Pubblichiamo una sintesi dell'intervista allo psichiatra Paolo Crepet in occasione della presentazione del suo nuovo libro tenutasi a Modena nei giorni scorsi
L'intervista completa è leggibile su
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Non usa mezzi termini lo psichiatra Paolo Crepet, durante la presentazione del suo ultimo libro intitolato “Il coraggio”, edito da Mondadori, per descrivere la gravissima situazione in cui versano le più giovani generazioni.
Il coraggio è quello che tutti, genitori e insegnanti dovrebbero oggi avere, quello di credere in sé stessi, nei propri figli e nei propri allievi, il coraggio che devono insegnare loro per superare le difficoltà di ogni giorno fuori e dentro la scuola, per affermare le proprie idee e le proprie vocazioni, la propria libertà e autonomia, per non rinunciare ai propri sogni e costruire la giusta dose di autostima.
Perché coraggio significa agire sapendo che la propria fiducia nel successo è molto più forte della paura del fallimento. Un insegnamento importante per tutti coloro che hanno a cuore il proprio ruolo di adulti e il destino degli adulti di domani. E invece? “Ho scritto questo libro – spiega Crepet al folto pubblico accorso ad ascoltarlo ieri a Modena – perché sono molto preoccupato. Seriamente preoccupato di questo mondo, di questa terra. Basta andare indietro di una generazione e mezza: pensare al coraggio delle donne e degli uomini che sono riusciti a tirar su l’Italia e le aziende, quando al mercato nero non c’erano nemmeno le patate. Ora che ci siamo riempiti lo stomaco di tortellini le cose sono cambiate.
A un certo punto si è cominciato a pensare che andava bene cosi, che è meglio sdraiarsi e vedere sdraiati i figli sul divano, tanto abbiamo tutto il necessario”. E’ cambiata l’educazione. “Una volta c’erano i genitori inflessibili ed erano diffuse le sberle anche quelle preventive, io stesso ne presi una bella collezione, poi s’è fatta largo una melassa, un’educazione liquida basata sul fà come ti pare, sul se lo fai, bene, altrimenti è uguale”. Crepet sa di toccare le corde delle centinaia di persone che affollano il Forum Monzani di Modena, pieno all’inverosimile com’è facile che succeda ogni volta che ad affacciarsi sulla scena pubblica è uno psichiatra. Roba da preoccuparsi sul serio. Succede oggi e tante altre volte con Crepet, succede con Vittorino Andreoli. La collettività sembra ormai psichicamente ammalata, “milioni di persone si alzano al mattino prendendo l’antidepressivo”, racconta Crepet, “e vanno a letto con le benzodazepine”. Sa di toccare le corde e va sul sicuro, lo psichiatra.
Come un pugile, riempe di montanti l’avversario ma l’avversario applaude, quasi voglia sentirsi dire le cose che sa già per poterle metabolizzare e dimenticare. I pazienti non vogliono cambiare, dirà più avanti lo psichiatra, “sono venuto qui da lei solo per sfogarmi, cambiare la mia vita è faticoso, mi dicono i pazienti quasi sempre”. E lui insiste: ma se voi sapete che ho ragione io e cioè che la Costituzione obbliga sì i genitori a mantenere in vita i figli ma non li obbliga certo a regalare tutte quelle cose che ora invece vi apprestate a regalare a Natale, né li obbliga a dare i soldi al figliuolo per andare a Ibiza con gli amici mononeuronici come lui, o per ubbriacarsi di spritz la sera fino a finire al pronto soccorso, né la Costituzione vieta ai genitori di togliere il telefonino e internet quando non c’è reciprocità, e allora perché continuate a fare tutte queste cose? Io faccio una cosa per il ragazzo solo se il ragazzo fa qualcosa per sè.
Altrimenti, cari signori, è come insegnare che nella vita tutto si può pretendere e nulla si deve dare”. Applausi. Il pugile colpisce, il pubblico applaude. “Se i vostri genitori vi hanno insegnato questo, per l’amor di Dio rispondete a questa domanda: come mai avete smesso di farlo con i vostri figli? Siete sul serio contenti di finanziare gli spritz e la marijuana ai vostri figli? Non sappiamo fare altro? Paghiamo perché camminino a quattro zampe, perché arrivino in coma etilico al pronto soccorso? Vogliamo questo? Il coraggio è quello di togliere, non quello di aggiungere”. Togliere, il nuovo verbo di una possibile rivoluzione culturale e antropologica. “Se a un ragazzino dài tutto, gli hai fatto un danno gravissimo, gli hai tolto il desiderio. Come fai a desiderare quello che hai? Come fai a non crescere depresso? La vita va scoperta. I bambini e i ragazzi sono iperprotetti, e invece devono sperimentare il dolore, le cadute, le delusioni, le frutrazioni”.
