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lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

martedì 27 marzo 2018

ALESSANDRO D'AVENIA : Letteratura e storia ci mostrano che l’esistenza è posta sotto il segno dell’unicità della persona

Alessandro D'Avenia
Il Professor Alesandro D'Avenia ogni lunedì su "Corriere della Sera" si occupa "della cruenta e quotidiana battaglia tra attese e pretese degli adulti e corpi e anime di apparentemente irraggiungibili adolescenti". E lunedi 26 marzo il titolo dell'intervento era "Non farò mai l'insegnante": è tutto da leggere, ma noi abbiamo estratto la parte che riguarda l'unicità e preziosità della persona


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L'intervento completo  lo puoi leggere qui

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Guardate la vita contenuta nella vostra mano: le linee sul palmo e le impronte digitali con le quali il vostro cellulare vi riconosce, sono le stesse che avevate a neanche un mese dal vostro concepimento. Fu osservando al microscopio questi solchi, che a metà del secolo scorso Jerome Lejeune scoprì la causa genetica della sindrome di Down. Lo scienziato amava dire che già nello zigote, la cellula frutto dell’unione di spermatozoo e ovulo, era contenuta la profezia di una vita intera: il genoma, il corredo cromosomico per metà materno e per metà paterno, equivale a un libro inedito di oltre 3 miliardi di lettere scritto nel nucleo di una cellula di 0,1 millimetri. Un messaggio, unico e irripetibile, che si sviluppa e specifica gradualmente in un essere altrettanto unico e irripetibile, la cui vita cresce solo se ne viene curata e rispettata l’originalità. L’alternativa è infatti la morte fisica o spirituale, come mostrano le parole scelte da Vasilij Grossman all’inizio del suo capolavoro, «Vita e destino», per descrivere l’uniformità dei campi di concentramento: «La ferocia disumana dell’enorme lager si esprimeva nella regolarità perfetta. Le izbe russe sono milioni, ma non possono essercene — e non ce ne sono — due perfettamente identiche. Ciò che è vivo è irripetibile. Due uomini, due cespugli di rose selvatiche, non possono essere uguali. E dove la violenza cerca di cancellare varietà e differenze, la vita si spegne».
Jerome Lejeune

In modo diverso scienza, letteratura e storia ci mostrano che l’esistenza è posta sotto il segno dell’unicità e qualsiasi struttura umana ignori o annulli tale segno spegne la vita: per questo conformismo e totalitarismo sono gemelli, il primo costringe a fare ciò che gli altri fanno, il secondo ciò che gli altri vogliono. Sono disumani tutti i sistemi che ostacolano la pluralità necessaria per vivere la propria libera e autentica dimensione sociale, in cui ciascuno dà agli altri quello che è e riceve dagli altri quello che non è, come accade in un’orchestra, in una squadra, perché il timbro di ogni singolo strumento o il ruolo occupato in campo sono necessari all’armonia totale. Il nostro sistema scolastico tende a ignorare e persino ostacolare l’unicità, per questo spesso produce insegnanti e alunni frustrati. Che cosa avvelena un mestiere così bello e la naturale predisposizione dell’uomo alla conoscenza? Il fatto che docente e studente vengono inseriti in una catena di montaggio da cui escono sfiniti più che finiti, perché trattati da oggetti anonimi e non da soggetti di possibilità irripetibili.

 
Vasilij Grossman
Basta correggere i compiti degli studenti per scorgere una potenziale orchestra o squadra: la loro grafia in cerca di se stessa, ora illeggibile, ora elegante, è il segno evidente di un rapporto unico con la realtà. Stanno elaborando la loro presa di posizione di fronte al mondo, possibile solo grazie alla scoperta, conoscenza, accettazione della propria unicità. Per essere originali bisogna essere originari, questo vuol dire che nel periodo di formazione è fondamentale che gli educatori per primi siano consapevoli della propria unicità. Noi insegnanti siamo direttori d’orchestra o allenatori, abbiamo a che fare con vite irripetibili a cui affidare la sinfonia o la partita. Eppure nei nostri registri mancano spazi per descrivere i talenti di un ragazzo. I consigli di classe si riducono alla condivisione di voti e fatti spiacevoli di condotta. Se un ragazzo assistesse al momento in cui parliamo di lui durante un consiglio, che cosa scoprirebbe di sé? Si sentirebbe riconosciuto, tra punti forti e deboli, come portatore unico di qualcosa di nuovo? I collegi docenti diventano spesso dibattiti burocratici più che educativi. Negli scorsi anni abbiamo dovuto seguire corsi sulla sicurezza, e mi sembra opportuno, ma io vorrei essere obbligato anche a formarmi su come si scoprono i talenti dei ragazzi, sul mondo del lavoro di oggi e di domani, per orientarli in un presente che sta subendo una trasformazione senza precedenti. Quando sento dire, da chi in classe non entra, che l’uso del cellulare in aula è un toccasana per l’apprendimento ho la conferma dell’assenza di un progetto adeguato alle esigenze reali degli studenti, a cui invece servirebbe imparare come funzionano i linguaggi di programmazione che permettono alle app di funzionare, agli algoritmi di profilarci, proprio grazie a quel cellulare. Un sistema che non valorizza i docenti si merita una scuola che spegne la vita e che, invece di affrontare il mondo, lo ignora o vi si adegua.

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