E COSÌ VORRESTI FARE L’INSEGNANTE
(una cover di "E così vorresti fare lo scrittore" di Charles Bukowski)
di Enrico Galiano, professore di scuola secondaria inferiore
Se lo fai per i soldi, non farlo.
Anche perché saresti abbastanza fesso, vista la busta paga media.
Se lo fai per avere un posto fisso e un lavoro sicuro, lascia perdere: dopo
due giorni rimpiangeresti di non aver chiamato per quell’annuncio come
animatore in quel villaggio turistico.
Se sei di quelli che “I giovani d’oggi sono tutti dei rammolliti” e
“Non hanno voglia di far niente” e “Una volta qui era tutta campagna”, lascia
che ti dica una cosa: non fa per te.
Se quando vedi un ragazzino un po’ timido, un po’ in disparte, un po’
sfiduciato, non ti viene l’istinto di andare lì ad abbracciarlo, a dirgli “Dai,
proviamoci insieme”, è meglio se ti trovi qualcos’altro.
Se lo fai per i due mesi di vacanza, trova un altro lavoro che te ne
dia altrettanti, ma non questo: ad ogni giugno sentirai di aver bisogno di
almeno il doppio del tempo per riprenderti.
Se non ti nasce dentro come un ruggito, se non ti spuntano le branchie
a stare in mezzo a quegli oceani di sguardi paure desideri orrore e voglia di
spaccare il mondo che sono gli occhi di un adolescente, scusa ma non è roba per
te.
Se non ci credi tu per primo, che qualcosa possa cambiare, se sei di
quelli ormai rassegnati se nemmeno leggi più il giornale perché ogni giorno ti
sembra uguale davvero non lo fare.
Se poi lo fai perché hai studiato e non hai trovato altro, assolutamente,
davvero assolutamente no.
Questo non è un lavoro che fai quando non c’è altro.
Lo fai quando non c’è altro che vorresti mai fare.
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