascia il tempo che trova. Ma probabilmente rende un po’ l’idea di quello che significa per un genitore lasciare ai figli la giusta autonomia che permetta loro di fare esperienza, di imparare, di sbagliare, intervenendo soltanto laddove il rischio di farsi male inizia a preoccupare seriamente.
Qualcuno obietterà che con i figli più grandi non sempre funziona così. È vero. Bisognerà trovare allora altre modalità. Ma rimane comunque la necessità di permettere ai ragazzi di poter sbagliare. Impedirglielo significherebbe rallentare e a volte bloccare irreparabilmente la loro maturazione affettiva e caratteriale.
Che imparino a prepararsi lo zaino da soli; e se un giorno dimenticano per l’ennesima volta il vocabolario di latino, meglio che prendano quattro nella versione piuttosto che scapicollarci noi per portarglielo a scuola.
Che imparino a rifarsi il letto; è scandaloso che a sedici anni non sappiano farselo perché ci ha sempre pensato la mamma.
Che sappiano farsi da soli i calcoli per arrivare a fine mese con la paghetta che diamo loro. All’inizio sbaglieranno ma impareranno poco a poco a gestire i soldi.
Che sentano la nostra fiducia quando chiedono di uscire con gli amici. Se ci dicono che rientreranno a mezzanotte, non iniziamo a chiamarli già dalle dieci per verificare se si stanno avviando verso casa.
Condividiamo con loro le regole, rendiamoli partecipi dei programmi, anche se sono ancora troppo giovani. Il sentirsi coinvolti accresce in loro l’autostima e anche la stima che hanno nei nostri confronti.
Sono solo esempi di quello che significa dare fiducia ai ragazzi. Non è facile, perché il desiderio di sostituirci a loro è sempre latente e pronto a manifestarsi al primo timore che non riescano a farcela da soli. Eppure non abbiamo altra strada se vogliamo farli diventare grandi. E se vogliamo che imparino a usare bene uno dei doni più grandi che sono stati dati loro: la libertà.


Estratto dal blog: La Sfida Educativa di Saverio Sgroi


mercoledì 31 luglio 2013

Genitori: compiti per le vacanze. Pillole di orientamento familiare Punizioni o elogi? (4)

Questa settimana proponiamo una riflessione sul tema dell'atteggiamento nelle occasione dei rimproveri: punizioni o elogi?

In questa riflessione ci aiuta un articolo di qualche mese fa  a firma di Giulia Zaiino, sulla sezione del "Corriere della Sera - Educazione dei Bambini", in interviene anche il Prof. Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatria, psicoterapeuta che negli anni '90 è stato nominato dal Consiglio Superiore depsichiatria, psicoterapeutalla Magistratura Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni.

E' direttore dell’Osservatorio Giovani IPRASE di Trento e Direttore scientifico della collana "Adolescenza, educazione, affetti" dell'editore Franco Angeli Editore di Milano. Nonchè  nel 2012 ha diretto la collana "La Biblioteca dei genitori" del Corriere della Sera.

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Giulia Ziino

Per i figli altro che punizioni. Meglio gli elogi e gli abbracci.


Gli psicologi Usa: la severità rende aggressivi. La sanzione non deve mortificare, ma il dialogo non serve


Educazione dei bambini
Madre tigre addio, ora vince l'approccio gentile. Si chiama «terapia di interazione tra genitori e figli» ma, più semplicemente, è la tendenza, propugnata da una parte degli psicologi infantili, ad accantonare le punizioni (per lo meno quelle troppo drastiche) e a privilegiare elogi e abbracci. In pratica, l'imperativo per i genitori è: non fissatevi sui comportamenti «cattivi» ma valorizzate quelli «buoni». Negli Stati Uniti il dibattito lo ha aperto il Wall Street Journal : «Cominciate a elogiare i vostri figli e, di conseguenza, aumenterà la frequenza dei "buoni comportamenti"» è la sintesi fatta al quotidiano americano da Timothy Verduin, docente di Psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza all'Università di New York. Non solo: gli elogi - avvertono Verduin e altri esperti - devono essere accompagnati da abbracci o manifestazioni «fisiche» di affetto, per stabilire - e rinsaldare - il legame tra genitori e prole. Le tecniche di approccio «interattivo» vengono usate spesso con i ragazzi difficili, inclusi quelli con deficit di apprendimento o iperattivi, ma la filosofia di base che le guida può adattarsi anche agli altri bambini. E di tutte le età: anche se prima si comincia meglio è, perché, se non lo si è fatto prima, a 10-11 anni imporre la disciplina diventa più difficile.

