“Spiegatemi perché a scuola si debba formare solo la mente e non il
cuore. Perché questa riduzione? ... E’ autentica quell’educazione che trascura
la consapevolezza di sé, l’empatia, la solidarietà ? ... Perché queste emozioni
sono assenti nella formazione scolastica? Perché non sono previste dai
programmi e dai curricoli? Perché? Alcuni
rispondono: La scuola
non si deve
interessare di queste
cose. Perché non se ne deve
interessare? Non serve l’educazione alla
solidarietà? Dite di no? Allora questa
vostra scuola non serve. Non serve alla vita. Questa vostra scuola è inutile”.
Mario Polito, pedagogista, psicoterapeuta, autore di manuali e programmi di formazione preziosi per docenti e studenti, da anni
impegnato a favore
di una scuola
attenta all’educazione e
al servizio dell’uomo, abbandona
il consueto tono pacato e sorridente: la passione, gli ideali, incontaminati
nel tempo, lo accendono
ad una sventagliata
sferzante sul preoccupante
vuoto emotivo e
morale della società odierna,
in cui regna
l’inerzia. L’autore vede
nella povertà di
attenzione alle emozioni
il nodo del disagio,
delle sofferenze e
delle ingiustizie.
“Qual
è il costo
di un’insufficiente intelligenza emotiva? Qual
è il costo
dell’autostima ferita, dell’identità
personale frantumata? Qual è il
costo dell’incomprensione e della diffidenza reciproca? Quali sono le
conseguenze? Possiamo fare qualcosa per evitare
tutta questa sofferenza
assurda e inutile? La
risposta è Sì.
Educare il cuore
dei nostri figli
e dei nostri studenti“.
Il suo
progetto educativo “Educare il cuore”
è una sfida
ideologica e metodologica,
per ridare priorità e
centralità alle emozioni
nell’educazione e nella
scuola come via
per garantire autentico apprendimento, benessere e solidarietà, suscitando responsabilità e
senso morale per
ideali di elevato vigore, al fine
di generare relazioni costruttive. Il testo inizia con il presentarci le
numerose motivazioni che rendono oggi
necessaria l’educazione emozionale: gestire conflitti, incomprensioni,
situazioni di tensione, sovraccarico, stress emotivo. Le emozioni sono alla
base della motivazione e del coinvolgimento personale, così come la causa di
blocchi e difficoltà di apprendimento.
“Le emozioni sono importanti per tutta la vita, perché danno orientamento,
gusto, forza vitale alle proprie azioni e progetti”. L’autore osserva che la
scuola deve ampliare il suo panorama formativo e non ridursi alla sola
trasmissione di contenuti disciplinari.
“Dobbiamo offrire
agli studenti strategie
per costruirsi una
vita migliore, affrontare
le situazioni difficili, stare
bene con gli altri” Il suo progetto
di educazione nasce
proprio dalla constatazione
della necessità di
sopperire all’analfabetismo
emotivo , alla
progressiva
disumanizzazione, che contraddistingue la
società odierna.
Il tono a questo proposito diventa drammatico, infatti
l’autore mostra una
forte partecipazione al malessere
e alla deriva morale imperante, in cui
riconosce una nuova categoria di povertà
: la “miseria emotiva relazionale”, resa evidente dal vuoto comunicativo,
dall’incapacità di riconoscere le
proprie emozioni e
quelle altrui ed esprimerle,
dall’assenza di empatia,
che si accompagna a
incontinenza emotiva e
pulsionale, a debole
presenza di regole
di autocontrollo, di codici morali condivisi e rispettati. Il
consumismo imperante “non è solo un fatto commerciale, ma è un atteggiamento
che intreccia emozioni, valori, desideri, aspettative”, corrompendo
l’intelligenza emotiva, distorcendo il rapporto con la realtà, vista come bene da consumare, cui si accompagnano
atteggiamenti edonisti e la perdita
di aspirazioni formative e di slancio
ideale
L’apprendimento è un’esperienza
emotiva; le emozioni
positive, attraverso il
coinvolgimento, l’entusiasmo,
la gioia della
competenza raggiunta, la crescita
dell’autostima che alimenta
nuovo desiderio di apprendere, lo facilitano e rafforzano; le emozioni
negative, legate a sfiducia, senso di emarginazione, incapacità, distruttività,
che turbano l’attività mentale, lo compromettono. “La
chiave dell’intelligenza è
depositata nel cuore.”
C’è una priorità
emotiva sulla dimensione cognitiva e i contenuti
disciplinari viaggiano bene solo su un percorso emotivo.
“Quanto ami le cose
che studi? Poco? E allora le impari poco. Più le ami, più le impari”. Ecco,
entra in scena l’amore. E con esso, la riflessione sulla funzione pedagogica,
eminentemente affettiva, in cui lo studente trova forza, fiducia,
stima, coraggio per
affrontare l’avventura della
conoscenza e per
non abbattersi di fronte
alle difficoltà nella
figura dell’adulto educatore,
che ama e
ha a cuore
la sua auto realizzazione. Emerge
un tema assai
caro all’Autore :
il benessere emotivo
nel gruppo classe,
la necessità di svilupparlo e tutelarlo con attenzione, attraverso la
cura di un clima di classe positivo, partecipe, solidale, alla cui costruzione,
nel rispetto delle regole condivise, sono tenuti a collaborare gli studenti
giorno per giorno,
imparando così la
responsabilità reciproca, l’altruismo,
in un ambiente attento
alle risorse e
alla valorizzazione di
ciascuno.
Fiorisce così
il senso etico,
e si trasmette l’amore
pedagogico, nutrito dell’interesse formativo per ogni alunno, che in pratica
spinge l’educatore a trovare
tutte le strategie
per opportunamente agganciare
e motivare, prima
sul piano personale affettivo e
poi sui contenuti tutti i suoi studenti, in particolare quelli difficili, che
la scuola selettiva trascura, stigmatizza e perde. Un buon insegnante,
sottolinea con vigore l’Autore, sulla scorta degli insegnamenti di Don Milani,
ama la crescita e l’autorealizzazione dei propri studenti, ama la sua materia e
la fa amare, riempie di emozioni
positive i contenuti,
animandoli di passione
e trasmettendo entusiasmo.
E’ accogliente e sa
comprendere e incoraggiare
nelle difficoltà.
Confronta
ciascuno con i
propri talenti, e
valuta in ciascuno l’intreccio
fra apprendimento, emozioni,
motivazione, progresso personale.
Infonde forza e passione per gli
ideali, valorizzando il coraggio, l’empatia, l’altruismo, l’amore per la
ricerca, per il bene dell’umanità
anche attraverso il
proprio impegno, slancio,
sacrificio. L’Autore si
spinge a evocare un rifiorire dei
comportamenti eroici “Oggi i veri eroi sono le persone giuste e le persone di cuore”. Non
si tratta di
essere illusi, si
tratta di scegliere.
E alle obiezioni dei numerosi insegnanti scoraggiati,
delusi, stanchi, disincantati,
risponde utilizzando un
proverbio popolare: “Se il tuo progetto
riguarda un anno,
pianta il grano.
Se il tuo
progetto riguarda dieci
anni, pianta un albero. Se
il tuo progetto
riguarda cento anni,
istruisci il popolo”. rio
Polito Mario, Educare il cuore, La Meridiana, 2005