Ripubblichiamo qui l'editoriale di Gian Antonio Stella pubblicato su Corriere della Sera del 3 gennaio 2018 che propone una riflessione sulle modalità educative che spempre più spesso nascondono la realtà.
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Tiravano su i ragazzi
guardando la realtà in faccia. Come Alberto Manzi che, per conquistare i 94
alunni della sua classe, in un riformatorio, sfidò a pugni il più strafottente:
chi vinceva comandava
di Gian Antonio Stella
Ma che maestri hanno, a volte, i nostri scolaretti? Di qua
una che, come ricordava ieri Claudio Magris «ha sostituito Gesù con Perù» in
una canzoncina «per non offendere alunni di altre religioni, soprattutto
musulmani». Una «sciocchezza» nei confronti degli stessi islamici con l’idea
«che possano sentirsi offesi da una canzone cristiana di Natale in un Paese di
cultura cristiana». Di là un maestro della Carnia che, ha scritto su La Nuova
Venezia Giovanni Cagnassi, ha inviato una lettera preoccupatissima ai
responsabili di una mostra sull’antico Egitto a Jesolo lido. I suoi nipoti,
spiegava, ci erano andati in visita e al rientro «il più piccolo di 9 anni ha
disegnato un antico egizio con il fallo eretto spiegandomi che lo aveva visto
in una teca. Per questo come insegnante vi chiedo di coprire o togliere la
statuetta in questione dalla visione dei miei alunni, suoi coetanei, quando
parteciperanno alla visita scolastica prenotata da tempo».
La statua «itifallica» del dio Min del terzo secolo avanti
Cristo è una testimonianza preziosa che dà lustro all’esposizione «Egitto. Dei,
Faraoni, Uomini» e richiama un’antichissima devozione agli dei e alle dee della
fertilità radicata in tutti i continenti? Non importa: «Non posso esimermi come
educatore dall’interrogarmi se sia prematuro mostrare simili rappresentazioni
della corporeità umana in palese esibizione erotica». O la statuina viene
quindi «mutandata» (nella scia del «Braghettone» che coprì le pudenda
michelangiolesche nella Cappella Sistina) o lui non ci porterà i suoi alunni.
Scusate: era così difficile usare di qua il Natale e di là la mostra per
spiegare «prima» ai bambini perché gli italiani sono affezionati al bambin Gesù
e perché l’antichità è piena di statuine dedicate alla fertilità? Aridateci i
maestri d’una volta. Che tiravan su i ragazzi guardando la realtà in faccia.
Come Alberto Manzi che, per conquistare i 94 alunni (novantaquattro: dai 9 ai
17 anni!) della sua classe, in un riformatorio, sfidò a pugni il più
strafottente: chi vinceva comandava. O il supplente de «il Cuore» di De Amicis che
alla parola «ciechi» prese tutti di petto: «Ma capite bene il significato di
quella parola? Pensateci un poco. Ciechi! Non veder nulla, mai! Non distinguere
il giorno dalla notte, non veder né il cielo né il sole né i propri parenti,
nulla di tutto quello che s’ha intorno e che si tocca; essere immersi in una
oscurità perpetua…». E i ragazzi, statene certi, venivano su più diritti.
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