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testo

“Noi socialisti dobbiamo essere propugnatori della scuola libera,

lasciata all’iniziativa privata e ai comuni.

La libertà nella scuola è possibile solo se la scuola

è indipendente dal controllo dello Stato”

Antonio Gramsci, Grido del Popolo, 1918

sabato 16 dicembre 2017

La grammatica della coerenza, per non andare mai controcuore

Pubblichiamo oggi un interessante spunto di riflessione sulla coerenza come elemento importante nell'educazione dei figli. L'articolo è tratto da portalebambini.it dove è possibile leggerlo interamente.




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Nella società dell’apparire, delle fanfare sul web, dell’esultanza per un paio di like in più o per la gente che parla di noi, nel bene o nel male, ci stiamo perdendo la grammatica della coerenza. Quelle poche, semplici indicazioni che vogliono soltanto portarci a “sentire” di nuovo, sentire forte. Non travolti dalla ridondanza, non oppressi dall’esteriorità.
Riscoprire il senso più vero delle parole significa dar loro il giusto peso. Vuol dire pronunciarle dopo averle ponderate, viverle senza soccombere, lasciarle andare senza che siano intrise di pregiudizio o di falsità.
Non mostriamoci diversi da quello che siamo, la grammatica della coerenza serve proprio a questo. A testimoniare genuinità, cura, rispetto e, soprattutto, verità. Non fingiamoci altro, non cediamo alle frasi di comodo, le più semplici.

AI BAMBINI BISOGNA DIRE LA VERITÀ

Perché non partiamo da noi stessi, imparando a cancellare i filtri che ci caliamo addosso per apparire diversi, per non essere davvero noi? Perché smettiamo di raccontarci bugie?
Non possiamo formare gli uomini e le donne del domani, i piccoli di oggi, se non gli permettiamo di vedere la nostra anima. Basta allora fingere di stare sempre bene, di essere sempre perfetti. Impariamo ad essere coerenti, a dichiarare le nostre imperfezioni.
Che significa tutto questo? Vuol dire, semplicemente, che parliamo troppo e sentiamo troppo poco. No, badate bene, non abbiamo scritto “ascoltiamo”, ma “sentiamo”. Il che significa che pronunciamo parole, ma spesso la loro vera essenza si perde.
Non possiamo insegnare ai bambini a seguirci a testa alta, come l’ochetta Martina che trotterellava dietro a Konrad Lorenz, se non curiamo la nostra coscienza, ardua operazione che richiede il coraggio di andare contro corrente e di non aver paura di fronte alla salita.
In chiusura, riprediamo l’ultimo paragrafo del prezioso contributo di Paolo Mai:
  • “Curare le virtu’ è un processo lungo, ascoltare il cuore costa fatica e allora nell’attesa cominciamo col dare il giusto significato ai detti e alle parole.
  • “Studium” significa ,si, applicarsi ma anche meravigliarsi e appassionarsi.
  • “Scholè” significa ozio, tempo libero, magari da dedicare a ciò che ci appassiona.
  • “Ripetere”non significa ridire ciò che ha detto un altro ma domandare piu’ volte.
  • “Aula”deriva dal greco aulè che significa luogo libero, arioso”.
Tutto questo va riscoperto, coerenza significa anche restare ancorati al valore più vero delle cose. Quello che nessun social, chat o foto filtrata potranno rendere virale o travisare.

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