PUNIZIONI
Punire o non punire? «La punizione rende aggressivi» dicono gli psicologi americani citando le statistiche che mettono in correlazione le sculacciate ricevute nell'infanzia con i comportamenti violenti e conflittuali in età adulta. Gli stessi medici, però, bocciano anche l'approccio dialettico: ragionare insieme, soprattutto quando si tratta di bambini molto piccoli, non serve (come, da grandi, non servono avvertimenti «ragionevoli» come quelli stampati sui pacchetti di sigarette).

L'ELOGIO
La formula perfetta starebbe nell'elogio: ai genitori si chiede di identificare i comportamenti positivi che vogliono ottenere dai figli e, quando li vedono attuati, mandare ai piccoli un riscontro positivo. Ma se l'elogio serve ad aumentare l'autostima la demonizzazione a priori del castigo non trova tutti d'accordo. «Il castigo è un'arte, e molto difficile» spiega lo psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet. Che illustra il metodo: «Bisogna prima di tutto capire qual è la comunicazione implicita contenuta nella trasgressione della regola: nella violazione di un patto c'è sempre, nel bambino, una speranza di potersi affrancare, di crescere. Se capiamo questo suo desiderio e lo aiutiamo a realizzarlo non ripeterà il comportamento scorretto».

L'ARTE DEL CASTIGO
Ma come fare? «La sanzione non deve mortificare ma aiutare a crescere. Per esempio, se la trasgressione sta nel non apparecchiare la tavola, si potrebbe far frequentare al bimbo un corso di cucina, per sviluppare una competenza legata al cattivo comportamento». L'arte del castigo, insomma: «La punizione - nota Charmet - è un momento educativo molto alto: il bambino che trasgredisce non si aspetta di provare un dolore fisico o morale come conseguenza della sua azione, ma vuole vedere quale sarà la reazione degli adulti al suo superare i limiti fissati» Ecco perché il «buon» castigo conclude lo psicoterapeuta, «richiede tempo e astuzia». E non deve essere una sculacciata, «o un togliere ai figli i soldi, le uscite o l'uso del computer». Sì al castigo allora, ma con intelligenza.

L'AUTOSTIMA
E l'autostima? Secondo la psicoterapeuta Federica Mormando perché il genitore trasmetta al figlio un'idea positiva si sé non bastano gli elogi, ma serve un'azione a 360 gradi. Quanto alle sgridate è necessario andare alle radici del problema: «Non è questione di giudizi positivi o negativi dati da genitori ai figli - nota Mormando - quando di educazione: bisogna educare i bambini insegnando loro poche cose ma chiare e inesorabili. E difenderle con autorità: se il genitore non è autorevole, castigo o no, c'è poco da fare».


Giulia Ziino 
@giuliaziino

mercoledì 24 luglio 2013

Genitori: compiti per le vacanze. Pillole di orientamento familiare: "curare il talento" (3)

Questa settimana proponiamo una riflessione su un tema molto importante per l'educazione dei nostri bambini: lo sviluppo del talento.

La riflessione ci viene da un'insegnate un pò speciale: il professor Alessandro D'Avenia.
Il prof. D'Avenia da l'idea di essere uno che non si arrabbia mai. Nato a Palermo 36 anni fa, oltre ad insegnate in un liceo milanese da oltre 13 anni, è anche scrittore e sceneggiatore italiano. Ha scritto due romanzi "Bianca come il latte, rossa come il sangue" (2010) e "Cose che nessuno sa" pubblicato l'anno successivo. Nella stagione scorsa è uscito il film tratto dal suo primo libro "Bianca come il latte, rossa come il sangue" con Luca Argentero e Aurora Ruffino

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Alessandro D'Avenia

Com'è sta' storia del talento?


