"Trattate le persone come se fossero
ciò che dovrebbero essere
ciò che dovrebbero essere
e aiutatele a diventare ciò che sono capaci di essere"
(J.W. von Goethe)
E' difficile pensare che questa frase sia il centro della riflessione del Dott. Viktor Frankl, riflessione di grande utilità per ogni educatore: E' difficile pensarlo in ragione delle vicende umane che il Dott. Frankl ha vissuto, da cui è comunque uscito con una grande fiducia nell'uomo
Chi è Viktor Frankl: nato a Vienna nel 1905 in una
famiglia ebrea benestante e secondo di tre fratelli, fu educato dal padre
Gabriel con un forte senso di giustizia ed equità. Laureatosi, approfondisce la
sua formazione neurologica e dirige il "padiglione delle suicide"
nell'ospedale psichiatrico Am Steinhof, dove apre anche un suo studio privato.
Ma l'annessione dell'Austria alla Germania, avvenuta nel 1938, ed il successivo
ingresso delle truppe naziste a Vienna, fa cambiare radicalmente radicalmente
la vita del Dott. Frankle. Impossibilitato alla fuga, decide di trasferirsi nel
reparto di neurologia del Rothschildspital, dal quale è in grado di ostacolare,
insieme a Potzl, il programma di eutanasia dei pazienti psichiatrici di Hitler.
Nel 1941 ottiene il tanto desiderato visto per l'espatrio, ma piuttosto che
fuggire da solo negli Stati Uniti decide di restare con i suoi genitori in
Austria e dove sposa un'infermiera di nome Tilly Grosser. Nel 1942, poco dopo
la loro unione, Frankl venne deportato, insieme a tutti i suoi familiari, prima
nel lager di Theresienstadt e successivamente ad Auschwitz. Da qui egli viene
poi trasferito a Kaufering III, e infine a Turkheim.
La sua esperienza nei lager nazisti fu terribile e
viene anche colpito dal tifo petecchiale che lo riduce in fin di vita. Proprio
durante questa esperienza, nasce la sua intuizione ritenuta più significativa:
l'importanza della ricerca di senso nel proprio vissuto, che definisce "autotrascendenza",
ossia l'orientamento dell'esistenza umana al di la di sé, verso qualcosa che
non è se stessa; i prigionieri che avevano più possibilità di sopravvivere
erano quelli che si orientavano verso il futuro, verso un senso che avrebbe
trovato realizzazione nel futuro. Per quanto riguarda Frankl, due erano i
desideri che aveva: il primo era quello di pubblicare il manoscritto perduto ad
Auschwitz Arztliche Seelsorge ed il secondo era di riabbracciare l'amata Tilly,
che aveva deciso di seguirlo in quello che credeva un campo di lavoro chiedendo
esplicitamente di essere deportata con lui. Per quanto riguarda la sua
famiglia, il padre Gabriel muore tra le sue braccia, e Viktor non riceve
notizie della madre Else e della moglie fino alla metà del 1945, dato che era
stato separato da loro durante la deportazione. Dopo lunghe ricerche apprende
della scomparsa di entrambe, a cui si aggiunge quella del fratello Walter.
Queste notizie lo provano profondamente.
Dopo la liberazione, Frankl ritorna a Vienna, dove
diventa primario del policlinico neurologico, mantenendo la carica per 25 anni.
Nell'aprile del 1945, appena rientrato a Vienna, Frankl scrisse in solo 9
giorni "Ein Psychologe erlebt das Konzentrationslager", ovvero
"Uno psicologo nei lager", raccontando la sua deportazione e le
crudeltà subìte, ma anche le sue osservazioni sulla forza di volontà dimostrata
da coloro che erano riusciti a trovare un senso alla loro esistenza. La prima
edizione venne pubblicata nella primavera del 1946 in forma anonima e non ebbe
successo. La seconda edizione firmata da Frankl e intitolata "Dire sì alla
vita, nonostante tutto. Uno psicologo nei lager" è diventato un saggio che
ha venduto 10 milioni di copie e tradotto in 33 lingue. A queste prime
pubblicazioni ne succederanno molte altre. Al periodo 1945-1949 risalgono le
pubblicazioni che costituiscono le basi dell'analisi esistenziale e della
logoterapia di cui Frankl è il fondatore. Avviene dunque quella che egli definì
la "svolta copernicana", sia per ciò che concerne la psicoanalisi,
che nella sua stessa vita: prendere consapevolezza di come la motivazione
principale dell'uomo non sia il principio del piacere (Freud), né la volontà di
potenza (Adler), bensì la volontà di significato, il desiderio di trovare un
senso, uno scopo per la propria vita. Vivere significa prendersi la
responsabilità di rispondere esattamente ai problemi che l'uomo si trova di
fronte e di adempiere ai compiti che la vita pone al singolo.
Nel luglio del 1947 si sposa con Eleonore Schwindt,
e divulga il suo pensiero in numerose conferenze in Austria e all'estero,
principalmente negli Stati Uniti. Un significativo riconoscimento
dell'importanza della sua tecnica terapeutica arriva nel 1970, a San Diego dove
nasce il primo "Istituto di Logoterapia". Viene invitato anche in
trasmissioni radiofoniche, e pubblica oltre 600 articoli che costituiscono,
insieme ai pensieri espressi nei contatti epistolari mantenuti con i familiari
ancora in vita, una sintesi della sua concezione della psicoterapia. Il suo
impegno continua fino al 1996 quando tiene la sua ultima conferenza a Vienna,
nonostante i gravi problemi derivanti da una malattia progressiva agli occhi.
Vive la sua vecchiaia serenamente convinto che “si matura nella stessa misura
in cui si invecchia” finché la morte lo raggiunge nella sua città natale nel
settembre dell'anno successivo.
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