Il coraggio è quello che tutti, genitori e insegnanti dovrebbero oggi avere, quello di credere in sé stessi, nei propri figli e nei propri allievi, il coraggio che devono insegnare loro per superare le difficoltà di ogni giorno fuori e dentro la scuola, per affermare le proprie idee e le proprie vocazioni, la propria libertà e autonomia, per non rinunciare ai propri sogni e costruire la giusta dose di autostima.
Perché coraggio significa agire sapendo che la propria fiducia nel successo è molto più forte della paura del fallimento. Un insegnamento importante per tutti coloro che hanno a cuore il proprio ruolo di adulti e il destino degli adulti di domani. E invece? “Ho scritto questo libro – spiega Crepet al folto pubblico accorso ad ascoltarlo ieri a Modena – perché sono molto preoccupato. Seriamente preoccupato di questo mondo, di questa terra. Basta andare indietro di una generazione e mezza: pensare al coraggio delle donne e degli uomini che sono riusciti a tirar su l’Italia e le aziende, quando al mercato nero non c’erano nemmeno le patate. Ora che ci siamo riempiti lo stomaco di tortellini le cose sono cambiate.
A un certo punto si è cominciato a pensare che andava bene cosi, che è meglio sdraiarsi e vedere sdraiati i figli sul divano, tanto abbiamo tutto il necessario”. E’ cambiata l’educazione. “Una volta c’erano i genitori inflessibili ed erano diffuse le sberle anche quelle preventive, io stesso ne presi una bella collezione, poi s’è fatta largo una melassa, un’educazione liquida basata sul fà come ti pare, sul se lo fai, bene, altrimenti è uguale”. Crepet sa di toccare le corde delle centinaia di persone che affollano il Forum Monzani di Modena, pieno all’inverosimile com’è facile che succeda ogni volta che ad affacciarsi sulla scena pubblica è uno psichiatra. Roba da preoccuparsi sul serio. Succede oggi e tante altre volte con Crepet, succede con Vittorino Andreoli. La collettività sembra ormai psichicamente ammalata, “milioni di persone si alzano al mattino prendendo l’antidepressivo”, racconta Crepet, “e vanno a letto con le benzodazepine”. Sa di toccare le corde e va sul sicuro, lo psichiatra.
Come un pugile, riempe di montanti l’avversario ma l’avversario applaude, quasi voglia sentirsi dire le cose che sa già per poterle metabolizzare e dimenticare. I pazienti non vogliono cambiare, dirà più avanti lo psichiatra, “sono venuto qui da lei solo per sfogarmi, cambiare la mia vita è faticoso, mi dicono i pazienti quasi sempre”. E lui insiste: ma se voi sapete che ho ragione io e cioè che la Costituzione obbliga sì i genitori a mantenere in vita i figli ma non li obbliga certo a regalare tutte quelle cose che ora invece vi apprestate a regalare a Natale, né li obbliga a dare i soldi al figliuolo per andare a Ibiza con gli amici mononeuronici come lui, o per ubbriacarsi di spritz la sera fino a finire al pronto soccorso, né la Costituzione vieta ai genitori di togliere il telefonino e internet quando non c’è reciprocità, e allora perché continuate a fare tutte queste cose? Io faccio una cosa per il ragazzo solo se il ragazzo fa qualcosa per sè.
Altrimenti, cari signori, è come insegnare che nella vita tutto si può pretendere e nulla si deve dare”. Applausi. Il pugile colpisce, il pubblico applaude. “Se i vostri genitori vi hanno insegnato questo, per l’amor di Dio rispondete a questa domanda: come mai avete smesso di farlo con i vostri figli? Siete sul serio contenti di finanziare gli spritz e la marijuana ai vostri figli? Non sappiamo fare altro? Paghiamo perché camminino a quattro zampe, perché arrivino in coma etilico al pronto soccorso? Vogliamo questo? Il coraggio è quello di togliere, non quello di aggiungere”. Togliere, il nuovo verbo di una possibile rivoluzione culturale e antropologica. “Se a un ragazzino dài tutto, gli hai fatto un danno gravissimo, gli hai tolto il desiderio. Come fai a desiderare quello che hai? Come fai a non crescere depresso? La vita va scoperta. I bambini e i ragazzi sono iperprotetti, e invece devono sperimentare il dolore, le cadute, le delusioni, le frutrazioni”.
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