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Il talento è la forza di gravità che porta un uomo e una donna ad occupare il proprio posto nel mondo, perché è il suo modo unico e irripetibile di relazionarsi con il mondo (il creato, gli altri, Dio).

Un mio amico architetto mi ha spiegato qualche giorno fa che il suo “talento” è nato dal fatto che, avendo perso il padre da bambino ed essendo il maggiore, ha dovuto risolvere mansioni spesso paterne in famiglia. Che c’entra con l’architettura? Una delle prime cose che gli capitò di dover risolvere ancora dodicenne fu un trasloco e toccò a lui ricostruire in pianta la nuova casa e collocare i mobili della vecchia, così da capire cosa portare, dove collocare ogni pezzo. Una mancanza lo ha reso creativo.

Il talento è un insieme complesso di caratteristiche maturate durante l’infanzia (soprattutto) e l’adolescenza (il loro emergere), frutto di predisposizione naturale e di fattori ambientali, che non si ripetono mai due volte, neanche in due gemelli.

L’esempio del mio amico mostra che la privazione genera creatività. Si sa che il bambino privato di qualcosa è costretto a mettere in atto la sua immaginazione per risolvere il dolore. Se un bambino chiede un secondo gelato e i genitori pur di non sentirne i capricci glielo comprano non solo lo viziano, ma gli tarpano le ali. Chi ha tutto non comincia mai la ricerca, perché non mette in moto l’immaginazione, la creatività, la sua relazione con il mondo a partire dalle proprie risorse interiori. Se i genitori resistono il bambino dovrà trovare altro per occupare il suo “bisogno” e lenire il dolore, magari sarà un gioco inventato sul momento: un mazzo di chiavi che diventa un amuleto, un bastone che diventa una spada. I bambini che hanno tutto e hanno tutto il tempo pieno, che non si annoiano mai, sono atrofizzati nella loro creatività, riempita dall’esterno e mai sgorgante dall’interno. E lo stesso vale per i ragazzi rimpinzati di oggetti e tempi pieni. Quelli che non si annoiano mai, sono fregati: il loro processo creativo, cioè lo scavare e scovare le risorse dentro di sé e non fuori, per arginare il vuoto e il nulla, rimane bloccato.

“Lasciate che i bambini vengano a me”, indica la necessità di essere bambini per accedere a Dio. Solo il bambino che è in noi può accedere, perché suo è il regno dei cieli, cioè il luogo in cui la chiamata di Dio, con i talenti ricevuti, è evidente. Purtroppo poi gli uomini a cui è affidato il talento di altri possono rovinarlo, schiacciarlo, distruggerlo, standardizzarlo.

Il mio amico architetto mi spiegava che il suo non è altro che un modo di rapportarsi al mondo, di guardare le cose, maturato da quando era bambino e che lui non fa altro che applicare a tutto lo spazio circostante, con l’idea di metterlo in ordine e di renderlo funzionale per gli altri.

Il talento è cristallino nei bambini: basterebbe guardare un bambino per intercettarne a livello seminale e potenziale il talento che lo porterà ad occupare il suo posto nel mondo. E attenzione non sto parlando di posto di lavoro, ma di centro della propria esistenza che andrà coltivato indipendentemente dal lavoro che poi si riuscirà ad ottenere.

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mercoledì 17 luglio 2013

Genitori: compiti per le vacanze. Pillole di orientamento familiare: "Imparare a ricominciare ogni volta che si è sbagliato" (2)

dal sito : http://www.comunicareinfamiglia.com/
Questa settimana, nell'ambito delle "pillole di orientamento familiare (compiti per le vacanze dei genitori)", ci dedichiamo al tema dei rapporti tra coniugi, con la consapevolezza che ogni coppia ha momenti bellissimi ma anche momenti più impegnativi.
Ed è proprio in quei momenti che occorre "un lavoro più profondo".
Il pretesto ci è suggerito da un piccolo estratto del libro "La famiglia imperfetta" scritto da Mariolina Ceriotti Migliarese.
Mariolina Ceriotti Migliarese è neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta. Lavora in un servizio territoriale di Neuropsichiatria Infantile ed esercita attività privata come psicoterapeuta per adulti e coppie. Da molti anni si occupa di formazione di genitori e insegnanti. Collabora con la rivista Fogli, per la quale tiene una rubrica mensile. Sposata dal 1973, ha sei figli dai 32 ai 12 anni, e due nipotine.



