Ogni genitore cerca di preservare il proprio figlio dalle
brutture del mondo, tenta di proteggerlo e accudirlo per evitare qualsiasi
dispiacere. Attenzione però a non esagerare: la sindrome del cosiddetto “super
genitore” è in agguato.
Secondo un articolo pubblicato su Psychology Today a cura
della docente universitaria Suzanne Degges-White, i super genitori sono dei
genitori eccessivamente devoti, preoccupati e concentrati sui loro figli. In
pratica sono disposti a fare di tutto per loro, sono disponibili, efficienti e
perennemente generosi, ma questo atteggiamento crea non pochi danni
collaterali.
Finiscono infatti per diventare vittime dei loro bambini
che, abituati ad avere tutto e subito, non riescono a comprendere gli sforzi
che fanno per renderli felici. “Vi sentivate in colpa se dovevate restare una o
due ore lontano da lui? Vostro figlio piangeva e voi vi sentivate inadeguate se
non riuscivate a fermarlo? Vivevate le decisioni sull’accudimento con
apprensione come se fare una scelta piuttosto che l’altra potesse determinare
negativamente il futuro di vostro figlio?“, sono le domande che la
professoressa pone a tutte le mamme e i papà che temono di essere dei “super
genitori“.
Il cosiddetto over-parenting, ovvero la sindrome dell’eccesso
di cura, deriva dal fatto che i padri e le madri si sentono responsabili della
felicità dei figli ed è per questo che sono continuamente sull’attenti per
evitare che un qualsiasi evento possa minare la loro serenità. Questo eccesso
di attenzioni finisce per trasformarsi in sovraccudimento.
I genitori che vogliono combattere l’over-parenting devono
abbandonare l’idea di perfezione come modello genitoriale: l’importante è
essere buoni, cercando di avvicinare quanto più possibile alla realtà le aspettative
sul futuro dei propri figli, in maniera tale da provare meno ansia. Quello che
si fa per i bimbi non si trasforma automaticamente in amore, rispetto e
gratitudine, soprattutto durante l’adolescenza, quando si va naturalmente alla
ricerca della propria indipendenza.
Certo, il lavoro dei genitori ha un valore educativo,
affettivo ed emotivo unico ma è necessario non esagerare e non chiedere in modo
ossessivo che gli sforzi fatti vengano riconosciuti. Il segreto, dunque, è
osservare il proprio figlio, guidarlo qualora fosse in difficoltà e non di
intervenire di continuo. Solo in questo modo lo si aiuterà a raggiungere
l’autonomia decisionale.
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