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lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

mercoledì 20 novembre 2013

Gli adulti hanno paura di educare

Pubblichiamo qui l'intervista di Pietro Vernizzi alla giornalista  Costanza Miriano poichè contiene spunti  educativi che riteniamo utili per tutti.


“All’origine della proposta inglese di abbassare ai 15 anni l’age of consent, cioè l’età a partire dalla quale un adolescente è considerato pienamente consenziente nei confronti di qualsiasi attività sessuale, c’è la volontà di sgravare i genitori dal problema dell’educazione”. Lo afferma Costanza Miriano, giornalista e autrice dei libri “Sposati e sii sottomessa” e “Sposala e muori per lei”. L’obiettivo della proposta inglese è ridurre dai 16 ai 15 anni l’età a partire dalla quale un teenager può ricevere informazioni sulla contraccezione e sull’aborto. Di fatto però il limite dei 16 anni finora, almeno sul piano teorico, aveva scoraggiato il coinvolgimento sessuale dei minorenni al di sotto di questa età. L’idea è partita da un’intervista del professor John Ashton, preside della facoltà di Salute Pubblica, e per ora il premier David Cameron si è detto contrario.
La proposta di abbassare l’età al di sotto della quale gli atti sessuali sono ritenuti normali, parte da un cambiamento già in atto nella società o mira a provocarlo?
Il cambiamento in atto già esiste, in quanto viviamo in una società pansessualista dove i ragazzi sono iper-stimolati anche a età molto precoci. Ad allarmarmi è però soprattutto l’assenza degli adulti. Questi ultimi anziché indirizzare, incanalare, educare e mostrare la possibilità di una bellezza più grande, si preoccupano solamente di evitare conseguenze negative che nella loro mente egoista sono gravidanze indesiderate o malattie. E’ molto più facile illustrare le tecniche di contraccezione e di aborto, piuttosto che educare al vero significato. La proposta del professor Ashton è quindi un modo per disimpegnarsi e autogiustificare le proprie condotte sbagliate. All’origine c’è un’assenza di senso che questi adulti vivono in prima persona.
In che termini parla di un’assenza di senso?
Per molte persone la sessualità, essendo ormai slegata dal concepimento e dal rapporto con la vita, non ha più alcun senso. Questi adulti non riescono a insegnare un senso che loro per primi non hanno scoperto.
Insomma il vero problema non sono gli adolescenti ma i loro genitori?
Sì, tanto è vero che il fine ultimo di questa proposta è sgravare gli adulti dal problema dell’educazione. Non c’è nessun amore nei confronti di questi 15enni, si vuole soltanto offrire loro delle tecniche. A mancare ancora una volta è l’autorevolezza e la credibilità degli adulti.
Anche in Italia si sono avuti diversi campanelli d’allarme come il fenomeno delle “baby-squillo” e delle “ragazze-doccia”. Lei che cosa ne pensa?
Anche in questo caso il problema prima ancora che i ragazzi sono i loro genitori. Nella classe di mio figlio, che ha 13 anni, si è tenuta una lezione sull’utilizzo dei preservativi. Ho sollecitato l’intervento degli altri genitori, ma nessuno ha trovato nulla da ridire anzi erano ben contenti di demandare alla scuola il compito educativo.
Per quale motivo si sono tenute queste lezioni?
La cornice normativa che le ha permesse sono le linee guida del ministero per la diffusione della teoria del genere, le quali si basano appunto su una teoria illustrata come se fosse una scienza. Non sono però state sottoposte a nessun tipo di voto e si sta pensando di impugnarle. Così come è indispensabile rispettare i non credenti che non desiderano che i loro figli partecipino alle lezioni di religione, così anche i genitori credenti hanno ugualmente dei diritti.
Il problema non riguarda quindi solo l’Inghilterra?
Assolutamente no. E non è giusto che i genitori siano “espropriati” del compito educativo senza neanche chiedere loro un consenso.
Che idea si è fatta invece delle polemiche che hanno accompagnato la pubblicazione del libro “Sposati e sii sottomessa” in lingua spagnola?
Al fondo c’è il fatto che nessuno di quanti hanno protestato, per sua stessa ammissione, aveva letto il libro. A turbare molto è stata la parola “sottomessa”. Di sicuro c’è una forte resistenza culturale a tutto ciò che va contro l’autodeterminazione e la libertà senza vincoli. Comprendo la reazione di chi non ha il nostro retaggio culturale, meno gli insulti e l’aggressività.
Si è trattato solo di un malinteso o di una differenza culturale di fondo?
Il punto centrale del mio libro è che la dolcezza e la mitezza possono aiutare le coppie a uscire dalla logica del dominio, che sembra vincente nelle relazioni. Occorre uscire da una logica di potere, o nel migliore dei casi di contrattazione tra due poteri che si scontrano. Uscire da questa logica ed entrare in quella dell’accoglienza, dolcezza e mitezza può favorire un progresso che non è un ritorno al passato, ma una maturazione e un passo in avanti per le coppie e per le persone. Ritengo quindi che non si sia trattato soltanto di un malinteso sulla parola, ma di un modo completamente diverso di concepire i rapporti.

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