Massimo Recalcati parla dell’impostura dell’empatia: molto spesso empatizzare con i figli significa convincerli, imporre loro la nostra visione del mondo. A suo parere, “il dono più alto della genitorialità sta nel riconoscere la differenza del figlio, la sua incomprensibilità, il suo segreto”. Per fare questo bisogna avere fiducia nel desiderio del figlio, lasciare che questo si rafforzi. I legami che durano nel tempo si fondano sull’incomprensibilità: io amo mio figlio, non perché mi assomiglia, ma perché lo vedo diverso da me. La parola del padre un tempo chiudeva i discorsi, ora ha perso potere. Prima i figli avevano il dubbio se i genitori li amassero abbastanza, ora il paradigma si è rovesciato: sono i genitori a non sapere se i figli li amano abbastanza. È il figlio a dettare legge alla famiglia con il suo dammi. Esordio della tragedia di Edipo: l’oracolo dice a Laio che il figlio lo ucciderà ed è quello che succede a tutti. Se il padre non sa donare al figlio il proprio tramonto si va incontro al disastro. I padri devono fare spazio alla vita dei figli. La parabola del figliol prodigo ci mostra un padre che sa tramontare, che sa lasciare andare il figlio e sa farlo tornare. Il figlio giusto è quello che sa essere erede: l’eredità non è fedeltà al passato, ma fare esperienza del mondo, del viaggio, diventare un figlio nuovo, giustamente eretico.
Massimo Recalcati è nato a Milano (1959). È membro analista dell’Associazione lacaniana italiana di psicoanalisi. Dirige l’IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata) e nel 2003 ha fondato Jonas Onlus (Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi). Scrive sul quotidiano “la Repubblica” e insegna all’Università di Pavia e di Verona. È autore di numerosi libri, tradotti in diverse lingue, tra cui Cosa resta del padre? (2011) e Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre (2013).Segreto del figlio (2017).
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