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Mariolina Ceriotti Migliarese

Una sfuriata, la porta sbattuta, urlate girando per casa, giudizi brutali, accuse esagerate… Poi si resta male da una parte e dall’altra. Non abbiamo il coraggio di parlarci, di guardarci. Teniamo il muso, ci chiudiamo in noi stessi e nel nostro silenzio risentito o imbarazzato, con un sentimento di impotenza.

Ma è l’immaginazione e l’orgoglio che il più delle volte ingigantiscono il problema.

Facciamo un bel respiro profondo, poi un altro e un altro ancora. Scegliamo il modo di calmarci: sediamoci oppure camminiamo sempre più lentamente, oppure facciamo una breve passeggiata all’aperto. Poi rielaboriamo nella nostra mente l’accaduto e “smontiamo i pezzi”, li esaminiamo da vicino uno per uno – quella frase, un sentimento, un pensiero – e con calma arriviamo alla verità su noi e su quello che è accaduto. Siamo sinceri con noi stessi.

“Imparare a ricominciare ogni volta che si è sbagliato è uno degli apprendimenti più necessari e importanti per vivere bene, e possiamo farne esperienza proprio in famiglia, così come possiamo imparare che si può chiedere scusa e venire sempre perdonati, e che si può imparare a riparare le relazioni nella sicurezza protettiva del legame reciproco” (M. Ceriotti Migliarese, La Famiglia imperfetta, ARES, p. 27).

Se c’è fiducia e desiderio di volersi bene, la maggior parte delle situazioni è riparabile. Se si punta sull’amore reciproco, si utilizza tutto, non si butta via niente di quello che accade in famiglia; tutto serve per imparare in continuazione e per affinarsi nella relazione reciproca.

Estratto dal sito : Comunicareinfamiglia.com




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Il libro "La famiglia imperfetta" (Edizione Ares)
E'  come se lentamente, ma inesorabilmente, si fosse insinuata nella mente di tutti noi una profonda sfiducia nella nostra possibilità di prenderci cura adeguatamente dei nostri figli: se davvero il nostro ruolo è così delicato e importante come affermano gli psicologi, e se i nostri inevitabili errori possono determinare effetti così funesti, come possiamo deciderci a rischiare? Eppure, il bambino che nasce in risposta alla nostra disponibilità alla vita porta in dote qualcosa per noi: la fiducia assoluta che il cucciolo d’uomo ha in colui al quale viene affidato. Questa fiducia così totale, questo essere inermi e bisognosi di tutto, attiva in noi un desiderio di risposta. Ogni figlio che viene al mondo desidera e merita il miglior rapporto possibile proprio con quei genitori che gli sono toccati in sorte, e non con altri ipotetici genitori più perfetti... I nostri figli vogliono proprio noi, così imperfetti e in cammino come tutti siamo.
«Mariolina Ceriotti Migliarese», scrive il celebre psicologo Marcello Cesa-Bianchi nell’invito alla lettura di queste pagine, «dalla sua esperienza ha cercato e recepito l’insegnamento che porta a quel “buon senso” di cui tanto si avverte la mancanza. Tuttavia il “buon senso”, il testo lo conferma, non è sufficiente: deve essere accompagnato, anche negli scritti che riguardano la famiglia, da un profondo e sistematico aggiornamento scientifico, e da quella sapienza che solo l’operato sul campo può offrire, nella riscoperta di valori che mai dovranno andare perduti, quali il rispetto reciproco tra generazioni, la comprensione e la solidarietà fra tutti i componenti della famiglia, una affettività che accompagni, con una creatività sempre maggiore, i bambini e gli anziani, i nonni e i nipoti, e quell’ironia che è bene segua tutta la vita dell’uomo con il suo intelligente sorriso».

Per maggiori informazioni e/o acquisti visita: Ares Edizioni