Oggi torniamo a parlare del film "Wonder" con un articolo pubblicato nel blog AlleyOop de "Il Sole 24 ore"
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"Quando
ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile,
scegli di essere gentile”.
E’ una
frase del Dr Wayne W. Dyer, uno psicoterapeuta americano, che continua a
ritornarmi in mente, da quando l’ho sentita recentemente nel film “Wonder”.
Scegli di essere gentile. Ne è convinto anche August, il bambino protagonista, affetto da una grave patologia congenita, costretto a subire decine di operazioni e a convivere con un aspetto fisico considerato “non normale”. La famiglia vive con ansia l’inserimento del proprio figlio al primo anno di scuola media, col conseguente dramma, che coinvolge tutti i componenti, della difficoltà di trovare inclusione e accoglienza da parte del gruppo dei coetanei.
Scegli di essere gentile. Ne è convinto anche August, il bambino protagonista, affetto da una grave patologia congenita, costretto a subire decine di operazioni e a convivere con un aspetto fisico considerato “non normale”. La famiglia vive con ansia l’inserimento del proprio figlio al primo anno di scuola media, col conseguente dramma, che coinvolge tutti i componenti, della difficoltà di trovare inclusione e accoglienza da parte del gruppo dei coetanei.
Ma
cosa è la gentilezza? E a cosa serve? Secondo il dizionario Treccani la
gentilezza è un insieme di atti,
espressioni, gesti di amabilità, garbo e cortesia ed è l’opposto
dell’insolenza, della prepotenza, dell’impertinenza. Chi è gentile, insomma,
mette in atto una serie di comportamenti, nei confronti degli altri che hanno
alla base dei sentimenti importanti, come l’altruismo, l’onestà, la generosità
e l’empatia. Si parla, oggi, moltissimo di bullismo, di cyber-bullismo e di
violenza verbale, oltre che fisica, messi in atto da ragazzini anche di scuola
primaria (quindi davvero molto piccoli) nei confronti di coetanei definiti
“deboli” o “diversi”, che diventano vittime, spesso silenziose di questo
meccanismo pericoloso. Il web rappresenta un mezzo affascinante, e allo stesso
tempo subdolo, perché l’insulto, la diffamazione, la calunnia, la “presa in
giro” assumono un aspetto più ampio e difficile da arginare.
Certamente
le scuole si stanno attrezzando per conoscere, innanzitutto, questi nuovi
fenomeni sociali e per porvi rimedio o, quanto meno, per non trascurare quei
segni anticipatori, quelle avvisaglie che possono nascere silenziose tra i
banchi e in rete. Guardando il film Wonder, ho capito che abbiamo un’altra
possibilità, che può sembrare scontata, ma non lo è affatto: il potere della
gentilezza.
Ecco,
tra le varie possibilità di prevenzione di questi fenomeni, esiste proprio
l’educazione alla gentilezza, a quegli atti di cortesia incondizionati, che
rendono i rapporti autentici, alla pari, inclusivi. Si può e si deve credere
nel potere della gentilezza come arma contro l’ostilità, la discriminazione,
l’esclusione, partendo dalla prima infanzia. Non solo le scuole, ma anche le
famiglie devono assumersi il dovere di curare in modo particolare l’aspetto
affettivo dei bambini, stimolando attraverso l’esempio e attraverso specifiche
pratiche educative quotidiane, la propensione all’ascolto, all’aiuto reciproco,
alla comprensione dei sentimenti, all’accoglienza delle differenze.
In
classe capita ogni giorno l’occasione di educare alla gentilezza: è un lavoro
sotterraneo, spesso invisibile, che va di pari passo con l’aspetto didattico.
Potenziare l’empatia e avviare alla gentilezza lo si può fare sempre; ad
esempio, insegnando ai bambini a lavorare in gruppo, rispettando le idee di
ciascuno, oppure attraverso dei giochi guidati in cui ci sia anche la
possibilità di prendersi per mano, di fare una carezza al compagno, di
abbracciarlo. Ogni giorno bisogna porre un’attenzione speciale alle parole che
usiamo con i bambini, al modo in cui noi ci rapportiamo a loro perché dalla
capacità di empatia dell’insegnante derivano atti di gentilezza contagiosi, che
coinvolgono l’intera classe.
I
piccoli alunni cominciano il loro personale percorso di crescita, sia fisica,
che morale, emotiva e psicologica. Ogni tassello che poniamo sul cammino,
diventa importante perché confluisce nella memoria affettiva, che porterà
ciascuno a compiere delle scelte, a prendere delle decisioni, a relazionarsi.
Allora, davvero conterà per loro “avere ragione”? Oppure sarà sempre più
importante “essere gentili”? La risposta dipende da noi adulti, da come
decidiamo di educarli, dall’esempio che riusciamo a dare loro, dal modo in cui
siamo capaci di provare empatia, di vivere le differenze come un dono.
Proviamoci. Proprio come il piccolo August. Nonostante la sua sofferenza, ha
sempre scelto di mettere in atto la gentilezza che, più di ogni altra cosa, gli
è servita per creare il suo posto nel mondo, oltrepassando gli sguardi che lo
fissavano, le parole che lo ferivano. La forza della gentilezza, che partiva
innanzitutto dalla sua famiglia, gli ha permesso di sviluppare la resilienza e
di superare le avversità, riuscendo ad essere finalmente felice.
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